Care sorelle e fratelli, desidero innanzitutto ringraziare l’Ospedale Papa Giovanni che ci sta accogliendo e la Comunità dei Frati che assistono i malati. Con loro saluto tutti i sacerdoti che in questi giorni e in queste settimane nei modi più diversi hanno fatto sentire la vicinanza del Signore soprattutto là dove c’era sofferenza.
Care sorelle e fratelli, il tradizionale inizio di questa celebrazione, dà nome all’ultima domenica prima di Pasqua: è la Domenica delle Palme, caratterizzata dalla benedizione degli ulivi e dalla festosa processione. Quest’anno non è così, e questo rito, come tutti quelli della Settimana Santa, sarà molto essenziale.
Care sorelle e fratelli, pregheremo questa Via Crucis dalla chiesa parrocchiale di Premolo. Ho desiderato venire qui, perché questo è il paese natale di don Antonio Seghezzi. Un prete che non vogliamo dimenticare.
Care sorelle e fratelli, ancora una volta preghiamo insieme con la preghiera del Santo Rosario. Vogliamo perseverare nella preghiera e vogliamo perseverare insieme. Oggi ricorderemo i misteri gloriosi: sono gli eventi della vita di Gesù che alimentano la nostra speranza.
Care sorelle e fratelli, abbiamo ascoltato una parola potente, non semplicemente letta, ma consegnata e capace di risuonare e di raggiungere ciascuno di noi: “Lazzaro, vieni fuori!”. Una parola che appare in contrasto con quella che in questi giorni viene continuamente ripetuta: “restate in casa!”.
Signore, abbi pietà di noi, sgomenti e ammutoliti. Abbi pietà dei morti, dei nostri defunti, di quelli che, soli, hanno varcato le soglie della morte. Abbi pietà di chi ha visto i suoi cari uscire dalla casa e non ha più incrociato il loro sguardo. Abbi pietà di coloro che malati, sperano e fa di ogni respiro, un passo verso la salute ritrovata.
Care sorelle e fratelli, ci ritroviamo in preghiera. Noi non vogliamo rinunciare alla preghiera, perseveriamo nella preghiera. Lo facciamo in modo speciale in questo giorno di luce, una luce che squarcia le tenebre, la luce dell’incarnazione di Gesù nel grembo di Maria, la luce dell’annunciazione dell’Angelo che dice a Maria: “Non temere!”.
Care sorelle e fratelli, abbiamo udito la splendida pagina evangelica del miracolo del cieco nato. Gesù guarisce un uomo nato cieco. Immediatamente scatta la domanda che percorre l’esistenza umana da sempre.
Care sorelle e cari fratelli, ci ritroviamo ancora un volta per una preghiera speciale. Ringrazio ancora, per la possibilità di stare con voi e di condividere questa preghiera, la televisione e coloro che vi lavorano. Sono venuto a Sotto il Monte, luogo a me molto caro perché mi è carissimo il Santo Papa Giovanni XXX. Un Pontefice che rimane nel cuore del mondo.
Questa Eucarestia accompagna un cammino che si rivela sempre più impegnativo. Impegnativo per chi è colpito dal morbo e nella malattia vive la sofferenza e insieme la speranza. Impegnativo per le donne e gli uomini che sono impegnati direttamente sulla frontiera della cura, che richiede tutte le energie possibili e anche quelle che sembrano impossibili.