11-04-2012
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo udito il giovane in veste bianca dire: “Voi cercate Gesù nazareno, il crocifisso, è risorto, non è qui, vi precede in Galilea e là lo vedrete”.
In questa ricchissima Veglia di gesti e di parole permettetemi semplicemente di invitarvi a questa attenzione: l’attenzione di non pensare al passato, nel senso che quasi senza renderci conto le parole che udiamo e i gesti che stiamo compiendo li collocassimo in un passato che stiamo ricordando, che stiamo riproponendoci, come se attraverso tutto questo si ravvivasse la nostra fede. E’ molto diverso: è in questo momento che l’angelo dice alla sua Chiesa “è risorto, non è qui, vi precede in Galilea! Non cercatelo nel sepolcro, neppure quello di un grande passato, lui è risorto ora e per sempre e così per tutti i secoli”.
Gesù di Nazareth, crocifisso, colui in cui crediamo, è vivo. Lui è in mezzo a noi, in noi e nelle nostre terre quotidiane ben rappresentate dalla Galilea dove ci invita ad andare. E’ la nostra vita quotidiana: “là lo vedrete”. Ed è lui che con la sua parola offerta ogni domenica ci insegna a riconoscerlo e a vederlo, perché è vivo, è vivente.
La sua non è soltanto una presenza, la sua è una comunicazione di vita per tutti coloro che credono in lui. Noi non possiamo dimostrare la resurrezione di Cristo, anche se l’amore per Cristo ci induce a raccogliere tutti i segni che avvalorano la nostra fede. Ma noi possiamo testimoniarlo, vivendo da risorti.
La fede di ogni cristiano può essere espressa così: “Io so che il mio Signore è vivo, condivido questa fede con la Chiesa. Egli è la mia vita”.
Dice l’Apostolo, l’abbiamo udito: “Come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.
Dice l’Apostolo, l’abbiamo udito: “Come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.
Raccogliendo tutto questo mi sono detto: io morirò, non solo l’ultimo giorno, morirò ancora tante volte durante il corso della mia esistenza, ma proprio per quella fede che stasera noi ci stiamo riproponendo alla luce dell’annuncio pasquale io so che risorgerò, non solo alla fine dei tempi, ma ogni giorno in Cristo risorto io posso risorgere.
Cari catecumeni, che tra poco riceverete il battesimo, riceverete questo dono: il dono della vita di Cristo risorto. Anche voi avrete ancora i vostri momenti oscuri e le vostre morti durante la vita, prima della morte finale, ma come il Cristo risorto vince la morte finale, così lui che vi è comunicato vi farà risorgere ogni giorno.
Cari giovani, vi abbiamo ascoltato proclamare le letture. Giovani che rappresentano tutti i nostri figli e i nostri giovani. Questa è la sorgente della nostra speranza: non un’idea, ma una persona di cui conosciamo la storia e di fronte a cui accogliamo l’annuncio sorprendente della resurrezione.
Cari fratelli e sorelle, in Cristo risorto noi troviamo la ragione della nostra gioia. Sì, pur in mezzo a prove ed a volte ad autentiche sofferenze, l’annuncio del Cristo risorto diventa una sorgente inesauribile di gioia.
E’ così che ora continueremo la nostra celebrazione rinnovando la grazia del nostro battesimo e guardando con affetto, simpatia e gioia questi fratelli che lo riceveranno e finalmente celebreremo insieme l’Eucarestia, il segno perenne che Cristo ci dà non solo della sua presenza ma della sua vita donata a tutti noi.