05-04-2012
Cari fratelli nel sacerdozio,
con particolare trepidazione mi rivolgo a voi dopo i primi tre anni del mio ministero al servizio della Chiesa che è in Bergamo. Gli incontri avvenuti e la conoscenza che è andata sviluppandosi, mi rendono consapevole in misura sempre maggiore della responsabilità che soltanto la Grazia del Signore mi permette di esercitare e della riconoscenza che vi debbo per il servizio e la testimonianza che mi offrite.
All’inizio di questa condivisione di pensieri e sentimenti desidero ricordare:
le ragazze e i ragazzi che riceveranno il Sacramento della Cresima, rappresentati da alcune parrocchie presenti, che saluto con affetto;
i giovani diaconi che saranno ordinati sacerdoti alla fine di maggio, ai quali vogliamo esprimere il nostro augurio e il nostro incoraggiamento accompagnato dalla preghiera. Questo ricordo si accompagna a quello per l’intera comunità del Seminario, per la quale benedico ogni giorno il Signore e sulla quale invoco la sua Benedizione.
Ricordiamo con affetto i nostri confratelli ammalati e anziani; coloro che esercitano il ministero in altre Chiese e al servizio della Chiesa italiana e universale; i sacerdoti fidei donum e tutti i missionari, con particolare menzione per quelli che sono stati e sono tuttora impegnati in Bolivia, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura di questa missione.
Benediciamo il Signore per i fratelli sacerdoti che celebrano anniversari giubilari: per loro le nostre felicitazioni, gli auguri, la preghiera. Permettete di salutare in modo particolare don Angelo Cattaneo e don Carlo Ruggeri che celebrano il 75° anniversario e don Andrea Ravasio giunto al 70°. Un affettuoso pensiero a monsignor Loris Capovilla che quest’anno ricorda il 45°anniversario di ordinazione episcopale
Ricordiamo i sacerdoti in situazioni di particolare sofferenza e quelli che stanno ripensando la loro scelta: il Signore li illumini e noi tutti non dimentichiamoli.
Manteniamo vivo e affettuoso ricordo di coloro che non esercitano più il sacerdozio ministeriale.
Affidiamo al Signore, con animo grato, i sacerdoti defunti nel corso di quest’anno, per i quali salga a Lui il nostro suffragio.
Abbiamo udito di Gesù nella sinagoga di Nazareth. Apre il rotolo del profeta e proclama:
Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri…
Concluderà con la sorprendente affermazione che indica l’“oggi” della realizzazione della profezia.
Vogliamo raccogliere questa parola, che rappresenta il nostro ministero nel segno della speranza:
il presbitero segno di speranza.
Constatiamo una rarefazione e una deformazione della speranza che si manifesta in molteplici forme:
La “crisi”, le difficoltà economiche e i problemi occupazionali, la concentrazione sul presente, la fatica a intravedere o disegnare il futuro, il fatalismo, la rassegnazione, la contrazione demografica, la rappresentazione mediatica, la sfiducia alimentata da comportamenti sconcertanti da parte di coloro che hanno responsabilità, la complessità ingovernabile e sfuggente a possibilità di comprensione, la percezione di una diffusa lacerazione e disgregazione che toccano le relazioni più significative e i rapporti sociali.
E guardando alla Chiesa?
Indifferenza, secolarizzazione, travisamento, incomprensioni, scandali, delusioni….
Siamo noi disperati, rassegnati, demoralizzati, scoraggiati?
Siamo paradossalmente contenti di essere preti e scontenti di esserlo in questa Chiesa?
Diremo anche noi come i discepoli di Emmaus: “Noi speravamo…”?
E’ possibile individuare ragioni di speranza; è possibile offrirle al mondo? Come è possibile?
Dobbiamo saper dire che cosa e perché speriamo
Come cristiani e ancor più come servitori della fede dei fratelli, dobbiamo rendere conto della speranza che è in noi.
Prima Pietro 3,15: E chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
La speranza cristiana è diversa da un ottimismo puramente umano: essa non è né una felice qualità umana, né uno stato d’animo che si dilegua rapidamente, ma è piuttosto fondata sulla sostanza del Vangelo, sulla croce e risurrezione di Gesù Cristo, che vive e comunica il suo Spirito.
La speranza ha bisogno di un fondamento affidabile, fondamento che è stato posto una volta per tutte in Gesù Cristo.
Prima Corinti 3,13: Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
Per Paolo questa speranza ha un nome dunque; essa è personificata, è Gesù, il Cristo. Lo afferma nell’indirizzo che introduce la prima lettera a Timoteo: “Paolo, apostolo di Cristo Gesù, per comando di Dio nostro Salvatore e di Cristo Gesù nostra speranza” (1 Tim 1, 1).
Insieme a questa sorgente inesauribile di speranza vogliamo ricordare ulteriori ragioni che ci sono care e vengono alimentate da questa sorgente: l’irriducibilità della persona umana, la testimonianza di fede, di santità e di umanità di cui sono capaci gli uomini, soprattutto i piccoli e i poveri; il misterioso e reale potere dell’amore, dell’amicizia, della solidarietà e della condivisione; la meraviglia della Grazia di Dio nella nostra condizione contraddittoria; un orizzonte che supera i confini della storia e ne permette un’interpretazione positiva.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini (1Corinti 15,19)
Cari fratelli sacerdoti, vogliamo essere i ministri di questa speranza
Scriveva don Mazzolari
Non importa che tu abbia ragioni o non di sperare per te: può darsi che i sostegni delle tue piccole speranze di un tempo siano provvidenzialmente e irrimediabilmente scaduti. Come c’è un ordine di fede e di carità per ciascuno, così c’è un ordine di speranza: e tu hai quello di sperare per il tuo popolo….Direttamente non ti posso dare nulla, mentre ti posso promettere tutto, se tu speri per loro e con loro. Quanto più essi sono poveri di speranza, tanto più devi esserne ricco; quanto più essi sono disperati, tanto più tu devi essere fiducioso.
Ministri di Parole di speranza: l’annuncio evangelico (nuova evangelizzazione); la mediazione culturale (sapienza), le intuizioni conciliari (Ricordiamo il 50° anniversario del Concilio, della morte di Papa Giovanni e l’indizione dell’Anno della Fede).
Ministri di Segni di speranza: i sacramenti sono luoghi vitali di esperienza e insieme primizie della speranza alimentata dalla morte e risurrezione di Cristo Gesù. (Ricordiamo la pubblicazione del nuovo Rito delle esequie).
Ministri di Gesti di speranza: l’ascolto, l’affidabilità, la condivisione. In un momento in cui scarseggiano le risorse, siamo raggiunti da una Vita le cui risorse sono inesauribili: non sono solo quelle dell’intelligenza, dell’amore, ma quelle che riceviamo in dono da Colui che ha svuotato il potere della morte, del peccato, del male e della disperazione. (Ricordiamo l’incontro mondiale delle famiglie e il 50° della missione in Bolivia)
Siamo servitori della speranza del popolo di Dio: proprio per questo il sacerdozio avrà un futuro malgrado tutte le difficoltà e in mezzo a tutte le difficoltà.
Desidero indicare quattro luoghi in cui servire la speranza in modo particolare
La preghiera. Preghiamo e insegniamo a pregare.
La sofferenza. Condividiamo la sofferenza e sveliamone il significato.
L’educazione. L’educabilità dell’uomo è motivo di speranza; l’educazione deve diventare esercizio pratico di speranza.
La misericordia. Testimoniamo e introduciamo al superamento dell’ineluttabilità del risentimento, del rancore, dell’indifferenza.
Il profeta che Gesù legge, affermando l’inizio del compimento della speranza, è quello che ci accompagna con una parola che vi lascio come augurio pasquale
Isaia 40,31
Non lo sai forse? Non l’hai udito? Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.