19-04-2014
Care sorelle, cari fratelli,
come potete ben vedere e sentire tutto stanotte parla di gioia: è la gioia della risurrezione. La luce che si accende nella notte, l’annuncio della risurrezione accanto al cero e poi le letture degli antichi profeti che ci dicono di come una lunga storia prepara questo evento e poi finalmente il canto del Gloria, l’apostolo che ci dice il significato per la nostra vita della risurrezione di Gesù, e quindi l’alleluia con il Vangelo in cui Gesù appare alle donne affidando loro l’annuncio che attraverserà i secoli fino alla fine dei tempi: “Andate e dite ai miei discepoli: è risorto il Signore!”. L’incontro con lui, l’adorazione, la gioia.
Questa gioia della risurrezione di Cristo stanotte viene rinnovata attraverso un fatto eccezionale: il battesimo di 36 donne e uomini adulti che al termine di un cammino di fede riceveranno la grazia misericordiosa e saranno proprio immersi nell’acqua battesimale, cioè nella morte che ci riscatta dal peccato e nella resurrezione che ci fa nascere ad una vita nuova.
Care sorelle e cari fratelli, vi saluto con particolare affetto e gioia, con voi i vostri padrini e madrine, i catechisti e le catechiste, i sacerdoti delle vostre parrocchie che stasera sono qui con voi, tutti i vostri familiari che penso condividano con voi questa intima gioia, e poi tutta la comunità qui riunita.
Non è la gioia perché diventiamo di più. Effettivamente stasera il numero dei catecumeni battezzati è molto elevato, però non è che noi siamo soddisfatti e ci gloriamo per un numero. No. Noi ci gloriamo, io sono pieno di gioia, proprio per il fatto che ci siamo uomini e donne adulti che sono stati conquistati dal Signore Gesù, che hanno apprezzato il suo Vangelo fino al punto di decidere di credere in lui, come tra un istante sentiremo, e di diventare suoi discepoli. Incontrandoli ho potuto sentire da loro perché diventano cristiani.
Care sorelle e cari fratelli, questo è un grande segno per tutti noi. La gioia di vedere uomini e donne che scoprono il Signore e il suo Vangelo, che scoprono il significato e la potenza della sua risurrezione e in qualche modo restituiscono a noi quello che hanno ricevuto. Diventano cristiani perché hanno incontrato dei cristiani, ma ora a noi che siamo cristiani da tanto tempo, per età, restituiscono la freschezza degli inizi, la gioia degli inizi.
Noi abbiamo bisogno di donne e uomini, di battezzati laici che accolgano il Vangelo, che lo trasformino nelle loro esistenze familiari, nei loro impegni di lavoro, nella costruzione della nostra società e finalmente capaci in qualche modo di contagiare, o meglio di affascinare altri perché non tanto si alimenti il numero dei credenti, ma perché incontrino il Signore, incontrino il suo Vangelo, incontrino quella salvezza, quel riscatto, quella libertà che viene dall’essere suoi discepoli.
Care sorelle e cari fratelli, il Vangelo non è un libro, il Vangelo è Gesù, è la sua persona, è il Vivente. Noi diciamo tante parole – quelle che abbiamo ascoltato sono le parole di Gesù – e compiamo tanti gesti perché in qualche modo vorremmo esprimere la fede in Lui che è vivo, in questo momento, in mezzo a noi. Inoltre sembra che non troviamo tutti i segni adeguati per poter dire questo perché è troppo grande. La bellezza dei segni dice la bellezza di Gesù crocifisso e risorto, perché il Vangelo – ricordatelo – non è un libro: il Vangelo è Lui. Noi leggiamo il Vangelo perché ascoltiamo Lui, perché incontriamo Lui.
Il cuore del Vangelo è la morte e risurrezione di Gesù. Già la sua morte è la nostra salvezza perché è il dono di amore supremo. L’amore salva la vita, l’amore salva il mondo, l’amore di Dio nella persona di Gesù è già il nostro riscatto. Ma, certo, dice l’Apostolo, se Cristo non fosse risorto è come se quel riscatto fosse rimasto racchiuso nel sepolcro. Invece, finalmente, in Gesù Cristo appare la primizia. Non è la primavera della natura, ma la primavera della storia, la primavera della vita: Cristo è l’uomo nuovo che ha vinto la morte. Ha vinto la morte perché ha vinto il peccato e ha vinto il male. Chi rimane unito a Cristo non sarà più sconfitto dal male, anche se ci cadrà mille volte.
Cari catecumeni tra poco cristiani battezzati, cari fratelli e sorelle cristiani riuniti questa sera per questa veglia, ogni giorno raccontiamo la storia della risurrezione. Raccontiamola con le parole, raccontiamola soprattutto con i gesti della nostra vita che sono e diventeranno gesti di risurrezione nella misura in cui saranno i gesti di Gesù.
Non c’è resurrezione senza croce, ma – dobbiamo dirlo – non c’è croce di coloro che seguono Cristo che non approdi alla resurrezione. Qualsiasi siano le prove della nostra vita, qualsiasi sia l’oscurità che a volte scende sulla nostra vita, chi segue Cristo portando la sua croce arriverà, non solo alla fine, ma già nella vita, alla gioia della resurrezione.
Così. risorti nel cuore diventiamo seminatori di resurrezione nella vita delle nostre famiglie, delle nostre comunità, del mondo intero.