Epifania del Signore

Cattedrale
06-01-2021

Care sorelle e fratelli,
cari sacerdoti e diaconi,
il Vangelo dei Magi lo potremmo interpretare come il Vangelo del desiderio, meglio ancora come il Vangelo della possibilità di desiderare.

Inevitabilmente le persone, ma anche tutte le creature viventi, vivono sotto quella che potremmo chiamare la dittatura del bisogno. Per quanto riguarda gli esseri umani i bisogni sono quelli essenziali, ma ci sono anche quelli che vengono continuamente indotti. Il bisogno è ciò di cui non possiamo fare a meno per sopravvivere.

Certamente la grande possibilità, ci auguriamo per tutti e in tempi ragionevoli, di poter fruire del vaccino contro il virus che ci ha contagiato, corrisponde oggi ad uno dei bisogni fondamentali, cioè la garanzia della salute e della possibilità di custodirla.

Il mondo dei bisogni si è però dilatato all’infinito: noi viviamo sotto una specie di dittatura dei bisogni, per cui senza questo piuttosto che senza quello non crediamo di riuscire a vivere. L’allargarsi di questa dittatura del bisogno ha però sempre più ristretto l’area del desiderio. Al punto tale che quando si chiede a qualcuno “ma tu cosa desideri?” molto spesso ci si ritrova di fronte ad un silenzio imbarazzato. Non è solo di chi è anziano e ha un po’ già sperimentato tutto nella vita e allora assume un atteggiamento di distacco, ma è già di chi è più giovane.

Oggi rileggo questo Vangelo dei Magi come il Vangelo della possibilità di desiderare, della bellezza del desiderio, ma anche della necessità di riaccendere il desiderio.

La stella cometa è la luce del desiderio che mette in moto da lontano, fa intraprendere un cammino verso una meta incerta e si delinea solo pian piano nella sua lucentezza. È appunto il cammino del desiderio.

Spesso, anche nelle condizioni in cui stiamo vivendo, il camminare, il metterci in cammino e il rimanere in cammino, sia sempre più difficile. Le condizioni rallentano i passi e in qualche momento, addirittura, siamo fermi non solo nelle nostre case e nelle nostre attività, ma rischiamo che questa paralisi sociale diventi paralisi interiore. Una paralisi che qualche volta si presenta anche come tentazione ad impigrirci rispetto a quello che sta attorno a noi. Tutto questo spegne la forza dei desideri, ma non l’imponenza dei bisogni.

Il desiderio ha a che fare con qualcosa di compiuto, che corrisponde ad una attesa e non a un bisogno. I bisogni appartengono al mondo della necessità, i desideri appartengono al mondo della libertà.

Nella nostra libertà noi desideriamo sempre di più, noi desideriamo qualcosa in cui finalmente e definitivamente riposare, cioè trovare ciò che alimenta la vita al di là delle risposte ai singoli e necessari bisogni.

Credo che alla luce dei Magi, della loro vicenda, del loro animo, della loro ricerca, noi avvertiamo questa esigenza che riguarda noi stessi ma anche il nostro mondo: l’esigenza di accendere il desiderio.

La missione del cristiano non è una difesa di ruoli o una conquista di spazi e persone, ma piuttosto si propone come la forza attraente del Vangelo. Non si tratta di attirare a se stessi e nemmeno alla Chiesa, si tratta di attrarre a Cristo, si tratta di favorire le condizioni di un’attrazione che non è opera nostra.

Se si segue Gesù, felici di essere attratti da lui, gli altri se ne accorgono e possono stupirsene. La gioia che traspare in coloro che sono attirati da Cristo e dal suo Spirito è ciò che può rendere feconda ogni proposta di Vangelo.

Scrivevo nella Lettera Pastorale di quest’anno: non dobbiamo stupire, ma stupirci. Testimoniamo il nostro stupore! Dallo stupore e dalla gratitudine scaturirà la forza della nostra missione. Non si tratta di costringere e tanto meno di sentirci costretti. Il processo generato dalla grazia è un processo di libertà.

Cari fratelli e sorelle, alla luce di Magi dobbiamo dire che non ci basta essere cristiani per tradizione, semplicemente perché siamo nati qui, oppure perché questa è la nostra identità culturale.

E tanto meno non dobbiamo essere cristiani per costrizione, non certo per un obbligo esterno, ma per una convenzione sociale per cui essere cristiani “è una buona cosa, è giusto perché è così”. C’è un cristianesimo più di convenzione che di convinzione.

Certamente non possiamo essere cristiani della pretesa: “io ho diritto a questo!”, come se la Chiesa e i sacramenti fossero una specie di mercato da contrattare al prezzo più vantaggioso.

Noi vogliamo essere – proprio alla luce della testimonianza dei Magi – i cristiani dello stupore e della gioia: dei cristiani in cammini. Così saremo testimoni, così dal cuore di questo stupore e di questa gioia scaturirà anche quell’inesauribile amore che vorremmo offrire a tutti, specialmente coloro che vediamo più in difficoltà.

Ognuno di noi si è avviato a questo Natale in modo personale e diverso da quello di tutti gli altri: chi accogliendo questa festa nella gioia e nell’amore con una contentezza pura, che cercando per un momento sotto l’albero addobbato una tregua rispetto all’angoscia che ancora ci accerchia.

Care sorelle e fratelli, ditelo e testimoniatelo che il mondo che Gesù viene a salvare è precisamente questo mondo, spesso estenuato e disperso.

Percorrere l’itinerario dei Magi, percorrere la via del desiderio, ci porta a incontrare e a riconoscere Gesù, la nostra salvezza.

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VESPRI

Il Vangelo dei Magi, culmina quando finalmente il viaggio da loro compiuto li porta nella casa: “entrati in quella casa videro Gesù il bambino e sua madre Maria”.

Sono venuti a cercare un re e in quel bambino in quella casa, davanti a quella Madre, si prostrano adorandolo e offrendogli i doni che si offrono a un re.

Davanti ai loro occhi non c’è una reggia e non c’è neppure un trono, non c’è un bambino vestito in abiti regali e circondato da una corte, ma c’è un bambino come tanti, anzi in condizioni di precarietà più di altri, e c’è sua madre senza alcun titolo o apparenza particolare. Ma questi uomini che hanno compiuto un lungo viaggio guidati dalla stella e anche dalla Parola di Dio che hanno sentito in Gerusalemme, riconoscono in questo bambino la presenza stessa di Dio: il Dio con noi, il vero re.

Care sorelle e fratelli, l’esperienza dei Magi conferma quella scelta divina che non privilegia mai le apparenze. Ciò che attrae, tanto più ha un’apparenza magnifica, diventa una specie di tentazione: bisogna apparire per esserci, a costo anche di apparire per quello che non si è. Apparire forti, potenti, ricchi. Apparire è una tentazione che accompagna l’uomo non solo oggi, ma da sempre. Così ciò che conta e ciò che viene apprezzato molto spesso è sotto il segno di una pura apparenza. Dio non sceglie questo criterio.

Dio sceglie il criterio di una presenza discreta, semplice, umile, quotidiana. È lì che ci chiede, come ai Magi, di riconoscere la sua presenza.

L’apparenza inevitabilmente chiede di ostentare ciò che si è e si possiede e addirittura oltre ciò che si è e si possiede. L’apparenza chiede di esibirsi. Tanto più la nostra esibizione è capace di conquistare l’attenzione, tanto più ci sembra che la nostra vita abbia consistenza.

Il mistero del Natale, che l’Epifania del Signore appunto manifesta agli occhi di tutti gli uomini, è contrassegnato dalla scelta della semplicità, dell’umiltà, della quotidianità.

Come possiamo farla nostra? Riconoscendoci gli uni gli altri per quello che siamo, con gli occhi dei Magi: riconoscendo quella presenza misteriosa di Dio nella vita e nei gesti di ciascuno, nei gesti più quotidiani, più semplici, più modesti.

Non si tratta di un minimalismo, ma piuttosto di andare alla consistenza della verità.

Dio noi non lo vediamo. Anche Gesù, pur avendo una consuetudine con lui, con la sua parola e i suoi segni, non lo vediamo. Perché tutto non sia solo apparenza, noi abbiamo i fratelli e le sorelle che a volte possono apparirci più nei loro limiti che nelle loro virtù.

Gli occhi dei Magi, invece, ci insegnano il riconoscimento della presenza di Dio.

E concludendo il periodo delle feste natalizie, ci incamminiamo come i Magi tornare alla  nostra normalità. La vita continuerà come finora, augurandoci certo che la pesantezza della pandemia ci sia pian piano risparmiata. L’esperienza del Natale, la bellezza della preghiera, anche attraverso i gesti e il canto, della solennità e della musica, lo sguardo dei Magi, ci dicono che tutto trova la sua consistenza nel gesto quotidiano. Così vogliamo incamminarci nel nuovo anno nei giorni che ci attendono.

(trascrizione da registrazione)