Ordinazione dei Diaconi Permanenti

Cattedrale
18-01-2020

Le parole del profeta Isaia ci introducono alla figura del servo: Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria”. Questa dichiarazione rivela non solo una condizione, ma anche una missione: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”.

In questa Eucaristia, il Vescovo sta per ordinare diaconi e dunque “servi” due uomini della nostra Comunità. Le parole che abbiamo appena udito, risuonano in modo particolare per loro. Il Signore li chiama per una missione: essere “luce” per tutti e in tutte le dimensioni della vita: quelle terre e periferie che non sono solo geografiche o urbanistiche, ma sono soprattutto esistenziali e sociali.

In che modo il loro servizio, che assume una dimensione sacramentale con l’ordinazione, sarà “luce”, secondo la parola del Signore?

Innanzi tutto nel servizio ai poveri: questo servizio caratterizza sin dalle origini della Chiesa, la figura del diacono. I primi diaconi, appunto, vengono eletti e ordinati perché le vedove povere possano ricevere l’aiuto fraterno della Comunità in modo adeguato. A fronte di esigenze crescenti e della reale complessità della vita sociale e personale, l’elenco delle povertà non si è accorciato e quello dei poveri si è allungato, anche a causa di una disuguaglianza crescente in Italia e nel mondo.

Il “diacono” è il modello del servizio al povero che ispira l’esercizio dell’amore del prossimo da parte di ogni cristiano. In altra maniera, possiamo definire il “diacono” come il “prototipo” del servizio del cristiano.

Due sono le caratteristiche evangeliche di questo servizio: la prima è l’amore, la testimonianza dell’amore di Cristo per ogni persona umana, a cominciare dal povero. L’organizzazione dei servizi e la crescita di forme di volontariato in ogni ambito è certamente un segno di civiltà e di concreta solidarietà; per il cristiano, la connotazione del servizio secondo il Vangelo non è dettata solo dalla forma del bisogno, ma soprattutto dalla forma dell’amore, l’amore di Cristo.

La seconda caratteristica è la carne, la carne del povero: con l’insistenza e la passione che lo contraddistingue, il Santo Padre invita i cristiani a “toccare la carne del povero”. Si tratta di avvicinarsi, di condividere, di stare insieme: decisiva non è l’organizzazione, ma la relazione, l’incontro, lo sguardo, l’abbraccio. Il “diacono” è ordinato, per essere “sacramento”, cioè segno visibile e comunicativo del servizio di Dio, come si è rivelato in Gesù, che si è fatto carne del povero, per condividere la nostra condizione.

L’organizzazione della carità ha assunto molte forme nella Chiesa, ma non può sostituire il gesto concreto del farsi prossimo al povero: al diacono possono essere affidate anche responsabilità comunitarie di esercizio della carità, ma non sono alternative e tanto meno lo esonerano dalla testimonianza personale, proprio a cominciare dalla sua famiglia e da coloro che collaborano con il suo servizio.

Ancora: la “luce” del diacono brilla nel servizio della Parola di Dio. Nella celebrazione il diacono annuncia il Vangelo, è abilitato al ministero della predicazione; nella comunità è catechista e guida di gruppi di catechesi. A queste responsabilità che scaturiscono dal sacramento è profondamente unita quella di servire la Parola di Dio nel concreto della vita quotidiana: abbiamo particolare bisogno di questo servizio. E’ la parola del Vangelo che diventa “dialetto”, non perché assume la cadenza e il vocabolario dialettale, ma perché si fa comunicazione reale, pertinente, comprensibile, vitale, nelle concrete situazioni della vita. La predicazione è necessaria, ma non meno è necessaria una parola che illumina e tocca il cuore, soprattutto nelle condizioni di sofferenza e smarrimento.

Il rapporto tra la carità verso il povero e la Parola annunciata è assolutamente necessaria: la carità senza la Parola del Vangelo si esaurisce nel gesto; la Parola del Vangelo senza carità si esaurisce in un suono.

Infine, la ricchezza del ministero del diacono attinge necessariamente alla sorgente dell’Eucaristia. Il diacono può battezzare, assistere al matrimonio, celebrare le esequie; non presiede la celebrazione dell’Eucaristia, ma vi attinge quotidianamente la Grazia del servizio di Cristo e la rappresenta davanti alla comunità, nel servizio liturgico.

Lontano dall’essere esibizione compiaciuta, il servizio liturgico, rivela la profonda contiguità tra l’Eucaristia, la Parola di Dio e il servizio del povero, frutto del mistero d’amore di Cristo, che nell’Eucaristia viene celebrato e comunicato. Una liturgia senza diakonia, diventa un tradimento; una diakonia senza liturgia diventa un’eresia.

Le parole del salmo diventino l’espressione dell’animo con cui ora vi disponete alla vostra ordinazione diaconale: “Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo”Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”.