Papa Francesco, ricevendo in udienza il 21 dicembre il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il Dicastero a promulgare i decreti relativi a sette nuovi Venerabili, tra cui il bergamasco don Antonio Seghezzi, con il riconoscimento delle loro virtù eroiche.
“Care sorelle e fratelli, vorrei condividere con tutti la gioia della nostra Chiesa di Bergamo – e in modo tutto particolare della parrocchia di Premolo e dell’Azione Cattolica – per il dono che Papa Francesco ci ha fatto con il riconoscimento delle virtù eroiche di don Antonio Seghezzi che quindi ora è “venerabile”.
Innanzitutto esprimo il grazie filiale al Santo Padre perché ancora una volta ha rivolto alla nostra comunità una occasione di grazia particolare. C’è poi in me il ricordo carico di affetto per il mio predecessore, il Vescovo Mons. Roberto Amadei, che ha creduto fortemente nel cammino della causa di beatificazione di questa figura cosi significativa che questo nuovo passo importante fa progredire. È un testimone significativo per il nostro clero, ma anche per i laici e soprattutto per i giovani per i quali ha speso il suo ministero e la sua stessa vita.
Sono pienamente convinto che la sua figura abbia molto da dirci e darci ancora oggi, perciò è mia intenzione sostenere iniziative e proposte in un prossimo futuro perché sia sempre più conosciuto.
Mi piace ricordare il venerabile Don Antonio Seghezzi, soprattutto in questo momento così particolare che stiamo vivendo a causa delle fatiche e delle ferite della pandemia, come un “formatore di anime coraggiose”. All’interno di questo ministero matura l’ultima parte della sua vicenda sacerdotale. Accusato di appoggiare la Resistenza, proprio per i suoi rapporti con i giovani, quando i tedeschi minacciano rappresaglie, nei confronti della gente, dei giovani e degli stessi sacerdoti, don Antonio si consegna e viene deportato in Germania nel campo di concentramento di Dachau dove morirà pochi giorni dopo la liberazione, per gli stenti e le malattie che la carcerazione gli ha causato, proprio 75 anni fa. Nella lettera pastorale di quest’anno ho posto l’invito a “servire la vita dove la vita accade”:
Don Antonio ha servito la vita, anzi l’ha proprio donata. La sua testimonianza si faccia per noi scintilla che illumina i cuori e accende anime coraggiose.”
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