Sabato santo – Veglia pasquale

Cattedrale
30-03-2024

Care sorelle e fratelli,
cari sacerdoti, diaconi, seminaristi,
la ricchezza della Veglia Pasquale è quanto stiamo sperimentando: ricchezza di parole e di segni come la luce, l’acqua, il pane e il vino.

Tra poco saremo coinvolti dal battesimo che tre nostri fratelli riceveranno questa notte, tra cui una coppia di sposi. Ricevono il battesimo, il dono della Spirito nella cresima e poi per la prima volta con noi riceveranno l’Eucaristia. È un dono la loro presenza in mezzo a noi, perché vedendo loro siamo riportati al dono che abbiamo ricevuto anche noi e che spesso – dobbiamo ammetterlo – dimentichiamo, non solo perché passano gli anni, ma per abitudine rischiamo di lasciar scappare ciò che rappresenta il dono del Battesimo nella nostra vita.

L’acqua è un simbolo che immediatamente ci ricorda la vita e alimenta la consapevolezza che senza acqua non c’è vita.

Nel momento in cui benediremo l’acqua e la faremo scorrere su di loro, ricorderemo l’acqua del nostro Battesimo. Questo ci riporta al dono della vita. Senza acqua non c’è vita.

D’altra parte l’acqua è anche il segno della morte. Abbiamo udito la grande e drammatica pagina dell’Esodo: Israele libero dalla schiavitù attraversa il mare, ma è lo stesso mare che seppellisce i suoi inseguitori e oppressori. Un’altra grande immagine è il diluvio: l’acqua ha la forza di distruggere la vita e può portare la morte. Oggi, grazie alla comunicazione pervasiva di cui possiamo godere, noi assistiamo a certi fenomeni naturali in cui l’acqua diventa veramente devastante.

Anche questo ha a che fare con il Battesimo: abbiamo udito l’apostolo che ci dice che battesimo vuol dire “immersione”. Noi faremo scorrere quest’acqua su loro, che chineranno il capo quasi a immergersi come si faceva un tempo. Ma poi si rialzeranno. Noi ci immergiamo nella morte di Cristo per risorgere con lui alla vita nuova . Questo è il battesimo.

Tutto ciò che è morte muore in Cristo.

Tutto ciò che risorge, risorge a una vita nuova con lui.

Questo è il dono pasquale. L’evento della morte e risurrezione di Gesù diventa esperienza esistenziale e condizione della nostra vita: noi siamo morti con Cristo e con Cristo siamo risorti.

Tutto questo può sembrare solo parola, simbolo, evocazione, speranza. Noi da credenti riconosciamo che è dono di Dio e siamo qui per questo. Ma è un dono fecondo: il dono della vita nuova in Cristo genera una nuova umanità la cui caratteristica fondamentale è la fraternità.

Care sorelle e fratelli, un mondo diviso, un mondo in cui l’ostilità sembra essere la cifra che domina, un mondo in cui l’altro diventa un pericolo e forse un nemico, che cosa significa per noi “la vita nuova”? Che cosa significa essere portatori di questa grazia?

Significa giorno per giorno, gesto per gesto, sentimento per sentimento, sguardo per sguardo corrispondere alla vita nuova creando e ricreando – senza mai rassegnarsi – un’umanità nuova in cui le relazioni vivano di una fraternità nuova. A noi a cui le relazioni ci stanno care e ci sentiamo sempre esposti facilmente all’abbandono della solitudine viene donata una vita nuova e una fraternità nuova.

La vita nuova significa anche una libertà nuova. Muore con il Cristo crocifisso quel male che lo ha ucciso: la libertà è la libertà dal male, cari fratelli. La libertà, la vera libertà, la libertà nuova è tutta per il bene. Non è semplicemente una scelta tra bene e male, ma è la libertà dal male per poter realizzare il bene. Ed è un bene che ci accumuna, perché non è solo il mio bene.

La vita nuova è finalmente contrassegnata da una speranza nuova. Cari fratelli e sorelle, viviamo tempi in cui sperare è difficile e la speranza rischia di lasciare il terreno alla rassegnazione, se non alla paura. La vita nuova in Cristo è contrassegnata da una speranza che è frutto della fede in lui. Molte volte le nostre speranze sono smentite. La fede in lui invece continuamente genera ad una speranza irriducibile.

Noi siamo esposti alla paura, al timore, alla trepidazione come tutta l’umanità, ma stanotte, a partire dal gesto che ci ricorda il nostro Battesimo – quel Battesimo che riceveranno questi nostri fratelli e questa nostra sorella – noi possiamo dire: “in Cristo non abbiamo paura!”.

(trascrizione da registrazione)