Maria Madre di Dio e Giornata mondiale della Pace

Cattedrale
01-01-2019

Care sorelle e fratelli,

tutto il tempo del Natale è caratterizzato da un sentimento di pace, di attesa di pace, di desiderio di pace, di preghiera per la pace. Questo è alimentato dal mistero che i cristiani celebrano: la nascita di Gesù è accompagnata da annunci di pace.

Nell’annunciazione a Maria – che oggi veneriamo come Madre di Dio, perché madre di Gesù – viene promesso un figlio che, dice l’angelo, sarà “il principe della pace”. Nel momento in cui viene alla luce, i pastori per primi vengono resi partecipi di questo evento con parole che dicono pace e che noi continuamente ripetiamo nella nostra preghiera: “gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

In maniera provvidenziale in questa giornata di apertura dell’anno, venerando Maria Santissima, ormai da 52 anni la Chiesa Cattolica celebra la Giornata della Pace. Vogliamo accogliere il messaggio che ogni anno il Sommo Pontefice indirizza alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà nel segno della pace.

Siamo consapevoli come cristiani che un nostro impegno decisivo è proprio quello per la pace. Dice il Santo Padre: “Offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo”. Tutti i Pontefici del XX e XXI secolo si sono prodigati in modo evidentissimo, direi eroico, per la pace del mondo. Non dimenticheremo mai la grande profezia di pace di San Papa Giovanni XXIII a noi particolarmente caro, insieme alle scelte di San Paolo VI suo successore – i due Papi del Concilio – che sintetizzo nelle parole che pronunciò dinanzi all’Assemblea dei rappresentanti di tutto il mondo, alle Nazioni Unite, quando con la sua voce delicata e nello stesso tempo ferma, disse: “Mai più la guerra!”.

Noi vogliamo raccogliere le parole di Papa Francesco in questo orizzonte, nel suo messaggio che quest’anno ha come titolo: “La buona politica è al servizio della pace”.

Scrive: “Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza”.

Tanti sono i pensieri che ciascuno di noi può fare attorno al bene e al dono della pace. Certamente non possiamo non evidenziare nella ricchezza del messaggio del Papa la grande inquietudine che un fenomeno del nostro tempo ha suscitato in tutti i popoli della terra: questo grande fenomeno che tutti abbiamo imparato a chiamare “globalizzazione” ha rivelato anche i suoi lati oscuri e le sue conseguenze inique che hanno pesato soprattutto sui più deboli, sui più fragili, su coloro che sono maggiormente esposti alla povertà. Tutto questo alimenta sentimenti di rancore, di risentimento sociale, di rabbia, trovando forme che si rivelano peggiori del problema che li suscita. Stiamo parlando dei nazionalismi e di quelle chiusure che non i popoli, ma le nazioni stanno ponendo le une alle altre.

La Chiesa e quindi noi cristiani proponiamo rispetto a questi squilibri un impegno maggiore per la fraternità universale.

“Viviamo – scrive il Papa – in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”.

Cari fratelli, questa sera mentre preghiamo per la pace nei nostri cuori innanzitutto, nelle nostre famiglie sicuramente, oltre che nelle nostre comunità e nelle nostre città e paesi, nel nostro Paese e nel mondo intero, noi vogliamo raccogliere questo impegno evangelico per diventare – come ci indica il Santo Padre – “artigiani di pace”. Non soltanto a chi governa che è demandata la costruzione della pace: ognuno di noi è chiamato ad essere artigiano di pace e lo può essere alimentando nelle situazioni e nelle condizioni in cui si trova “un di più di fraternità” rispetto a quella alla quale fino adesso abbiamo posto il nostro impegno.

È una celebrazione importante questa: riceviamo da Dio il dono della pace, nella figura di Gesù il principe della pace; soltanto Dio può donare la pace perfetta al cuore e alla vita degli uomini. Noi come rispondiamo a questo dono? Diventando giorno per giorno “artigiani di pace”, alimentando con le nostre parole, con i nostri gesti, con i nostri comportamenti quel di più di fraternità di cui il mondo, le nostre comunità, le nostre famiglie e noi stessi abbiamo bisogno.

In questa prospettiva l’essenza della missione politica sarà quella di essere costruttori di ponti e di una cultura dell’incontro: tessitori di legami tra territori e comunità, pronti continuamente a farsi prossimi soprattutto a chi è in difficoltà.

La grandezza politica – scriveva il Papa nella Enciclica Laudato sii – si mostra quando in momenti difficili si opera sulla base di grandi principi, pensando al bene comune a lungo termine.

Vorrei concludere rammentando due bei segni, che continueranno ad alimentare la nostra coscienza e il nostro impegno per la pace.

In questo mese la nostra diocesi, con una iniziativa che vede coinvolti anche molti giovani, celebra la “24 ore per la pace”. Verso la fine di gennaio, per 24 ore di seguito, nella nostra città noi metteremo a tema la preghiera e l’impegno per la pace: pace nel cuore, nella famiglia, nella comunità, nella città, nel mondo.

L’altro bel segno che vorrei consegnarvi in questo momento è rappresentato dal fatto che i giovani del Sermig di Torino, fondato da Ernesto Olivero (un grande movimento per la pace) terranno il loro incontro mondiale a Bergamo nel prossimo mese di maggio. Sarà un’occasione preziosa per vedere che ancora ci sono tanti giovani disposti non soltanto a ritrovarsi e a far festa in nome della pace, ma a impegnarsi perché la pace sia un bene che rassicura il cuore degli uomini.

Care sorelle e fratelli, a voi dico quello che il Signore ha detto e ha assegnato ai suoi discepoli: “Quando entrerete in una casa dite: pace a questa casa!”. È questo l’augurio e la benedizione che io chiedo al Signore per tutti voi. Entrando nella vostra casa stasera, sentite risuonate la parola del Signore affidata a noi: pace a questa casa! Pace alle vostre case.

(trascrizione da registrazione)