S. Alessandro – Vespri

Cattedrale
26-08-2019

Carissimi, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. (1Pietro cap. 4)

L’apostolo Pietro evoca una situazione di persecuzione che nella storia ha assunto e assume sia forme violente come pure forme sottili, ma non meno dolorose.

San Giovanni Paolo II ha definito il secolo XX “secolo dei martiri” e dobbiamo riconoscere che anche dal punto di vista numerico, i martiri di quest’ultimo secolo sono di gran lunga superiori a quelli dei primi secoli. “Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio. Oggi la Chiesa è divenuta nuovamente Chiesa dei martiri; e la stessa Chiesa sia a livello universale che locale ha il compito di non dimenticare questi testimoni noti o sconosciuti”.

Anche ai nostri giorni, in diverse parti del mondo, la fedeltà al Vangelo e la condizione di cristiano espone alla persecuzione e al martirio. Nella società occidentale, nel nostro Paese, non stiamo soffrendo una situazione che ci espone a questa prova, ma dobbiamo riconoscere che le forme di martirio, assumono caratteristiche non solo cruente. Sono rappresentate da forme di pensiero diffuso e addirittura imposto che alimentano indifferenza, ostilità, disprezzo della fede ed emarginazione di coloro che la professano. “Ai credenti che sono immersi in tali ambienti è necessario un grande coraggio per restare limpidi e fedeli”.

La testimonianza eroica dei martiri ci viene dunque consegnata per ispirare quella che ogni cristiano è chiamato ad offrire a coloro che vivono insieme e accanto a lui. Una testimonianza che è tutt’altro che scontata e semplice. Assistiamo con frequenza ad esibizioni di fede e di segni della fede che giustificano e alimentano orientamenti e scelte che nella realtà contraddicono il Vangelo e creano confusione o addirittura divisione tra i cristiani. Proprio perché cristiana, la testimonianza della fede si accompagna necessariamente a quella della carità. Mai separare la fede e la carità: su questo indissolubile rapporto, non possiamo dividerci.

Non dimentichiamo infine, la grande pagina delle Beatitudini. L’annuncio della beatitudine degli afflitti e dei perseguitati, non è avvallo a ripiegamenti tristi e a compiacimenti nella e per la sofferenza. Si tratta piuttosto di sperimentare la sorprendente gioia evangelica, che emerge nel martirio di molti santi: quella di partecipare da vicino alla sorte di Gesù, la gioia di condividere non solo il suo soffrire, ma soprattutto il suo amare.

S.Alessandro ispiri la nostra fedeltà al Vangelo, perché assuma sempre più la forma del Vangelo.