19-06-2013
Cari fratelli e sorelle,
Ci siamo ritrovati qui nel paese nel quale Papa Giovanni nasce e lui resta sempre molto legato a questo paese, alla sua famiglia, alla sua parrocchia, alle sue radici. La vita di Papa Giovanni lo porta in diverse parti d’Europa: a Roma, poi in Bulgaria, poi in Turchia, in Grecia, in Francia, a Venezia e finalmente a Roma come successore di Pietro. Però il ricordo, l’affetto, la riconoscenza, il legame con questa terra, con questo paese, con la sua diocesi è sempre stato fortissimo.
Un legame non fatto solo di ricordi, ma fatto anche dal riconoscimento che il suo modo di credere in Dio, di credere nel Signore, la sua devozione alla mamma di Gesù sono nati qui e lo hanno segnato per sempre. In questo momento possiamo proprio dire: ricordiamo la nostra giovinezza, le persone che ci hanno voluto bene, ma anche quelle che ci hanno insegnato ad essere e a vivere da cristiani. Vogliamo proprio ringraziare il Signore per questo dono che abbiamo ricevuto.
Diventa Papa e non è più giovanissimo. Ho letto in questi giorni un suo appunto di quando compie 80 anni, nel quale dice: “Siamo alle soglie della vecchiaia”. [Se dice che a 80 anni “siamo alle soglie della vecchiaia” allora c’è un po’ di speranza anche per noi]. È diventato Papa solo due anni prima, è anziano tanto è vero che molti diranno “è un Papa che durerà poco”, altri dicevano “è un Papa di passaggio”. Sappiamo poi però quello che ha fatto: quando noi ricordiamo Papa Giovanni dobbiamo sempre ricordare questa Pentecoste della Chiesa che è stato il Concilio Ecumenico. Eravate tutti giovani quando il Papa ha aperto il Concilio e vi ricorderete di questo grande momento in cui i Vescovi di tutto il mondo si sono riuniti per rilanciare l’impegno e la missione di Gesù nel mondo per annunciare il Vangelo a tutti gli uomini.
Quando Papa Giovanni diventa Papa ha 78 anni. Ci sono persone della vostra età, ma anche della mia età, che hanno già concluso la loro vita. Ci sono persone della vostra età che stanno meglio di voi. Ci sono persone della vostra età e anche più giovani di voi che stanno peggio di voi. Queste sono le vicende della vita.
Papa Giovanni fin da giovane, proprio cominciando dagli insegnamenti del suo parroco, desidera compiere la volontà di Dio e ogni circostanza della sua vita, ogni giorno, chiede al Signore di comprendere quale è la sua volontà e di dargli la forza di corrispondere, di attuarla, di metterla in pratica.
Il fatto di invecchiare appartiene alla vita, il fatto di invecchiare meglio o peggio appartiene alle leggi della natura che hanno fatto il nostro corpo in un certo modo o alle diverse vicende vissute. Qualsiasi sia la nostra condizione Papa Giovanni ci insegna a dire: “Signore quale è la tua volontà?”. Quale è la tua volontà in questo momento in cui riesco ancora a camminare e a esprimermi bene direbbe qualcuno, qualcun altro invece direbbe in questo momento in cui io non riesco più a muovermi facilmente o non riesco a farmi capire. Signore cosa vuoi da me in questa condizione? Ecco cosa ci insegna.
Roncalli è a Bergamo, giovane sacerdote come segretario del suo Vescovo: “Signore cosa vuoi che io faccia in questa situazione?”. Poi lo chiamano a Roma: “Signore cosa vuoi che io faccia qui?”. Poi lo mandano dall’Italia e lui che tutti i giorni dice: “Signore cosa vuoi che io faccia nella condizione in cui mi trovo?”.
Questo è il primo insegnamento che io vorrei condividere con voi. Ognuno ha la salute che ha, si trova nella situazione che conosce, ma dobbiamo imparare da Papa Giovanni a dire: “Signore, in questo momento della mia vita cosa vuoi che io faccia? E dammi la forza di compierlo”.
Il secondo elemento che vorrei ricordare a partire da Papa Giovanni ed accompagna tutta la sua vita, soprattutto il momento della sua vecchiaia, il momento del suo servizio come successore di Pietro. Vorrei lasciarvelo perché vorrei tanto che fosse anche il mio atteggiamento.
Da un verso sembra che il compiere la volontà di Dio sia qualcosa di passivo (“Signore fammi comprendere la tua volontà e dammi la forza di corrispondervi”). Tuttavia, Papa Giovanni, soprattutto nella sua vecchiaia e nella sua malattia, offre ogni giorno la sua vita per la Chiesa.
Cari fratelli e sorelle, io so che qualche volta soffrite perché non potete più fare quello che facevate e qualche volta la sofferenza diventa ancora più grave che risulta inutile. No, nessuno è inutile. In qualsiasi condizione sia, anche la più provata, anche quando le energie vengono meno, anche quando la testa si appesantisce e la parola non esce più fluida, nessuno è inutile, perché tutti possono fare della loro vita un’offerta al Signore, un’offerta con il Signore per il bene dei vostri cari, per il bene delle persone che vi assistono, per il bene della Chiesa, per il bene del mondo.
È la gioia di poter dire: questa mia giornata, questa mia sofferenza non la lascio disperdere come si disperde l’acqua in un lavandino che perde. La voglio offrire a te, Signore. Noi adesso celebriamo l’Eucaristia: è Cristo che si offre. Io posso mettere la mia vita insieme a quella di Cristo, la mia giornata insieme a quella di Cristo. Come si fa a parlare di inutilità?
Papa Giovanni invecchia, poi si ammala negli ultimi mesi della sua vita e sempre di più diventa forte in lui questo servizio. È amatissimo: quando appare la gente lo abbraccia con lo sguardo e con la fede. Tutti lo ricordano: sto leggendo le lettere che le persone scrivono a Mons. Capovilla quando lui ormai si aggrava. Un affetto grandissimo, ma la cosa più grande che lui fa è quella di offrire la sua vita giorno per giorno.
Queste sono le due cose che volevo lasciarvi. La prima: “Nella mia condizione, Signore, cosa vuoi che io faccia? Voglio fare la tua volontà!”. La seconda: “Signore, a volte mi sembra di non poter più fare nulla, ma una cosa la potrò fare sempre: offrire a mia vita per te, per la tua missione, per le persone che mi sono care, per la Chiesa e per il mondo”. Cominciamo a farlo proprio ora, continuando a celebrare insieme la nostra Eucaristia.
(trascrizione da registrazione)