Mandato ai catechisti – Chiesa Ipogea

10-11-2013
Carissimi,
abbiamo visto Maria di Magdala, una donna capace di Vangelo. Alla luce di quello che abbiamo ascoltato da don Massimo ci rendiamo conto che Maria è una donna capace di Vangelo perché il Risorto la rende capace. Ogni persona che è stata raggiunta dal Signore, che è stata immersa nel suo amore, può diventare capace di Vangelo e capace anche di annunciare il Vangelo. 
 
Certo voi stasera siete qui perché la comunità intera vi riconosce come catechisti e il Vescovo vi manda come catechisti. Anche Maria di Magdala è mandata da Gesù. 
 
Vorrei ricordarvi come il vostro ministero di catechisti deve continuamente respirare dell’aria della Chiesa: “Va’ dai miei fratelli e dì loro”. Ci sono sempre dei fratelli e delle sorelle che partecipano della fede di cui noi siamo comunicatori a nome della comunità. Non dimentichiamolo mai. Le nostre comunità hanno luci e ombre, ma sono il luogo dell’esperienza del Cristo risorto. Possiamo annunciarlo ai piccoli e ai grandi nella misura in cui noi ci sentiamo profondamente inseriti nelle nostre comunità. Amiamo le nostre comunità, anzi cerchiamo anche attraverso questo servizio di alimentare la vita della comunità.
 
Il vostro ministero ha anche una dimensione molto pratica. Penso a quando ci siamo incontrati e vi dicevo: sappiate che il Vescovo vi ricorda e vi immagina proprio lì, nella vostra ora di catechismo, nel vostro spazio di catechismo; con quei piccoli, quei giovani, quegli adulti che concretamente incontrate; nei momenti in cui siete soddisfatti e gioiosi, e nei momenti in cui siete preoccupati e delusi. La dimensione pratica è un aspetto di ogni ministero, vale a dire risponde ad un bisogno concreto: c’è bisogno di voi concretamente. Senza di voi come è possibile comunicare il Vangelo a tante persone? 
 
Questa praticità del ministero significa anche competenza. Bisogna prepararsi, prepararsi con amore, prepararsi per quello che si è: non si pretende una preparazione competente, una professionalità come si suol dire che non tenga conto della vostra concreta situazione, ma dovete avvertire la concretezza dell’esigenza di prepararvi.
 
C’è una terza dimensione del vostro ministero, insieme a quella comunitaria e quella pratica, che è quella spirituale. Il Papa nell’incontro con i catechisti di cui abbiamo visto alcune immagini diceva “essere catechisti” e non “lavorare da catechisti”. Se tu non “sei” catechista non serve a nulla, non sarai fecondo. Catechista è una vocazione. Essere catechista, questa è la vocazione, non “fare il catechista”, non “lavorare da catechista”. E per essere catechista bisogna – dice il Papa – ripartire da Cristo. Come abbiamo udito: aver familiarità con lui, imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’altro. Ho ricevuto un dono e offro questo dono. 
 
Essere catechista e non soltanto fare catechismo, è non aver paura – continua il Papa – di andare con lui nelle periferie. Un catechista non può non essere creativo. Anche se alcuni che sono catechisti da tanto tempo ripetono le stesse cose, è una ripetizione creativa. Bisogna di volta in volta lasciar sorgere dal profondo della nostra esperienza di Cristo e in relazione a quelle persone concrete a cui siamo mandati il messaggio del Vangelo. Gesù, però, non dice: “Andate e arrangiatevi”. Dice: “Andate, io sono con voi”.
 
Permettete che riprenda ancora un passaggio di questo discorso di Papa Francesco che è molto bello e che si conclude con un piccolo esempio ma che mi colpisce per la sua semplicità e per la sua pertinenza: “Sapete, quando una immagina le periferie pensa sempre a situazioni drammatiche, lontane, forti. Una delle periferie che mi fa così tanto male, che sento dolore, è quella rappresentata dai bambini che non sanno farsi il segno della croce. A Buenos Aires ci sono tanti bambini che non sanno farsi il segno della croce. Questa è una periferia, bisogna andare là. E Gesù è là e ti aspetta per aiutare quel bambino a farsi il segno della croce. Lui ti precederà”.
 
Carissimi, mentre ancora vi dico grazie, vorrei allora affidarvi il mandato. Un mandato che prende questa triplice forma: 
1) non solo fare catechismo, ma essere catechisti;
2) vincete la paura, vincete il risentimento, vincete la rassegnazione;
3) intraprendete la strada dell’incontro con gli adulti, non sottraetevi: saranno i genitori dei vostri bambini, saranno i genitori degli adolescenti, saranno le persone che incontrate nella formazione, saranno le persone che partecipano a tanti gruppi parrocchiali. 
 
Non sottraetevi all’incontro con altri adulti nel nome del Signore, nel nome della fede: è il primo passo su quella strada verso uomini e donne capaci di Vangelo, che prevederà un impegno particolare per la nostra diocesi nella catechesi degli adulti.
(trascrizione da registrazione)