Incontro con i Cresimandi della Città – Cattedrale

17-03-2013
Care ragazze e cari ragazzi,
mi ha impressionato il silenzio con il quale avete ascoltato la parola di Gesù.
 
La parola che abbiamo ascoltato narra di un incontro avvenuto sulla riva del lago dove Gesù ormai abitava. Lui che è nato a Nazareth, cioè non sul lago, all’inizio della sua missione si sposta e gran parte della sua predicazione si svolge sulle rive di questo lago di Galilea. C’è tantissima gente – un po’ come oggi – e tutti vogliono ascoltare la parola di Gesù. Vogliono ascoltarlo perché la fama di Gesù si è già diffusa e tutti voglio vederlo, ricevere una benedizione, forse un segno miracoloso. Assomiglia un po’ a quello che sta succedendo con il nuovo Papa in questi giorni.
 
Gesù ad un certo punto è talmente pressato dalla folla che sulla riva del lago vede due barche di pescatori – li conosceva e vi dirò tra un istante perché – e chiede a Pietro di far avvicinare la barca e poi sale su questa barca e dalla barca parla alla gente. Quindi tutti sono davanti, seduti sulla spiaggia, e lui racconta queste meravigliose storie come sono le parabole, annuncia il regno di Dio, apre il cuore alla speranza.
 
Quando ha terminato, si rivolge a Pietro chiedendo di andare al largo. Pietro è tutto contento di ospitare Gesù sulla sua barca, è un pescatore esperto e quindi in qualche modo orgoglioso che sia stato scelto e desideroso di far vedere a Gesù come era bravo a governare la sua barca.
 
Poi Gesù gli chiede un’altra cosa e lì comincia la difficoltà: gli chiede di buttare le reti per pescare. Siamo di giorno e quindi è già una cosa un po’ strana, perché di giorno vanno a pescare i pescatori per sport, ma i pescatori che devono portare a casa il pesce per venderlo e mantenere le loro famiglie vanno a pescare di notte. Pietro dice a Gesù: “non è il momento”, anche se è molto rispettoso di questo grande maestro. Gesù però insiste e gli dice: “butta le reti”.
 
Pietro allora gli dice: “Guarda Maestro, si pesca di notte, e tra l’altro stanotte siamo stati fuori e non abbiamo pescato niente. Nel lago ci sono delle correnti e a volte queste favoriscono la pesca, ma altre volte portano il pesce da tutt’altra parte. È un momento così ma torneremo a pescare, vedrai allora quanto pesce prenderemo”. Gesù però insiste ancora: “Pietro butta quelle reti”.
 
Pietro si arrende, come se fosse una specie di gara, una specie di braccio di ferro con Gesù. Pietro cede e dice: “Io non lo farei, maestro, ma lo farò perché lo dici tu. Sulla tua parola getterò le reti”.
 
Prende le reti, le butta in acqua e le reti si riempiono di pesci, al punto che stanno per spezzarsi. Allora chiamano l’altra barca e le barche si riempiono al punto che stanno per affondare. Pietro è confuso, ma si rende conto di essere davanti ad una cosa molto grande e allora dice a Gesù: “Scusami Gesù, io sono un povero peccatore, io sono piccolo”, anche se era grande Pietro, era robusto, era forte. Gesù consola Pietro e gli dice: “Non aver paura Pietro, perché adesso abbiamo pescato i pesci, ma d’ora in poi tu sarai un pescatore di uomini”.
 
È bello vedere le ultime parole del Vangelo, perché dice che quando le barche sono arrivate a terra colme di pesce – erano pescatori questi e quindi avevano avuto una grande fortuna -, lasciano le barche sulla riva piene di pesce e vanno con Gesù.
 
Chi avrà preso e mangiato quel pesce? La folla che era lì e che dalla riva aveva visto. È stata una grandissima festa anche per la gente che non si aspettava un dono così ed ha potuto godere del pesce pescato come ci è stato raccontato.
 
Vorrei che vi restassero queste tre immagini.
 
La prima immagine è la casa. Non c’è la casa in questo Vangelo: cosa c’entra? Pietro e Gesù si conoscevano già. Gesù abitava a Nazareth, ma quando comincia la sua missione scende al lago, in una città chiamata Cafarnao e finisce nella casa di Pietro. Pietro ospita Gesù. La casa di Pietro diventa – potremmo dire – il campo base delle azioni di Gesù. Poco prima nel Vangelo di Luca si dice che Gesù, un giorno che rientra in quella casa, trova la suocera di Pietro che è ammalata e la guarisce. Tra Pietro e Gesù c’è già una confidenza, che è quella di chi vive nella stessa casa.
 
Care ragazze e cari ragazzi, io penso che sia così anche per voi anche se siete più giovani di Pietro. Gesù voi lo conoscete. Per Gesù avete già fatto spazio nella vostra casa, nella casa della vostra vita ancora giovane, nella casa del vostro cuore. Io mi auguro che prima da bambini e ora da ragazzi nel profondo del vostro cuore voi possiate dire: “Io mi fido di Gesù per quello che ho conosciuto Gesù attraverso le persone che me ne hanno parlato e che mi hanno fatto vedere la loro fede. Gesù è importante per me: anche se molte volte e soprattutto adesso ho un po’ vergogna a farlo vedere, però io sono contento che nel mio cuore abiti Gesù”. Avete aperto la casa della vostra vita a Gesù, come Pietro.
 
La casa mi dice che Gesù mi è familiare, lo conosco, anzi gli voglio bene e sono contento che sia nella mia casa.
 
La seconda immagine è quella della barca. Gesù parla alla gente, lì vicino ci sono le barche e allora chiama Pietro perché lo conosceva già e sale sulla sua barca. Questo è già un altro passaggio: senza il primo – la casa – questo sarebbe stato un po’ difficile. Invece viene abbastanza spontaneo. Gesù dice a Pietro: “Vieni qui con la barca”. E sale sulla barca di Pietro.
 
Cosa è la barca? La barca è il lavoro di Pietro. È il suo strumento di lavoro, è quello che Pietro fa tutti i giorni. Il secondo passaggio che vi voglio lasciare è proprio questo. Voi avete conosciuto Gesù attraverso i vostri genitori, i vostri nonni, attraverso persone che vi hanno parlato di Gesù e finalmente attraverso i vostri catechisti, i vostri sacerdoti e altre persone – a volte anche ragazzi e ragazze – che hanno conosciuto Gesù. Io penso che anche voi – e sono sicuro di non sbagliarmi – abbiate fatto spazio a Gesù nel profondo del vostro cuore, della vostra vita, della vostra casa. Il secondo passaggio è: Gesù chiede di abitare in ciò che fate. Allora, cosa fate? Quella cosa che viene in mente subito è: “se il lavoro di Pietro è fare il pescatore, il mio lavoro è la scuola”. Bene e poi? Insieme alla scuola ci sta tutto quello che rappresenta il mio tempo libero. Quindi: scuola e studio, ma poi sport, musica, danza e tutte le cose che faccio nel tempo libero, le mie passioni. Gesù chiede di entrare in quello che tu fai. La tua scuola, il tuo studio, il tuo sport, la tua musica. Gesù dice: “Io penso, io ho bisogno, io desidero, io ti chiedo di entrare anche in quello che tu fai, di viverlo insieme con te. Mi lasci salire sulla tua barca? Mi fai spazio?”. Questo è quello che Gesù vi ha già chiesto e probabilmente sulla barca di molti di voi – cioè in ciò che fanno – Gesù è già salito.
 
San Giovanni Bosco diceva: “Se studi, studia con Gesù; se giochi, gioca con Gesù; se canti, canta con Gesù”. Cioè lascia che Gesù in qualche modo colori, abiti, aiuti la tua vita di ogni giorno, quello che fai ogni giorno. Gesù sale sulla barca.
 
Poi però succede qualcosa di assolutamente inaspettato: è la terza immagine che vi lascio. Pietro è contento che Gesù abiti nella sua casa, Pietro è contento che Gesù sia salito sulla sua barca, ma quando Gesù gli dice: “adesso butta le reti”, Pietro non è più così contento. Si spaventa. Dice: “Non è possibile! Ci ho provato tante volte! Stanotte abbiamo buttato le reti e sono rimaste vuote (come quelle che avete portato voi qui sull’altare). C’è tutta la gente sulla spiaggia che ci guarda e se ci vede fare una cosa del genere mi tirerà in giro per tutta la vita, dicendo: Pietro è impazzito, lui che è un pescatore esperto non sa che adesso a quell’ora qua non si pesca?! E poi è tornato questa notte e lo sa che le correnti non sono favorevoli alla pesca. Cosa sta facendo?”.
 
Alla fine perché lo fa? Pietro dice: “Gesù io ti ho conosciuto e sei venuto nella mia casa. Gesù io sono felice che tu sei salito sulla mia barca. Proprio per questo io butterò le reti. Io mi fido di te, mi fido di quello che mi stai dicendo, mi fido della tua parola, mi fido del Vangelo. Proprio per questo butterò le reti”.
 
Cari ragazzi e ragazze, andate a scuola – io so che molti di voi frequentano anche l’insegnamento della religione – però a volte proprio tra di voi avete vergogna a dire che siete cristiani, che frequentate la parrocchia, che andate all’Eucaristia. Qualche volta avete paura a vivere da cristiani, faccio un esempio: a perdonare. “E no. Se io perdono troppo facilmente mi prendono tutti in giro, se io perdono troppo facilmente sembrerò un debole, se io perdono troppo facilmente chi mi renderà giustizia?”. Pensate ad esempio ad una cosa che succede tutti i giorni e uno dice: “Calma, calma, calma a perdonare!”. Ecco, le nostre reti a volte sono vuote. Uno è come se dicesse: “io non ce la faccio ad essere cristiano, io non voglio essere cristiano, io ci ho provato ad essere cristiano e non ci riesco”. Le reti sono vuote, come quelle di Pietro.
 
Gesù dice a tutti voi giovani: “Getta le tue reti! Fidati della mia parola!”. Allora mi piacerebbe che i più grandi qui – i catechisti, i sacerdoti – raccontassero di tutte le volte che hanno gettato le reti sulla parola di Gesù e le reti si sono riempite. Io ve lo posso dire: quante volte anche io ho avuto le reti vuote, ho detto “sono stanco, Gesù, basta, non ho più voglia di seguirti”. E quante volte, alla fine, la forza di Gesù, la sua parola, la sicurezza della sua amicizia, mi hanno fatto dire: “Lo faccio ancora, sulla tua parola”. Da qui proprio la gioia di veder rinascere le cose che facevo. È una cosa meravigliosa. Queste cose bisogna viverle, cari ragazzi e ragazze, se no restano solo delle idee e delle parole.
 
Lasciate entrare Gesù nel vostro cuore. Tra qualche settimana riceverete il dono dello Spirito Santo. Il dono il Signore ve lo fa, non ha paura a farvi questo dono. Non ha nemmeno paura che voi lo buttiate via questo dono. Lui il dono lo fa. Non ha paura. C’è bisogno però che voi lo accogliate. Se non lo accogliete, il dono del Signore dove andrà a finire?
 
Primo. La casa: il mio cuore, la mia vita, la mia persona, il mio intimo. Lasciare entrare lo Spirito di Gesù nella propria vita.
 
Secondo. La barca: lasciare entrare Gesù in tutto quello che fate, da quello più impegnativo a quello più divertente. Fatelo, lasciando che Gesù sia presente, non dicendo: “adesso tu stai fuori dalla porta perché queste sono cose mie”; ma dicendo: “sono contento di vivere queste cose insieme con Gesù, insieme con il suo Spirito che riceverò nella cresima”.
 
E poi, finalmente, “sulla tua parola getto le reti”. “Sì, perché qualche volta ho paura, qualche volta mi vergogno, qualche volta ho provato e non ci ho ricavato niente, ma mi fido di te, Gesù”.
 
Come è finito questo Vangelo? Pesce per tutti, cioè festa per tutti e Pietro con gli altri suoi compagni che seguono Gesù. Piano piano entrano nella sua missione. È quello che vi auguro: di vivere così intensamente l’incontro con Gesù, che Gesù diventi veramente bello e importante per voi al punto tale da seguirlo e piano piano diventare anche voi collaboratori della sua missione.
 
(trascrizione da registrazione)