24 ore per il Signore – Celebrazione penitenziale – Cattedrale

04-03-2016
Care sorelle e cari fratelli,
abbiamo accolto l’invito del Santo Padre a vivere anche nella nostra diocesi le “24 ore per il Signore” con quella intensità speciale che ci deriva dalla celebrazione del Giubileo della Misericordia.
 
Il volto misericordioso di Dio ci viene rivelato in maniera definitiva attraverso la vita, le parole e i comportamenti di Gesù. Nel cuore di molti abita il desiderio e la nostalgia della misericordia di Dio, abita la confidenza e la speranza che Dio sia misericordioso nei nostri confronti. Nella storia di Gesù e nella sua persona, nella sua morte e risurrezione, è consegnata alla nostra fede la certezza della misericordia di Dio.
 
Gesù racconta le parabole della misericordia in un contesto in cui sta compiendo un gesto che scandalizza molti: lui, il Figlio di Dio, mangia con i peccatori. La lettura del profeta Isaia che abbiamo appena ascoltato ci mostra una traccia, una interpretazione della vicenda di Gesù come il servo di Dio che si carica dei nostri peccati. Tutto questo è consegnato alla nostra coscienza perché mentre questo intimo sacrario della nostra persona  – che è appunto la coscienza – esamina la nostra vita alla luce di Dio, lo faccia con la certezza della misericordia. Una misericordia che non nasconde il peccato, ma lo guarisce. 
 
Di fronte a questo annuncio di misericordia bisogna ammettere che si manifestano da sempre delle diffidenze e delle resistenze. 
 
La prima di queste resistenze diffidenti è rappresentata dalla vergogna. Riconoscere i nostri peccati, riconoscerli davanti ad un’altra persona, ci costa e il prezzo di questo si chiama vergogna. Di fatto tutti noi siamo portati a nascondere il nostro peccato: a nasconderlo a Dio, agli altri e anche a nasconderlo a noi stessi. Sono gli svergognati coloro che non possono nascondere il loro peccato, che si trovano nella condizione di doverlo comunque ammetterlo. Molti non vogliono attraversare questa prova e sono disposti a resistere al dono della misericordia in nome di un senso di vergogna che sembra eccessivo da sopportare. 
 
Il Papa ricorda questo sentimento e ce lo indica come provvidenziale. La vergogna è espressione in qualche modo già del nostro pentimento e della nostra consapevolezza del peccato compiuto. 
 
Insieme alla vergogna vi è un’altra resistenza alla misericordia che è quella della pigrizia. La pigrizia che ci porta a rimandare, a ritenere di avere ancora tempo e quindi ad adagiarci  in una situazione che non siamo disposti ad accettare e neppure a giustificare ma rispetto alla quale non prendiamo nessuna decisione. Apprezziamo l’annuncio e il dono della misericordia, ma la nostra pigrizia sembra più forte della bellezza del dono. 
 
Vi è una terza resistenza e diffidenza ed è quella che in molti modi siamo tentati di alimentare: è la giustificazione. Abbiamo imparato a giustificarci da bambini e non finiamo mai di giustificarci. Per cui apprezziamo la misericordia, siamo disposti a riconoscere che è un grande dono di Dio, soprattutto per gli altri, ma noi non ne abbiamo bisogno perché abbiamo sempre la giustificazione pronta per tutti i nostri comportamenti.
 
Insieme alla diffidenza e alla resistenza alla misericordia di Dio vi è anche l’abitudine alla misericordia. 
 
Vi è una buona abitudine. L’abitudine non è soltanto qualcosa di negativo. Allenarci, abituarci al bene, appunto perché diventi una abitudine della nostra vita, è qualcosa di buono. 
 
L’abitudine alla misericordia intesa in termini positivi la potremmo definire una speranza irriducibile: nonostante tutto noi crediamo alla misericordia, speriamo nella misericordia. C’è una bellissima preghiera durante l’Eucaristia che recita il sacerdote: “Con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato”. Non perché non peccheremo più, ma perché con l’aiuto della tua misericordia saremo sempre liberi.
 
Quindi vi è una buona abitudine alla misericordia, ma vi è anche una cattiva abitudine alla misericordia. Se la prima la definivamo “una speranza irriducibile”, io credo che la cattiva abitudine alla misericordia la si possa definire “una irresponsabilità gaglioffa”. Dice l’Apostolo Paolo: “Rimaniamo nel peccato perché abbondi la grazia? È assurdo”. Non facciamo diventare la misericordia di Dio la giustificazione di ogni nostra irresponsabilità.
 
Infine vi è la meraviglia della misericordia. La meraviglia della misericordia la proviamo nel momento in cui ci rendiamo conto che ci precede. Precede il nostro pentimento, precede la nostra confessione. Nel cuore del figlio che se ne è andato la casa del padre è rimasta come un segno che lo precede: è la casa della misericordia. L’annuncio della misericordia precede la nostra conversione e ne diventa il vero motivo. Certo, per ricevere il perdono dobbiamo pentirci, dobbiamo convertirci, ma il vero pentimento e la vera conversione avvengono in qualche modo dopo che abbiamo sperimentato la grandezza dell’amore di Dio nella sua misericordia che è capace di riavviare processi di trasformazione secondo il Vangelo nella nostra vita.
 
La meraviglia della misericordia è anche preventiva. Dio ci dona la misericordia prima, anticipandoci e proprio attraverso la misericordia suscita il pentimento e la conversione. 
 
La meraviglia della misericordia è rappresentata dalla sorpresa. Parlavamo di pigrizia e di abitudine, invece lasciamoci sorprendere dalla misericordia di Dio. Che questa sorpresa in noi susciti riconoscenza e gioia, come appunto una bella sorpresa. Non diamo mai per scontata questa misericordia certa. Certa ma non scontata. Riconosciamo il prezzo di questa misericordia guardando l’immagine del Crocifisso che sta davanti a noi.
 
La meraviglia della misericordia, infine, noi la proviamo rendendoci conto che la misericordia è una sorgente inesauribile. Dio non si stanca mai di perdonarci. È veramente meraviglioso renderci conto di questa inesauribilità della misericordia di Dio.
 
Viviamo tutti insieme – pensando anche a tante altre comunità che stanno vivendo lo stesso passaggio – l’esperienza dell’annuncio, del dono, dell’accoglienza della misericordia di Dio.
 
(Trascrizione da registrazione)