Care sorelle e fratelli, questa solenne celebrazione nella quale benediremo e consacreremo i sacri olii è anche quella in cui tutto il presbiterio si ritrova, senza dimenticare tutti i confratelli vescovi, sacerdoti, diaconi che non possono essere presenti.
Care sorelle e fratelli, prendendo parola dopo il gesto di aver lavato i piedi ai suoi, Gesù dice: “vi ho dato l’esempio”. Vogliamo allora raccogliere questo esempio perché ci viene consegnato come gesto che rappresenta la sua stessa vita, il suo stile di vita.
Care sorelle e fratelli, è sempre impressionante l’annuncio del Vangelo della passione e morte di Gesù. Sono infinite le storie di passione e morte che non verranno mai raccontate, perché si infilano nelle pieghe più nascoste della vita degli uomini.
Celebriamo la festa del patrono S. Alessandro, nell’anno di BergamoBrescia, città della cultura, nel ricordo dei due Santi Papi Giovanni e Paolo, figli della nostra terra, maestri impareggiabili di dialogo nella Chiesa, con tutti i cristiani, le altre religioni, l’umanità intera.
Care sorelle e fratelli, cari sacerdoti, diaconi, seminaristi, abbiamo ascoltato un canto meraviglioso che percorre i secoli e dice della risurrezione di Gesù e dei sentimenti che suscita in coloro che ricevono questo annuncio: “victimae paschali” è il titolo, dalle prime parole di questa sequenza.
Care sorelle e fratelli, buona Pasqua! Buona Pasqua a voi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai seminaristi, al Vescovo Giuseppe. Vogliamo condividere la gioia di questa celebrazione, la festa del passaggio. È una festa antica, pasqua, che significa appunto passaggio.
Desidero rinnovare il mio saluto ai Vescovi che stanno concelebrando non dimenticando i Vescovi originari della nostra diocesi che non sono qui. Saluto tutti voi, sacerdoti e religiosi, diaconi permanenti, seminaristi.
Care sorelle e fratelli, abbiamo ascoltato il Vangelo della lavanda dei piedi: un gesto che rappresenta e rivela il mistero della Pasqua e della Eucaristia. Ci consegna un’immagine di Gesù che lui stesso apprezza: “Voi mi chiamate maestro e signore e dite bene perché lo sono”.
Care sorelle e fratelli, siete così tanti, siete stati così attenti a questo racconto che ci viene consegnato ogni anno. Mentre ascoltavo vi guardavo e stupito dal clima di partecipazione. Ciò che sta davanti i nostri occhi è molto essenziale, non c’è un evento teatrale, ma solo un canto di meditazione che accompagna la narrazione della passione di Gesù. Non è semplicemente una rievocazione, non è semplicemente un racconto, per noi è un annuncio di Vangelo, cioè una buona notizia, una notizia che apre il cuore alla speranza.
Care sorelle e fratelli, un detto dice: “L’Epifania tutte le feste porta via”. In realtà alla luce di quello che abbiamo ascoltato potremmo dire che l’Epifania a tutte le feste dà il via. A partire dall’annuncio della Pasqua che viene evocato in questi giorni natalizi, si dispiega il cammino della fede che è contrassegnato dalle celebrazioni del Signore che per un credente sono sempre sorgente di speranza, di rinnovamento e di gioia.