Epifania del Signore

Cattedrale
06-01-2023

Care sorelle e fratelli,
un detto dice: “L’Epifania tutte le feste porta via”. In realtà alla luce di quello che abbiamo ascoltato potremmo dire che l’Epifania a tutte le feste dà il via. A partire dall’annuncio della Pasqua che viene evocato in questi giorni natalizi, si dispiega il cammino della fede che è contrassegnato dalle celebrazioni del Signore che per un credente sono sempre sorgente di speranza, di rinnovamento e di gioia. A volte la nostra vita non ci riserva motivi di gioia, ma il Signore nel quale noi crediamo ci sostiene con la sua grazia.

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È la festa della manifestazione, della rivelazione del dono di Dio a tutta l’umanità e a ciascuna persona. Mi permetto di sottolineare questo fatto: Dio nella nascita di Gesù e nella sua persona si rivela, si mostra a tutta l’umanità. Non solo a qualcuno, ma a tutti e a ciascuno. Noi non siamo una umanità indistinta per Dio. Per ciascuno Dio si rivela nella persona di Gesù.

Potremmo dire che Dio non è di tutti, nel senso che ci persone che non credono in Dio, ma Dio è certamente per tutti. Dio si rivela a tutti e si offre per tutti.

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Tra le persone che si affacciano al presepe ho raccolto questa impressione: un’avvicinarsi da parte nostra a Gesù e nello stesso tempo l’avvicinarsi di Dio a noi. Un Dio che non si impone ma si propone.

È un Dio che non solo si avvicina, ma che si lascia avvicinare. Quando una persona è un po’ rilevante nella società diventa difficile avvicinarla. Invece il Dio che si rivela in Gesù si lascia avvicinare.

Nel bambino di Betlemme Dio si è rivelato nell’umiltà della forma umana. È proprio in questo nascondimento di Dio che noi riconosciamo la più significativa provocante interpellante manifestazione di Dio. L’umiltà di Betlemme, la povertà di Gesù, la croce ci fanno conoscere come è Dio veramente. Dovremmo imparare questa lezione perché continuamente siamo tentati di pensare Dio in maniera diversa.

Lo stile della rivelazione di Dio è la densità umana di Gesù. Inevitabilmente per noi che crediamo diventa un appello e una proposta a vivere la nostra densità umana, a riconoscere la densità umana di ogni persona. La densità umana non consiste nella perfezione, ma nella sua umanità. Una umanità illuminata dalla consapevolezza della nostra vita. A volte è come se ci buttassimo via: ma io cosa conto? ma a me sembra di essere un nulla in mezzo a tanti… Alla luce della densità umana in Gesù noi riconosciamo la nostra dignità.

La densità umana di Gesù, fonda la nostra dignità e diventa motivo di speranza perché anche la mia densità umana possa diventare significativa per le persone che il Signore mi affida.

Una umanità contrassegnata dallo stupore. Noi a volte abbiamo lo sguardo oscurato dal male. La densità umana che Gesù ci rappresenta e che in qualche modo vogliamo riconoscere anche noi e in noi è caratterizzata dallo stupore per il bene, a volte così nascosto. Un bene che ci rivela la densità umana di Dio che trova la sua rappresentazione più forte e potente nella verità dell’amore.

Ci stiamo inoltrando in questo anno in cui Bergamo e Brescia sono capitale della cultura. “La città illuminata” è il tema che lo rappresenta. A me piacerebbe che questa luce possa attingere a quella umanità che Dio ci rivela nella persona di Gesù nella sua nascita come uomo. In Gesù Dio si è fatto uomo e anche noi siamo invitati a diventare più umani.

Se ascoltiamo profondamente, aprendo la nostra mente e il nostro cuore agli altri, ascolteremo l’eco della parola di Dio. Se impariamo a leggere i volti in tutta la complessità umana di ogni volto, vedremo il volto di Dio.

Care sorelle e fratelli, i Magi tornato per un’altra via al loro paese. Non c’è più la stella che li guida. Come pure non c’è più il coro degli angeli. Sono scomparsi. È scomparso anche l’arcangelo Gabriele che ha portato il grande annuncio a Maria. Dove sono finiti? Sono dentro di noi. Sono in quella nostra umanità che il Signore ci invita a vivere come Dio ha voluto vivere nell’umanità di Gesù.

(trascrizione da registrazione)