Sabato Santo – Veglia Pasquale

04-04-2015
Care sorelle e fratelli,
mi auguro che stiate gustando la Veglia Pasquale nella ricchezza dei suoi simboli e delle parole che ci sono rivolte dal Signore.
 
Ricchezza di simboli che possiamo ricondurre in maniera molto semplice ed evidente al segno della luce. Una luce attinta al fuoco nuovo, evocatore certamente di quell’inizio della storia dell’universo che precede ogni capacità umana di trasformazione.
 
Poi la parola, che abbiamo ascoltato abbondantemente dalle Scritture antiche fino all’annuncio della risurrezione e ora la testimonianza evangelica di Marco, l’incontro con il Risorto, ancora annunciato e non visto.
 
Il terzo segno che tra poco ci verrà consegnato è quello dell’acqua battesimale. L’acqua che rappresenta il dono della rinascita: nasciamo dall’acqua e rinasciamo dall’acqua. Ci porta al dono del battesimo che abbiamo ricevuto. Questo segno trova una sua visibilità particolare stasera attraverso la persona di tre catecumeni, due donne e un uomo, che tra qualche istante riceveranno il battesimo. Nelle parrocchie della nostra diocesi altri 14 adulti diventeranno cristiani. Mentre gli altri anni tutti quanti convergevano qui, in Cattedrale, quest’anno abbiamo preferito che il segno venisse offerto nelle parrocchie dove vivono. Ringraziamo il Signore e loro tre che sono confluiti nella nostra Chiesa Cattedrale vivendo quindi più intensamente da parte nostra la rievocazione del nostro battesimo e la gioia per il loro.
 
Finalmente il segno del pane e del vino: segni essenziali e decisivi per la vita e per la sua bellezza. Pane e vino che condivisi e trasformati per opera dello Spirito Santo nel corpo e sangue di Cristo diventano il principio della comunione e dell’unità.
 
Avrete badato che più di una volta in questa parole è riecheggiata l’immagine del principio, dell’inizio, perché la risurrezione di Cristo e la veglia pasquale vogliono consegnarci proprio la consapevolezza del dono dell’inizio.
 
Il primo dei grandi Padri del deserto, Antonio, eremita nel deserto d’Egitto, ma continuamente raggiunto da una folla di donne e uomini alla ricerca di Dio, che gli chiedeva come faceva ad essere arrivato così in tarda età (perché morirà molto vecchio) mantenendo la sua fedeltà così intatta e giovane (come i giovani che sono qui con noi e stanno concludendo i loro tre giorni di esercizi spirituali). Antonio rispondeva con due parole: ogni mattina quando si alzava presto e cominciava la sua giornata diceva esattamente queste due parole “oggi comincio”. Per tutta la vita, all’alba, ha detto “oggi comincio”. Un inizio sempre nuovo.
 
Gli inizi evocano fascino. Quanti padri e madri sono qui e potrebbero testimoniare il fascino dell’inizio di una vita percepita nel grembo di una donna e comunicata alla persona che si ama e di cui è figlio quello che matura nel grembo. Il fascino dell’inizio, di ogni inizio. Un inizio significa avere tutto il tempo del futuro: non c’è un passato, c’è solo l’inizio. Insieme al fascino, gli inizi hanno sempre insieme anche la trepidazione, perché in realtà non si sa come andrà a finire. La bellezza dell’inizio e la trepidazione dell’inizio.
 
Care sorelle e cari fratelli, per voi è l’inizio, per noi è ricominciamento. Vivere la veglia pasquale significa ricominciare. Dire: “stanotte comincio”. E dire domani mattina: “oggi comincio”. E se gli inizi evocano fascino e trepidazione, i ricominciamenti evocano una fatica, ma anche un convincimento ribadito a se stessi.
 
Sia l’una che l’altra delle condizioni sono insufficienti perché a volte la trepidazione diventa smarrimento e a volte la fatica di ricominciare è così greve che stentiamo a trovare energie per poter ricominciare. Che cosa ci è necessario? Ci è necessario un dono: il dono dell’inizio. E la risurrezione di Gesù è il dono dell’inizio, di un inizio inesauribile, di una vita nuova.
 
Abbiamo ascoltato dall’Apostolo: “per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”. La possibilità di camminare in una vita nuova non viene soltanto dalla condizione iniziale, non viene soltanto dal proposito di ricominciare, ma viene essenzialmente da un dono. La risurrezione di Cristo è il dono di Dio perché tutti gli uomini sulla faccia della terra, tutta la storia che a volte ci sembra affaticata dal peso dei peccati e delle contraddizioni possa avere un nuovo inizio, l’inizio di una vita nuova.
 
Quando noi ci troviamo in assemblea, quando entriamo in relazione con il risorto, noi riceviamo questo dono: lo riceviamo attraverso la sua parola, accolta veramente come comunicazione di una vita nuova e lo riceviamo attraverso i suoi sacramenti.
 
Cari fratelli e sorelle, la vita nuova non è semplicemente una vita moralmente integerrima. Quella sarà una conseguenza. La vita nuova è proprio un dono di vita, una condizione nuova di vita che non dipende da noi, che noi accogliamo con fede, ma dipende tutta da Cristo, da quella morte e da quella risurrezione che è il fulcro della nostra fede.
 
Che cosa ci resta da fare a partire da questa veglia? Ci resta di raccontare della risurrezione di Cristo e del dono della vita nuova, naturalmente con quelle parole, con quella descrizione, con quella amabilità, con quella attenzione alla vita di ciascuno. Ma soprattutto ci resta da testimoniarlo, con semplicità. Anche un povero peccatore testimonia la bellezza della vita nuova che gli è donata dal perdono di Cristo e poi via via nei nostri gesti quotidiani in cui lasciar trasparire questa vita nuova che abbiamo ricevuto in dono da lui.
 
Testimoniamola e a nostra volta portiamola, attraverso i nostri umili gesti, a chi avviciniamo, a chi invecchia precocemente sotto il peso del fallimento, della paura, del dolore, della inadeguatezza, della solitudine, dell’abbandono, dell’inutilità, dell’emarginazione. Qualche volta ci troviamo noi stessi in questa condizione ed è una gioia poter ricevere dal Signore e da chi crede in lui un segno di vita nuova. Noi stessi però, cari fratelli e sorelle, facciamoci testimoni e portatori di gesti di vita nuova, la vita del Risorto.
 
La vita scartata è stata rigenerata dallo Spirito del Risorto e viene testimoniata da coloro che gli credono. 
(trascrizione da registrazione)