Messa Pro Eligendo Pontifice – Cattedrale

12-03-2013
Cari fratelli e sorelle,
 
le letture che abbiamo ascoltato ci introducono in maniera speciale nella celebrazione che stiamo vivendo e nella preghiera che stiamo innalzando al Signore secondo la particolare intenzione che ci porta a chiedere al Signore tutta la sua luce e la sua grazia in questo momento in cui sta per essere eletto il nuovo Sommo Pontefice. Per altro lo facciamo sempre con animo profondamente grato per il Papa emerito Benedetto XVI.
 
La prima lettura ci rappresenta Giosuè che sta introducendo il popolo di Israele, liberato dalla schiavitù d’Egitto, nella terra promessa: è la grande immagine della speranza offerta da Dio. Una immagine che incarna questa speranza in una maniera così storica come quella rappresentata da una terra.
 
La seconda lettura ci ha fatto parte dell’animo dell’Apostolo Paolo che parla in qualche modo di se stesso, del grandissimo dono e della responsabilità che ha ricevuto: quella di essere ministro della riconciliazione. Addirittura di essere ambasciatore di Cristo, portatore di un appello che risuona così: “Lasciatevi riconciliare con Dio!”.
 
Infine il Vangelo del padre misericordioso. Questo Vangelo annunciato da Gesù certamente con la parabola, ma non solo: è annunciato da Gesù con i suoi gesti. Abbiamo udito come l’evangelista Luca introduce la parabola: “Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Gesù quindi annuncia il padre misericordioso con le parole, con i gesti e alla fine col dono supremo della sua vita. Ci rivela così il volto di Dio, quel volto che ci viene consegnato senza alcuna ombra, senza più alcun segreto e che a volte ancora noi fatichiamo a credere, o che deformiamo con i vari tentativi di giustificarci, invece di porci come figli nei suoi confronti.
 
Queste tre letture ci introducono in maniera speciale all’intenzione che stiamo portando davanti al Signore.
 
La prima lettura, con Giosuè, scandisce la tappa di una grande storia, una storia di speranza e in ultima analisi di una storia di salvezza. Questa tappa è connotata da alcuni fatti molto particolari. Il primo è questo: Mosè è l’uomo di Dio, affascinante, grande, ma nello stesso umilissimo, è colui che parlava con Dio faccia a faccia ma che non potrà entrare nella terra promessa. Giosuè gli succederà, sarà lui che porterà il popolo nella terra promessa. Lì, sul confine, Giosuè è colui che porta il popolo oltre il Giordano, ancora una volta fermato quasi a riecheggiare il miracolo grandioso del Mar Rosso. Poi pianta le dodici stele nella terra di Galgala e lì circoncide il popolo, i figli di coloro che sono usciti dall’Egitto non erano stati circoncisi: è un popolo nuovo che nasce.
 
Una nuova guida e un nuovo popolo per entrare nella terra promessa. È importante pregare per il nuovo Papa, ma è importante anche pregare per noi perché siamo un popolo rinnovato dal Vangelo e da questo tempo di conversione.
 
La storia della salvezza culmina con l’annuncio della misericordia di Dio nella vicenda di Gesù. Questo bisogna comunicare agli uomini, questo è il ministero di tutta la Chiesa, certamente in modo particolare di coloro che succedono agli Apostoli, di coloro che concedono attraverso il sacramento il dono della misericordia, come autentici ambasciatori di Cristo. Questa è la missione della Chiesa: annunciare e portare agli uomini la misericordia di Dio. È la missione di tutta la Chiesa, certamente in un modo particolare di coloro che il Signore ha scelto come suoi ambasciatori, come suoi ministri, come pastori della comunità.
 
Io credo che queste parole del Signore che abbiamo ascoltato e riecheggiano nelle nostre coscienze possono veramente nutrire la preghiera che stiamo elevando a lui per il nuovo Papa. Una nuova guida per il ministero della riconciliazione con l’annuncio della misericordia per uomini che cercano mille strade per riscattarsi e che il Signore ci manda a raggiungere nelle loro contraddizioni, nelle loro pene, nelle loro disperazioni, che sono anche le nostre.
 
Ci rende annunciatori e testimoni di una misericordia che non è una specie di alibi per ogni forma di male, è tutt’altro. Il padre che accoglie il figlio che ritorna non alleggerisce di nulla ciò che è avvenuto, ma lo supera. L’annuncio della misericordia che la Chiesa tutta – cominciando dai pastori – è chiamata a portare al cuore di tutti gli uomini non è rendere relativo il male, ma è annunciare qualche cosa che è più potente del male, che guarisce dal male. Il figlio che ritorna riconosce il suo male, ma non è ancora guarito: per guarire occorre l’abbraccio del padre misericordioso.
 
Tra i tanti titoli con cui ci si rivolge al Papa – e la parola stessa “Papa” evoca questo – c’è proprio “Santo Padre”. Una santità che certamente deve essere sua, ma è soprattutto la santità di Dio offerta agli uomini attraverso il dono della misericordia.
 
Preghiamo perché coloro che hanno il compito di eleggere il successore di Pietro accolgano il dono dello Spirito Santo, accolgano la luce della Parola di Dio, accolgano le interpellanze del cuore degli uomini, accolgano le necessità della Chiesa nell’orizzonte della sua missione di annunziare a tutti gli uomini il grande dono della misericordia di Dio. 
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Cari fratelli e sorelle,
noi abbiamo bisogno della fede del Papa: è lui che ci conferma nella fede. Ma anche il Papa ha bisogno della nostra fede: un nuovo Papa, successore di Pietro, un popolo nuovo rinnovato nella fede. Così ci disponiamo a vivere questi giorni, rinnovando la nostra preghiera per il Papa che il Signore destina alla sua Chiesa e al mondo intero.
 

 

(trascrizione da registrazione)