Dedicazione della Cattedrale

14-01-2016
Care sorelle e fratelli, lasciamo che la Parola del Signore illumini la nostra celebrazione e ci introduca a viverla con il particolare ricordo di questa sera della dedicazione di questo tempio al Signore.
 
 
Questa Parola ci descrive alcuni tratti del tempio dedicato a Dio. “La mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”. È una caratteristica che viene attribuita come segno di speranza all’antico tempio di Gerusalemme e che i cristiani leggono come pertinente a quei templi che abbiamo costruito nei secoli e particolarmente a questo tempio, la Cattedrale. Dice cioè di un’apertura universale della Chiesa. Un’apertura che si manifesta concretamente nell’accoglienza di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni cultura, razza, provenienza, estrazione sociale.
 
La Chiesa proprio anche nella sua costruzione materiale è stata percepita come la casa in cui tutti possono venire. Il fatto che alcuni siano esclusi e che nel corso dei secoli qualcuno fosse materialmente impedito di entrarvi, tutto questo è stato vissuto con grande sofferenza proprio perché – ed è bellissimo questo fatto – la chiesa è stata percepita non tanto come uno spazio pubblico ma come una casa aperta.
 
Casa di preghiera per tutti i popoli. Certamente non una casa aperta per qualsiasi tipo di attività, ma soprattutto per la preghiera, per l’incontro con il Signore nelle sue dimensioni personali e particolarmente nelle dimensioni comunitarie.
 
Una casa aperta, dalle porte aperte. Sono contento perché la nostra chiesa Cattedrale ha sempre le porte aperte. Debbo dire – comprendendo tante ragioni che portano altre chiese a non essere così aperte – che ritengo del tutto rilevante che la Cattedrale nel limite del possibile sia aperta. È anche un aspetto positivo che persone “visitino” la Cattedrale per apprezzarne la bellezza, perché la bellezza fa parte della storia della fede e della carità. Certamente il desiderio è che la nostra Cattedrale e le nostre bellissime chiese non diventino musei, non siano luoghi soltanto dove si apprezza l’arte e la cultura, ma rimangano luoghi dove si possa apprezzare anche la fede. Soprattutto la fede.
 
Un’immagine che mi rappresenta questa potrebbe essere il monumento al Beato Paolo VI che l’artista Lello Scorzelli ha realizzato nel Duomo di Brescia rappresentandolo inginocchiato al centro della porta santa. Ci si domanda però da che parte è rivolto il Papa. Evidentemente nell’aprire la porta santa il Papa è rivolto verso la basilica, verso l’interno della Chiesa, ma l’artista ha fatto sì che si potesse in qualche modo leggere anche l’inverso, cioè che il Papa stesse aprendo le porte della Chiesa verso il mondo.
 
Cari fratelli, la Porta della Misericordia è aperta per entrare nel cuore di Dio, ma la Porta della Misericordia è anche per uscire diventando testimoni della misericordia di Dio.
 
La chiesa oltre che che avere un suo aspetto funzionale, evoca moltissimi aspetti spirituali che noi dobbiamo ricondurre al Signore Gesù. L’Apostolo Paolo parla della Chiesa come un organismo vivente, na parla anche come edificio spirituale, ma insiste molto sull’immagine del corpo per farci consapevoli che non sono le pietre che fanno la chiesa, ma le nostre esistenze, vissute organicamente, ancor più che come una famiglia, come un corpo solo nelle sue infinite diversità.
 
Finalmente, nella pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù è nel tempio, proprio nei giorni della festa della dedicazione. Era d’inverno, forse anche questa è una delle coincidenze per cui è stata scelta questa pagina di Vangelo in riferimento all’anniversario della dedicazione della nostra Cattedrale. Nei confronti di Gesù ci sono delle grandi perplessità che diventeranno ostilità: “Dicci se tu sei il Cristo”. L’incomprensione che a volte attraversa anche noi è quella che non riesce a riconoscere che il tempio di Dio vivente oggi come allora è proprio Gesù.
 
Se noi siamo felici di abitare nella nostra chiesa e se vogliamo che la nostra Chiesa abbia tante connotazioni che favoriscono la preghiera e la celebrazione non possiamo dimenticare che la nostra chiesa è diversa da ogni altro tempio perché ci riconduce alla consapevolezza che il tempio vivente è Gesù e che Gesù ha fatto di ogni persona umana il tempio vivente di Dio. Questi sono i convincimenti che stanno nel fondamento della coscienza di un cristiano, che poi lo portano a vivere, ad atteggiarsi, a scegliere, a giudicare alla luce di questi convincimenti.
 
Care sorelle e cari fratelli, c’è un’ultima considerazione che vorrei fare. Per molti questi edifici hanno solo il sapore dell’antichità, a volte bellissima. Sono musei. Ma bisogna riconoscere che ad ogni latitudine del mondo, in ogni epoca del mondo, donne e uomini hanno costruito luoghi per incontrarsi con Dio. Pur consapevoli che Dio si incontra in ogni luogo, hanno dedicato dei luoghi esclusivamente per l’incontro con lui. Tutte le culture, tutte le civiltà, nel passato e anche nel presente.
 
Domenica prossima poserò la prima pietra di una nuova chiesa a Cavernago, di una nuova parrocchia che verrà costruita. In questi giorni si parla di un luogo di preghiera a Bergamo per i fratelli musulmani e si discute attorno a questo. Coloro che credono hanno bisogno di luoghi di preghiera. La testimonianza che noi possiamo dare con le centinaia, migliaia di chiese anche soltanto nella nostra diocesi, e che possiamo dare con la nostra chiesa Cattedrale è il fatto che le nostre chiese sono profondamente legate a una comunità che vive sul territorio. Anche la Cattedrale è il segno di una comunità: la comunità di tutta la diocesi che, insieme con il suo Vescovo, incontra il Signore. Una comunità concreta, una comunità che si riconosce, una comunità che ha un radicamento in una storia in una porzione di territorio. Noi vogliamo dare questa testimonianza: del significato della necessità di un luogo di culto, ma anche della sua congruenza nei confronti di una reale comunità e di un reale territorio.
 
Continuiamo la nostra preghiera nella nostra bella chiesa Cattedrale, benedicendo i nostri padri che l’hanno costruita, benedicendo il Signore nell’anniversario della sua dedicazione, certamente amando questa chiesa e le nostre chiese, nutrendo la nostra fede della consapevolezza che tutto questo è un segno che diventerà tanto più vero tanto più noi saremo la Chiesa del Signore.
 
(trascrizione da registrazione)