24 Ore per la Pace – Le guerre climatiche

Parrocchia di Torre Boldone
25-01-2020

Il messaggio del Papa per la Giornata della Pace di quest’anno, si apre con un’intensa esortazione alla speranza. “La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. … la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili…. Non si ottiene la pace se non la si spera. Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile”.

Non si ottiene la pace se non la si spera, scrive il Santo Padre. I cristiani debbono nutrire un convincimento che non può essere per nulla scontato: la consistenza della speranza non si fonda sulla nostra rinnovata determinazione, sulla necessità impellente di resistere e sopravvivere, si radica piuttosto nella riproposizione chiara della decisività determinante di Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto. E’ Lui che apre al futuro, è Lui il Futuro. Il Risorto ci precede nel tempo, nello spazio, nella storia e oltre la storia e il suo Spirito, lo Spirito Santo ci sospinge. Nulla toglie alla nostra libertà e responsabilità e tutto dona alla nostra attesa di novità, di luce, di vita.

Abbiamo udito le parole del Profeta: Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. E abbiamo pregato le parole del Salmo: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore”. In un passaggio storico che sembra tentarci al ripiegamento deluso e a volte incattivito alla depressione esistenziale e sociale, noi ci riproponiamo di coltivare con rinnovata energia la virtù della speranza, riconoscendo in Lui la sorgente della nostra speranza.

Ma la pace esige non solo l’esercizio della speranza, ma anche la scelta di una conversione. Se è vero che il Signore ha inaugurato un Regno di giustizia e di pace, proprio con la sua morte e risurrezione, coloro che credono sono chiamata a convertirsi, per essere cittadini di questo Regno: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”, abbiamo udito nel Vangelo. Dice il Papa. “Non si può «essere cristiani» se si è «seminatori di guerra» in famiglia, nel quartiere, sul posto di lavoro: che il Signore ci dia lo Spirito Santo per rimanere in Lui e ci insegni ad amare, semplicemente, senza fare la guerra agli altri…

La «pace delle genti» o di un Paese, «si semina nel cuore»: «se noi non abbiamo pace nel cuore, come pensiamo che ci sarà una pace nel mondo»? Ecco la conversione prima e necessaria. Una conversione che si alimenta proprio nella Eucaristia celebrata e partecipata. Mentre ci prepariamo alla Comunione, noi invochiamo con insistenza il dono della pace. Non ci può essere separazione tra Eucaristia e impegno quotidiano per la pace che invochiamo da Dio. “Liberaci o Signore da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni”. E ancora: “Signore Gesù Cristo che hai detto ai tuoi apostoli, vi lascio la pace, vi do la mia pace, non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa e donale unità e pace”. Siamo poi invitati a scambiarci un segno di pace e, infine, a invocare il Signore Gesù attraverso le parole dell’Agnus Dei, che si conclude così: “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace”.

Questa pace è da testimoniare ogni giorno: si è cristiani con i fatti e i fatti si riconducono alla scelta di amarsi, fatta di accoglienza, rispetto, affetto, disinteresse, generosità, collaborazione, pazienza, perdono. Come è possibile che cristiani che vivono l’Eucaristia e addirittura si nutrono del pane della pace, si alimentino contemporaneamente con il pane dell’odio, del disprezzo, dell’ostilità, dell’inimicizia.

Da un cuore di pace, scaturisce l’impegno per un conversione ecologica, così come avete voluto evidenziare in questa 24 ore per la pace. “Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste come strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto per le comunità locali, per il bene comune e per la natura – abbiamo bisogno di una conversione ecologica. … Tale conversione va intesa in maniera integrale, come una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origine di ogni vita”.

L’impegno per la pace è un impegno severo ed esigente: la proposta della 24ore per la pace, lo alimenta e lo sostiene.