Memoria di Papa Giovanni – Inaugurazione Giardino della Pace – Sotto il Monte

11-10-2013
Lo scorso anno: apertura dell’Anno della Fede
 
Celebrazione del 50^ della morte, culminata nel pellegrinaggio sulla sua tomba e nell’incontro con Papa Francesco
Quest’anno l’annuncio della sua canonizzazione straordinaria, sostenuta dalla benevolenza del Santo Padre e da una ricchezza di motivi che troveremo modo di approfondire preparandoci all’ evento, al quale invito la Diocesi intera perché vi partecipi coralmente.
 
Ad un anno di distanza da quella celebrazione, nel contesto di un offerta rinnovata di accoglienza e di percorsi per i numerosissimi pellegrini, da parte della Parrocchia, della Comunità del PIME, del Comune, della Diocesi, delle Istituzioni e della intera comunità di Sotto il Monte, inaugureremo il Giardino della Pace.
 
E’ proprio questa circostanza, sostenuta da numerose e altamente qualificate commemorazioni della firma dell’enciclica Pacem in terris, che mi induce a condividere con voi alcune riflessioni sul dono e l’impegno per la pace, così come Papa Francesco, ricordando Papa Giovanni, ci consegna.
 
Nel discorso rivolto al nostro pellegrinaggio, il Santo Padre, commentando il motto di Papa Giovanni, si esprimeva così: “Vorrei partire dalla pace, perché questo è l’aspetto più evidente, quello che la gente ha percepito in Papa Giovanni: Angelo Roncalli era un uomo capace di trasmettere pace; una pace naturale, serena, cordiale; una pace che con la sua elezione al Pontificato si manifestò al mondo intero e ricevette il nome della bontà”.
L’aspetto più evidente e percepito dal mondo intero.
 
E continua: “In realtà, Papa Giovanni trasmetteva pace perché aveva un animo profondamente pacificato: lui si era lasciato pacificare dallo Spirito Santo. E questo animo pacificato era stato frutto di un lungo e impegnativo lavoro su se stesso, lavoro di cui ci è rimasta abbondante traccia nel Giornale dell’Anima”.
 
La percezione diffusa non indotta, ma comunicata dalla verità del suo essere profondamente in pace: non pacifico, ma pacificato dallo Spirito e quindi comunicatore di pace e promotore di pace.
Una pacificazione spirituale dunque, alla quale corrisponde non solo per propensione del suo carattere, ma per un impegnativo lavoro su se stesso. Questa quotidiana ascesi, fatta anche di minuscole e concretissime attenzioni, è una caratteristica di Papa Giovanni, che troppo spesso è dimenticata.
 
La pace è dono di Dio, frutto dello Spirito e coltivazione dell’impegno di ogni uomo. La pace è l’esito di quella Obbedienza alla volontà di Dio riconosciuta nell’ascolto della sua Parola e nel discernimento dei segni dei tempi che Papa Giovanni si è proposto come criterio di tutta la sua vita, ancor prima che ne adottasse il motto. “Era un uomo di governo, era un conduttore. Ma un conduttore condotto, dallo Spirito Santo, per obbedienza”.
In questi mesi, a partire dalle gravi crisi in diverse parti del mondo e particolarmente in Siria, abbiamo avvertito quanto sia necessario un impegno condiviso e deciso per la pace, per la creazione di reali condizioni per la pace. Se questo appare imponente osservando il mondo e la storia, non è meno stringente, osservando la nostra vita, le nostre famiglie , la nostra società, il nostro Paese. Abbiamo bisogno di pace, abbiamo bisogno di una pace solida perché vera. Allora l’orizzonte sarà libero dalle oscurità che pesano nei nostri cuori e davanti agli occhi, speriamo non assuefatti, dei più giovani tra noi.
 
Alla luce di questa consapevolezza, appaiono particolarmente significative la parole che Papa Francesco ha pronunciato in occasione della commemorazione dell’Enciclica Pacem in terris. Il famoso discorso della “vergogna”. Davanti all’ennesima e imponente tragedia di Lampedusa, il Papa pronuncia quella parola: non un atto di accusa, ma un esame di coscienza all’umanità dell’uomo e ai criteri di edificazione della convivenza umana.
Il Papa dice: “Qual è il fondamento della costruzione della pace? La Pacem in terris lo vuole ricordare a tutti: esso consiste nell’origine divina dell’uomo, della società e dell’autorità stessa, che impegna i singoli, le famiglie, i vari gruppi sociali e gli Stati a vivere rapporti di giustizia e solidarietà. E’ compito allora di tutti gli uomini costruire la pace, sull’esempio di Gesù Cristo, attraverso queste due strade: promuovere e praticare la giustizia, con verità e amore; contribuire, ognuno secondo le sue possibilità, allo sviluppo umano integrale, secondo la logica della solidarietà.
 
Guardando alla nostra realtà attuale, mi chiedo se abbiamo compreso questa lezione della Pacem in terris. Mi chiedo se le parole giustizia e solidarietà sono solo nel nostro dizionario e tutti operiamo perché divengano realtà”.
Cari fratelli e sorelle, non vogliamo sottrarci ingenuamente alla gravità e complessità dei problemi e dei fenomeni del nostro tempo: non si tratta di sottovalutare lo spessore di questi problemi. Qui si tratta piuttosto di considerare le risposte a questi problemi e se veramente queste risposte corrispondono al Vangelo e ai fondamenti necessari a costruire una pace vera.
 
Ancora Papa Francesco: “La Pacem in terris traccia una linea che va dalla pace da costruire nel cuore degli uomini ad un ripensamento del nostro modello di sviluppo e di azione a tutti i livelli, perché il nostro mondo sia un mondo di pace”.
Stasera inauguriamo il Giardino della pace: è un gesto simbolico, è un luogo simbolico. Ma perché il simbolo sia vero, perché tutti gli uomini coltivino giardini di pace nelle terre esistenziali loro affidate, è necessaria quell’obbedienza all’interiore verità dell’uomo che Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio diventato uomo, ci consegna.
 
Il Papa così ci salutava: “Cari bergamaschi, eio mi permetto di aggiungere cara Comunità di Sotto il Monte, voi siete giustamente orgogliosi del “Papa buono”, luminoso esempio della fede e delle virtù di intere generazioni di cristiani della vostra terra. Custodite il suo spirito, approfondite lo studio della sua vita e dei suoi scritti, ma, soprattutto, imitate la sua santità. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo. Non abbiate paura dei rischi, come lui non ha avuto paura. Docilità allo Spirito, amore alla Chiesa e avanti… il Signore farà tutto”.