Solennità della Dedicazione della Cattedrale

14-01-2013
Cari fratelli e sorelle,

vi ringrazio di essere presenti a questa celebrazione per ricordare la dedicazione della nostra chiesa Cattedrale, consacrate dal Vescovo Daniele Giustiniani il 4 novembre 1689. Benediremo il Signore, lo faremo con l’Eucaristia, e vogliamo raccogliere attorno a questo segno della Cattedrale tutta la nostra Chiesa: portare al Signore la vita della nostra Chiesa e implorare il Signore perché dia vita alla nostra Chiesa.
 

 
Cari fratelli e sorelle,
in questa particolare circostanza ci lasciamo illuminare e guidare dalla Parola di Dio e nello stesso tempo vogliamo cogliere nell’anniversario della dedicazione di questa Chiesa Cattedrale un segno per la nostra fede, partendo da un interrogativo: chi può costruire una casa per Dio? Soltanto Dio può costruire una casa per Dio.
 
Quando Salomone dedica il tempio che ha costruito, la sua stupenda preghiera è un riconoscimento del fatto che nessuno può costruire una casa per Dio, racchiudere Dio in una casa. Ancor prima suo padre Davide, che già voleva costruire il tempio verrà fermato dal profeta: “Tu vuoi costruirmi una casa? Io ti costruirò una casa!”. È Dio che costruisce la sua casa.
 
Il primo segno che ci lascia è un tempio grandioso, meraviglioso, che nessuna cattedrale del mondo può eguagliare: è l’universo intero. Il tempio di Dio l’ha creato Dio ed è l’universo, in cui Dio abita. Lui che è più grande dei cieli, e dei cieli dei cieli, ha creato un universo ed è il segno di Dio, è il segno della sua presenza, è il segno della sua opera. Tra qualche istante pregheremo il credo e diremo “creatore del cielo e della terra”. Questa è la casa di Dio. “Padre nostro che sei nei cieli”: questi cieli non sono soltanto quelli che il nostro sguardo esplora, ma vanno ben al di là, eppure sono anche quelli.
 
Cari fratelli, è bello parlare della natura, è bello parlare dell’universo, ma per noi è bello parlare della “creazione”. La scienza ci spiega come è avvenuto, ma in Dio noi cerchiamo la risposta del perché è avvenuto, da dove è venuto. Anzi, più la scienza esplora, più la meraviglia aumenta.
 
Poi nella storia gli uomini costruiscono templi per Dio e finalmente anche il suo popolo. Abbiamo evocato appunto Davide e poi Salomone, quando poi sarà distrutto il sarà il desiderio più grande di quel popolo poter ricostruire il tempio di Dio e tornare in quel tempio perché lì si può incontrarlo. Il segno del tempio non è più soltanto la creazione, ma siccome Dio è sceso a impastare la sua vita con quella degli uomini, gli uomini gli creano una casa per poterlo incontrare: “Tu sei il Dio che ci ha liberato dalla schiavitù, tu sei il Dio che ci ridoni la speranza, noi vogliamo parlarti, noi vogliamo incontrarti, noi vogliamo portarti le nostre offerte”. Una casa per Dio. Dio accetterà che gli uomini gli costruiscano una casa perché vedrà appunto la consapevolezza che comunque quella casa è soltanto un piccolissimo segno per Dio.
 
L’universo è di Dio. Non c’è uno spazio solo per Dio, ma quello “dedicato” – ecco qui la parola” – esclusivamente a Dio ci ricorda che tutto l’universo è di Dio.
 
E finalmente Gesù. Lui è il segno inarrivabile: lui parlerà di sé, del suo corpo come il tempio vivente di Dio. Non è più soltanto la creazione, l’universo meraviglioso, non è più soltanto una casa, il tempio di Salomone, il tempio splendente di Erode, ma il tempio di Dio è l’uomo vivente e quest’uomo è innanzitutto Gesù Cristo.
 
E a partire da Gesù Cristo ogni uomo che crede il lui ed è unito a lui diventa lui stesso tempio vivente di Dio.
 
Qui però arriviamo all’ultimo segno di Dio, perché se è vero che ciascuno che è immerso in Dio in Gesù Cristo diventa tempio di Dio, la sua Chiesa, la comunità di coloro che credono in Dio in Gesù Cristo diventa il tempio vivente di Dio. Se Gesù è il corpo di Dio, il tempio di Dio, la Chiesa è il corpo di Cristo, vivente oggi. È il tempio di Dio fatto da noi, cari fratelli e sorelle, e da tutti gli uomini che credono in Cristo. Siamo il suo corpo vivente, il tempio di Dio nel mondo contemporaneo.
 
Il segno dell’incontro, della possibilità di incontro con Dio è una meraviglia e nello stesso tempo è la grande consapevolezza e responsabilità che il dono che abbiamo ricevuto ci chiama a far sì che uomini e donne possano incontrare Dio attraverso la Chiesa.
 
La Cattedrale dice di tutto questo: grande come l’universo, casa dell’incontro con Dio, ma finalmente casa di quella comunità vivente che si chiama Chiesa, il tempio vivente di Dio. Questa è la casa della casa vivente di Dio che è la comunità di coloro che credono in lui.
 
Cari giovani, cari fratelli e sorelle, veramente contemplando la bellezza della nostra Cattedrale, quest’anno particolarmente apprezzata anche perché scavandone le fondamenta abbiamo visto che la storia che precede questa grandezza è altrettanto grande. Ci ha meravigliato il fatto che già nei primissimi secoli del cristianesimo qui fosse eretta una cattedrale. Ebbene anche la cattedrale costruita qui sotto ci dice: perché è nata una cattedrale così grande qua?. Perché c’era una comunità di cristiani, perché allora c’era già una forte, consistente, viva comunità di cristiani.
 
La meraviglia è che questa comunità c’è ancora. Lì ci sono i resti, ma qui c’è la Chiesa che vive, il tempio di Dio.
 
Benediciamo il Signore e chiediamogli di essere veramente un tempio come lui lo vuole: bella la Cattedrale, bella la comunità che accoglie il dono di Dio e lo offre a tutti gli uomini.
 
(trascrizione da registrazione)