05-03-2014
Cari fratelli e sorelle,
con il sobrio e solenne rito della Ceneri, iniziamo la Santa Quaresima: si tratta dell’itinerario verso la Pasqua, dell’appello alla conversione, del riconoscimento del nostro peccato e della nostra condizione di peccatori, del pentimento e dell’inizio di una vita nuova, segnata decisamente dall’amore.
La preghiera, il digiuno e l’elemosina, sono gli esercizi spirituali che contrassegnano questo itinerario, il cui spirito ci è stato ricordato dalle parole stesse di Gesù.
In questo orizzonte si pone il messaggio del Papa che vi invito a leggere e di cui sottolineo alcuni passaggi.
La manifestazione dell’amore di Dio avviene attraverso il suo radicale avvicinamento, la sua totale condivisione di una condizione umana segnata dal peccato e da una radicale povertà. Dio diventa povero per arricchirci: è il suo stile e deve essere lo stile della Chiesa e di ogni cristiano. Non basta aiutare, bisogna avvicinarsi, accogliersi, accompagnarsi. La tentazione alla quale siamo esposti e in cui spesso cadiamo è quella di pensare che lo stile di Gesù possa essere sostituito dalla ricchezza dei mezzi di cui disponiamo e dalla generosità intelligente con cui li utilizziamo, senza mettere in gioco noi stessi, senza farci coinvolgere personalmente e senza provocare altrettanta fraternità, prossimità nella vita degli altri, perché ciò divenga ‘costume comunitario’, cammino di chiesa. Dice il Santo Padre: “Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle”.
Davanti alle miserie dell’uomo e del mondo, il Papa ci invita ad aprire gli occhi e a farci annunciatori della misericordia di Dio, della sua vicinanza, della sua amicizia e nello stesso tempo ci affida il compito di diventare misericordiosi, di farci vicini, di manifestare un’amicizia che riscatta e apre alla speranza.
Tutto questo non si può fare senza rinunciare a qualcosa per farci vicino ai poveri: insieme al dono, ci deve essere una rinuncia che ci coinvolga profondamente. “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole.”
Proprio alla luce del Vangelo e del Messaggio di Papa Francesco, nella felice prospettiva della Canonizzazione di Papa Giovanni, desidero indicare un percorso che assuma il valore di un segno forte ed eccezionale, che confido non si consumi in se stesso, ma diventi capace di generare solidarietà e speranza, di moltiplicare piccoli e grandi gesti di appartenenza, di solidarietà, di fraternità, in ogni nostro contesto di vita quotidiana.
Questo percorso è contrassegnato dalla vicinanza ai poveri, dalla condivisione con le famiglie che hanno perduto le sicurezza fondamentali del lavoro e della casa, da un rinnovato impegno educativo in direzione della solidarietà ispirata dal Vangelo.
In concreto la Diocesi si impegna
a sostenere per un triennio la gestione della scuola intitolata a Papa Giovanni in Haiti, dopo il tragico terremoto di tre anni fa;
di procedere alla ristrutturazione di un luogo di accoglienza e servizio ai più poveri, nel cuore della nostra città.
Inoltre la nostra Chiesa diocesana vuole rinnovare il suo impegno nei confronti delle famiglie più duramente provate dalla crisi economica e occupazionale andando ad irrobustire il Fondo “famiglia-lavoro”, e arricchendolo di una nuova linea di aiuto intitolata “famiglia-casa”, con una consistente somma, frutto della decisione di alienare una della sue proprietà, nell‘orizzonte di quella spoliazione che il Papa ci invita a compiere con le parole del Messaggio per la Quaresima di quest’anno.
A questo impegno della Diocesi chiedo che si uniscano tutti i sacerdoti, con la rinnovata rinuncia ad una mensilità che proporrò in occasione del prossimo Giovedì Santo, e tutte le comunità parrocchiali con una raccolta di offerte nella Domenica della Canonizzazione di Papa Giovanni.
Questo percorso sarà contrassegnato dal punto di vista educativo dalle proposte degli Uffici diocesani per la Quaresima, rivolte alle famiglie, ai giovani, adolescenti e ragazzi, dalla preparazione dei giovani in partenza per esperienze Caritas e Missionarie in città e paesi poveri in Italia e nel mondo e dall’inaugurazione di una chiesa nuova in Albania, dedicata a Papa Giovanni.
Questo impegno straordinario vuol essere come un seme di speranza, gettato nei solchi della storia, della nostra vita, delle nostre comunità, nei cuori di tutti, ricchi e poveri.
Care sorelle, cari fratelli, donne e uomini di buona volontà di questa cara e generosa terra bergamasca: questo segno rimane del tutto limitato, addirittura sterile, se non raggiunge la coscienza di ciascuno, se non ci sprona a uscire dai nostri timorosi e incancreniti egoismi, se non alimenta un modo di vivere capace di nutrire la speranza a partire dai gesti più quotidiani di vicinanza, comprensione e aiuto nelle nostre famiglie, tra le nostre famiglie, con le famiglie più povere, con coloro che non hanno più alcuna famiglia.
La quantità, anche considerevole delle risorse, non può sostituire quella conversione dei cuori che è il vero motivo di questo segno forte che la nostra Chiesa vuol offrire a tutti, perché si comprenda che la strada della risurrezione è essenzialmente la strada di un amore generoso, condiviso, che comprenda tutti a cominciare dai più piccoli e dai più deboli.
I gesti di solidarietà devono diventare espressione e insieme nutrimento di una mentalità risvegliata alle dimensioni della giustizia, della solidarietà, della bellezza che ne scaturisce, e di modi di vivere che quotidianamente realizzino questi orizzonti di speranza autentica.
Si tratta non solo di rinunciare e di mettere a disposizione risorse economiche, di tempo, di competenze, ma di rinnovare i gesti quotidiani di aiuto vicendevole, di attenzione e accoglienza reciproca, proprio cominciando dalle nostre famiglie, dagli anziani e malati, dai piccoli e i poveri, dagli emarginati e i disprezzati.
Non possiamo delegare a gesti eccezionali, seppur bellissimi, la costruzione di una comunità in cui ciascuno possa veramente ritrovarsi, cominciando da coloro che più concretamente rischiano di essere “scartati e dimenticati”. Si tratta di una conversione a stili e scelte di vita e non solo di un gesto nobile, ma isolato. In particolare per noi cristiani la conversione ad una carità veramente evangelica a dimensione personale e comunitaria è espressione dell’autenticità della fede in Cristo Gesù e nutre questa fede.
Non possiamo pensare ad una fede separata dalla carità e neppure ad una carità separata dalla fede. Allora la nostra gioia sarà grande, non per obiettivi e risultati raggiunti, ma perché i nostri cuori e le nostre esistenze potranno assaporare la bellezza della vita buona secondo il Vangelo di Gesù, offerta ad ogni persona umana e all’intera umanità resa veramente più fraterna ed ospitale.”