Assunzione di Maria Vergine

Cattedrale
15-08-2019

L’Assunzione di Maria alimenta e conferma il convincimento cristiano, fondato sulla Risurrezione di Gesù e sul dinamismo illustrato dall’apostolo Paolo, per cui la morte, compimento o dramma, è il passaggio definitivo alla “vita nuova”. In che cosa consiste questa “vita nuova”?

È innanzi tutto una vita donata. Ad ogni vivente la vita è data: la meraviglia di crede è riconoscere che la vita non è solo data, ma è donata. E’ frutto dell’amore e non semplicemente della natura, dell’amore di Dio e non solo di quello di un uomo e di una donna. Il dono è dunque la sorgente della vita nuova. La vita nuova è anche una vita sorprendente: le relazioni con gli altri e, dunque, i legami, sono liberanti. L’amore non è limitazione, ma generazione della nostra libertà.

Molti hanno paura di amare, perché temono di perdere la loro libertà. La vita nuova ci riserva questa sorpresa: più siamo uniti nell’amore, più siamo liberi. La vita nuova, infine, è una vita eterna: non semplicemente perché dura per sempre, ma perché è liberata dal potere della morte. Dalla morte finale e da quella quotidiana, che prende il volto della mortificazione.

Alla luce di questa certezze nella fede, la tradizione secolare, che in Occidente ha visto affermarsi la pratica del battesimo dei bambini, merita ancor oggi la più ampia considerazione. Se un tempo, la premura del battesimo era alimentata dalla fede, ma anche dalla paura, oggi la sua procrastinazione o addirittura la scelta di non battezzare i piccoli, sembra esprimere non tanto il rispetto della libertà di colui che è nato, ma piuttosto l’ignoranza, la sottovalutazione o addirittura il rifiuto del dono di Dio: generati alla vita dall’amore umano, nel battesimo siamo rigenerati alla vita nuova dall’amore divino. Questa constatazione non vuol essere un giudizio nei confronti di coloro che compiono questa scelta, ma un incoraggiamento rivolto a chi crede nel dono della vita nuova, perché la sua esistenza la lasci trasparire o almeno intravedere. Testimoniare il dono della vita nuova, infatti, più che una questione di coerenza, è una questione di trasparenza.

La coerenza del credente dev’essere trasparente come il cielo: non offriamo agli altri la nostra coerenza, ma la coerenza di Dio, non la nostra bontà, ma quella di Dio, non la nostra giustizia, ma quella di Dio. Nella nostra esistenza, spesso oscurata dal limite e dal peccato, le persone devono poter intravedere la luce della nostra fede, addirittura la luce di Dio, della sua Grazia, della sua bontà misericordiosa, più grandi di ogni nostro limite e peccato.

La figura di Maria e la devozione verso di lei, ancora così diffusa, tanto da essere sfruttata per finalità tutt’altro che evangeliche, sono proprio da considerare sotto il segno della trasparenza, trasparenza della vita nuova. Lo stesso mistero della sua Assunzione al cielo, lascia trasparire, affidandolo alla nostra fede, il destino di tutti coloro che, mediante il battesimo, sono uniti per sempre alla morte e risurrezione del suo Figlio, Gesù. Il nostro destino è il cielo, come per Maria. E’ quel cielo che, spesso, viene evocato nella morte di persone care, soprattutto quando la morte è improvvisa, drammatica e rapisce i più giovani. Il cielo è una cosa seria.

A cosa pensiamo quando ripetiamo “Padre nostro che sei nei cieli”? Interpretando l’invocazione della Preghiera del Signore: “Padre nostro che sei nei cieli”, S.Agostino si domanda: che cosa è questo cielo? E dove è il cielo? Segue una risposta sorprendente: “Che sei nei cieli significa: sei nei santi e nei giusti. I santi e i giusti sono il cielo della nostra vita, del nostro camminare con i piedi per terra; sono il cielo di una speranza che non si affida alla fortuna, ma alla bontà, alla giustizia, alla verità. Dio è sceso dal cielo, aprendo un varco: Maria, i santi e i giusti che lo abitano e rappresentano, aprono un varco nel nostro cuore esposto alla durezza. Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. Gli occhi di molti sono ormai ripiegati sulla terra: lo sguardo si abbassa e il cielo scompare dal nostro orizzonte. Lo sguardo si abbassa e scompare Dio dalla nostra vita. Lo sguardo si abbassa e neppure vediamo più il volto dell’altro, non ci riconosciamo più. Lo sguardo abbassato, senza il cielo di Dio, è lo sguardo della paura, del sospetto, del disprezzo, dell’ostilità. Lo sguardo abbassato, senza il cielo di Dio, restringe la circonferenza del nostro orizzonte, che pensiamo immenso soltanto perché disponiamo di mezzi potenti, e si trasforma in solitudine radicalmente triste e inevitabilmente rabbiosa.

Maria assunta in cielo, ci invita ad alzare lo sguardo, per camminare in terra consapevoli del sorprendente dono che abbiamo ricevuto: la vita nuova. Anche le nostre esistenze, possono diventare cielo per gli altri, se lasciamo trasparire Dio stesso. Alziamo gli occhi al cielo di Dio e torneremo ad incrociare quelli di altri, che attendono uno sguardo capace di illuminarli della luce del cielo, dove Maria è stata assunta.