Ordinazione Sacerdotale

Cattedrale
25-05-2019

Care sorelle e fratelli,

siamo una comunità riunita dall’affetto per don Glauco che viene ordinato sacerdote. Questo unisce a noi anche alcuni che non condividono intensamente la fede, ma questo legame nella gioia ci rappresenta comunque come comunità in preghiera.

Noi siamo la Chiesa, quasi che senza di noi don Glauco non possa ricevere questo ministero. Nella storia – anche recente – ci sono stati sacerdoti e vescovi che in condizioni di persecuzione violenta sono stati ordinati segretamente, comunque anche loro – pur se la celebrazione era nascosta – sono stati ordinati nel grande grembo della Chiesa.

Non solo per la Chiesa. Un prete è ordinato certamente per la Chiesa, ma è ordinato per tutto il mondo con la Chiesa, dentro la Chiesa. In questo momento ciascuno di noi, con il suo battesimo, diventa il grembo nel suo essere membra del corpo della comunità riunita.

Siamo riuniti nella preghiera. Preghiamo perché questa grazia trovi l’accoglienza migliore nel cuore di don Glauco. Preghiamo perché vogliamo benedire il Signore e ringraziarlo di questo grandissimo dono. Preghiamo perché alla Chiesa non manchino i sacerdoti.

Questa nostra preghiera prende la forma assolutamente speciale dell’Eucaristia che per la prima volta anche questo giovane concelebrerà presiedendola insieme con noi.

Cosa avviene in questo contesto di preghiera? Che cosa significa questo dono che assume anche i tratti della solennità, della bellezza del canto e dei segni della liturgia?

A don Glauco viene affidata una missione. Il Vescovo, con la comunità, nel nome del Signore, per la grazia dello Spirito Santo, affida a don Glauco una missione.

Si è preparato per questa missione. Non si affronta una missione senza preparazione. Abbiamo condiviso questi anni di intensa preparazione di un uomo a questa missione. Bisogna ammettere che ciascuno di noi ha una missione da parte del Signore. Gli anni che vedono la intensa preparazione di un sacerdote indicano che questa missione è veramente impegnativa.

Non basta la preparazione. Bisogna, ad un certo momento, che colui che si prepara venga riconosciuto adatto, addirittura abbiamo sentito risuonare la parola “degno” per questa missione. Quindi, noi riuniti in preghiera, attraverso le parole che il Rettore del Seminario ci ha comunicato, riconosciamo che don Gluaco è preparato per questa missione e degno di questa missione.

Non basta nemmeno questo. Occorre che don Glauco venga ordinato, che venga cioè inserito – attraverso dei segni, ma soprattutto attraverso l’azione di Dio – in questo “ordine” presbiterale che vedete numerosamente rappresentato qui sull’altare: gli uomini che il Signore chiama perché svolgano la missione che lui affida loro.

La missione consiste nell’annuncio della gioia del Vangelo.

Vangelo – abbiamo ormai imparato tutti – vuol dire “buona notizia”, una notizia che fa bene, una notizia che allarga il cuore alla bontà, una notizia che dà gioia.

Possiamo capire il valore di una missione del genere constatando come nella miriade delle notizie che ogni giorno ci investe, quelle buone sono molto rare. Don Glauco, inserito nell’ordine dei presbiteri, riceve la missione di portare una buona notizia a tutti gli uomini: alla Chiesa e al mondo.

Questa missione esige la testimonianza. La testimonianza dà spessore all’annuncio. L’annuncio ha già di per sé la sua credibilità e viene affidato alla nostra fiducia, alla nostra fede. Ma è altrettanto vero che i messaggeri di questo annuncio quanto più lo rappresentano non solo con le parole, ma con la loro vita, tanto più lo rendono affascinante, attraente, coinvolgente.

La coerenza non è la rappresentazione della nostra perfezione. Nessuno è perfetto. La testimonianza coerente è una trasparenza di quel buon annuncio che portiamo anche con le parole, anche dentro le nostre fragilità.

Tutto questo non è ancora la missione nella sua completezza. A don Glauco viene affidata la missione di annunciare la buona notizia del Vangelo, di testimoniarla perché diventi un messaggio attraente agli occhi di chi lo vede vissuto in lui, ma anche finalmente viene affidata la missione di comunicare la vita nuova che questa notizia consegna.

Non siamo solo di fronte ad un messaggio, fosse anche il più sublime o incantevole. Qui siamo di fronte alla comunicazione di una vita. Una vita comunicata dal Signore mediante il suo Spirito, attraverso un segno umano che si incarna nella persona di un presbitero, di un prete. Tra qualche istante don Glauco – per dono di Dio – diventerà capace di comunicare la vita nuova di Dio.

L’esperienza cristiana non consiste in una dottrina, in un messaggio soltanto, ma in un dono da comunicare, in una persona da incontrare. Questa è una missione che un uomo non può svolgere in solitaria. Può svolgerlo solo per grazia, per dono di Dio. Ora imploreremo il dono di Dio e attraverso la semplice modesta persona del Vescovo questo dono sarà comunicato a don Glauco.

Dice il Signore e lo abbiamo udito: “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Lo dice per questo giovane che oggi diventa prete, lo dice per ciascuno di noi, lo dice per ogni cristiano.

Nell’ascoltare questa pagina mi sono riecheggiate le parole di un commento che veramente merita di essere riportato: “Prima che tu vada in vetta alla montagna, la montagna deve essere entrata dentro di te. Tu puoi conquistare la montagna soltanto se lei prima ha conquistato te”.

Tu puoi conquistare la vetta, caro don Glauco, perché la montagna ha conquistato te: “noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. È un conquistato da Dio quello che viene ordinato per la missione. Tu non ricevi semplicemente una missione, ma tu diventi una missione, una vita nuova.

Proprio di fronte al fatto che sei uno, vorrei ricordarti che sei da solo ma sei solo. Il presbiterio, la comunità, non solo sono con te, ma fanno del tuo servizio qualcosa che non è solitario. Sei uno, ma non sei solo. Sei insieme a noi, sei insieme a tutta la comunità. Sei scelto e mandato, non da solo, mai da solo, non per te solo.

(trascrizione da registrazione)