Mercoledì delle Ceneri – Cattedrale

18-02-2015
Care sorelle e cari fratelli,
celebriamo questo inizio di Quaresima in un clima di diffusa insicurezza. All’insicurezza sociale, economica e lavorativa si unisce, in queste settimane, l’insicurezza determinata dai venti di guerra e dalla violenza del terrorismo che in maniera sempre più ravvicinata tocca le nostre percezioni, il nostro modo di vedere le cose, i nostri sentimenti.
 
Dobbiamo riconoscere che l’insicurezza diffusa ha avuto tra le sue radici quella dell’indifferenza. Un’indifferenza pigra, ottusa. Un’indifferenza che abbiamo eretto a difesa dei nostri piccoli o grandi egoismi. Un’indifferenza che paradossalmente è stata stravolta assumendo il volto della insicurezza e rischiando di diventare il grembo di sentimenti violenti che non pensavamo potessero albergare nei nostri cuori.
 
All’inizio di questa Quaresima il Santo Padre ci invita a vincere l’insicurezza scardinando l’indifferenza e “rinfrancando i nostri cuori”. È a partire dal cuore che può avviarsi un movimento che vince l’insicurezza, scardinando l’indifferenza e aprendoci nonostante tutto alla speranza. 
 
Che cosa significa rinfrancare i nostri cuori? Significa essenzialmente dar forma al cuore attraverso tre atteggiamenti: la compassione, la comprensione, la condivisione.
 
La compassione che nasce innanzitutto dall’accogliere il dono di Dio. Dice l’Apostolo: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Lasciate che questo dono di Dio raggiunga il vostro cuore, il centro del vostro cuore, la profondità del vostro cuore. Accogliete il dono di Dio. Rinnovate la nostra fede nel dono misericordioso di Dio. Lasciatevi trasformare da quell’Eucaristia alla quale partecipate. Il dono di Dio che ci viene comunicato nell’Eucaristia – particolarmente nell’Eucaristia comunitaria della domenica – nel momento in cui viene accolto, ci trasforma, rinfrancando il nostro cuore e dandogli la forma della compassione. 
 
Compassione che – non dimentichiamo – è una sofferenza condivisa con gli altri. È una sofferenza assunta per la sofferenza degli altri: sofferenze che stanno nella nostra famiglia, sofferenze dei più deboli, dei malati piccoli o grandi, degli anziani, sofferenza di chi in questo momento è smarrito, sofferenza di chi si sente per tante ragioni escluso. Questa compassione, questo soffrire con chi soffre, è una grande forza. Rinfrancate i vostri cuori dando al vostro cuore, che accoglie il dono di Dio, la forma di questo dono, la forma della compassione di Dio. 
 
Rinfrancate i vostri cuori assumendo la forma della COMPRENSIONE. Comprendere ha molto a che fare con l’abbracciare, col prendere tutto di chi sta accanto a noi. È veramente la rappresentazione della misericordia. La comprensione non è giustificazione, non è un lasciar andare le cose, ma è veramente l’esercizio della misericordia. Nel suo messaggio il Papa dice: “Le nostre comunità diventino isole di misericordia nell’oceano dell’indifferenza”. Se mi posso permettere di aggiungere una parola a quella del Papa: le nostre comunità diventino narrazioni della misericordia, che riconosciamo anche fuori delle nostre comunità. Dobbiamo essere capaci di riconoscere questi frammenti di misericordia, di restituirli, di raccontarli. I nostri cuori si rinfrancano attraverso l’esercizio della misericordia che prende i tratti della comprensione. 
 
E finalmente, rinfrancate i vostri cuori attraverso il riconoscimento del limite di cui ciascuno di noi è portatore, cominciando dal limite radicale del peccato, disponendoci alla CONDIVISIONE. Gesù spezzò il pane e il Profeta ci dice: “spezza il tuo pane con l’affamato”. A volte il nostro è solo un boccone di pane, non ci è rimasto molto, per mille ragioni. La strada per vincere l’insicurezza scardinando l’indifferenza è quella della condivisione, a partire dalla coscienza del limite di ciascuno e dal piccolo boccone di pane che ciascuno possiede. 
 
Possiamo dire con convinzione che nell’accogliere questa proposta quaresimale sentiamo dentro di noi la possibilità di una vittoria morale e di una vittoria spirituale su quella pervasiva insicurezza che sembra svuotare ogni slancio.
 
Care sorelle e fratelli, abbiamo udito nella parola evangelica l’indicazione delle tre opere tradizionale della penitenza e della conversione: preghiera, elemosina e digiuno. Particolarmente digiuno: digiuno dal cibo, digiuno dalle dipendenze piccole o grandi che condizionano la nostra libertà e il nostro cuore, digiuno dalle chiacchiere relazionali e mediatiche, sapendo che il digiuno è capace di alimentare la speranza, mentre l’opulenza arrogante è la madre della disperazione.
 
Cari sorelle e fratelli, con il segno che adesso compiamo avviamoci lungo la strada che il Signore ci indica per rinfrancare i nostri cuori.
(Trascrizione da registrazione)