Desidero rinnovare il mio saluto ai Vescovi che stanno concelebrando non dimenticando i Vescovi originari della nostra diocesi che non sono qui. Saluto tutti voi, sacerdoti e religiosi, diaconi permanenti, seminaristi.
Care sorelle e fratelli, abbiamo ascoltato il Vangelo della lavanda dei piedi: un gesto che rappresenta e rivela il mistero della Pasqua e della Eucaristia. Ci consegna un’immagine di Gesù che lui stesso apprezza: “Voi mi chiamate maestro e signore e dite bene perché lo sono”.
Care sorelle e fratelli, siete così tanti, siete stati così attenti a questo racconto che ci viene consegnato ogni anno. Mentre ascoltavo vi guardavo e stupito dal clima di partecipazione. Ciò che sta davanti i nostri occhi è molto essenziale, non c’è un evento teatrale, ma solo un canto di meditazione che accompagna la narrazione della passione di Gesù. Non è semplicemente una rievocazione, non è semplicemente un racconto, per noi è un annuncio di Vangelo, cioè una buona notizia, una notizia che apre il cuore alla speranza.
Care sorelle e fratelli, un detto dice: “L’Epifania tutte le feste porta via”. In realtà alla luce di quello che abbiamo ascoltato potremmo dire che l’Epifania a tutte le feste dà il via. A partire dall’annuncio della Pasqua che viene evocato in questi giorni natalizi, si dispiega il cammino della fede che è contrassegnato dalle celebrazioni del Signore che per un credente sono sempre sorgente di speranza, di rinnovamento e di gioia.
Care sorelle e fratelli, abbiamo ascoltato questa pagina indimenticabile del Vangelo: il dialogo tra Gesù e Pietro. Immediatamente nel riascoltarla insieme avvertiamo l’intensità insostituibile del dialogo personale con il Signore. Un dialogo che ciascuno di noi vive, intraprende, intesse con il Signore.
Care sorelle e fratelli, il Vangelo ci consegna due immagini: l’immagine di Maria e l’immagine del pastori.
Care sorelle e fratelli, questo ultimo giorno dell’anno è stato contrassegnato dalla notizia della morte di Papa Benedetto XVI. Noi lo piangiamo e insieme lo affidiamo a Dio e ancora lo ringraziamo.
Care sorelle e fratelli, abbiamo udito l’annuncio del Vangelo del Natale. Il Natale è un Vangelo, una buona notizia, una buona notizia per ciascuno, una buona notizia per chi ci crede, una buona notizia per l’umanità intera. Il Natale di Gesù è il Vangelo.
Care sorelle e fratelli, benvenuti a questa Eucaristia notturna, ben ritrovati a questa celebrazione del Natale che avviene nel cuore della notte, quella notte illuminata dalla luce e dal canto degli angeli ce hanno portato l’annuncio della nascita di Gesù ai pastori.
La pace come speranza. La pace è sempre al futuro: la pace appartiene al mondo della speranza. Salmo 85: “Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”. La speranza è la più grande virtù, perché è difficile — ma necessario — vedere come vanno le cose e sperare che, nonostante tutto, domani potranno andare altrimenti.