Il Papa è andato a Greccio, dove San Francesco ha “inventato” il presepe. Da lì, ha indirizzato una lettera ai cristiani, rinnovando questa tradizione. Il presepe non è scomparso: lo ritroviamo nelle case, nelle chiese, nelle piazze, in posti impensati, a volte nelle scuole. Assume le forme più diverse.
La questione, nel momento della creazione di una nuova opera d’arte è questa: “In ciò che vediamo, c’è più di quello che riusciamo a vedere solo con gli occhi?”. E la risposta è sempre sì.
Il Vangelo dell’Annunciazione è la pagina che illumina il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria. Il saluto dell’Angelo, rivela a lei e a noi, il dono di Dio che l’ha colmata di Grazia, preservandola da ogni peccato, anche dal peccato originale. Questa rivelazione è caratterizzata dal silenzio. Molte rappresentazione artistiche dell’Annunciazione di Maria, trasmettono la percezione del silenzio che circonda quest’incontro.
La madre di Gesù porta tre nomi: Maria è il nome datole dai suoi genitori, Piena di Grazia è il nome datole dall’Angelo di Dio, Serva del Signore è quello che ella stessa si attribuisce. Il mistero dell’Immacolata Concezione, vale a dire della preservazione dal peccato, a cominciare da quello originale, attinge al nome che l’angelo di Dio le attribuisce: “Piena di Grazia”.
Sulla morte, dobbiamo ammettere un certo smarrimento. Il pensiero della nostra, lo rimandiamo a quando sarà il momento; il pensiero di quella degli altri viene attutito dalle immagini di migliaia di morti, filtrate e sfornate dagli schermi che ci circondano; l’unica grande provocazione è la morte di chi ci è caro, particolarmente se giovane; e il modo con cui avviene.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Celebriamo la festa di S.Alessandro martire, nostro patrono, nel segno delle parole di Gesù, appena ascoltate: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi”.
Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. (1Pietro cap. 4)