Pasqua di risurrezione

Cattedrale
31-03-2024

Care sorelle e fratelli,
stiamo celebrando un evento che non si allontana nel tempo perché è una novità. La Pasqua non è una successione di eventi: passione, morte, risurrezione. Non è importante ciò che viene dopo, è importante ciò che è nuovo. La Pasqua rappresenta una novità inesauribile.

Pensando alle tante esperienze religiose che connotano la storia del mondo, che conosciamo perché incontriamo persone di tante religioni diverse, dobbiamo ammettere che la nostra fede scaturisce da un evento: non è frutto di una illuminazione, non è frutto di una dettatura di un angelo. Noi siamo coinvolti nella vicenda di un uomo di nome Gesù, che culmina nella sua morte e che sorprendentemente – anche se da lui annunciata – sboccia in una vita nuova, inaugurata dalla risurrezione dai morti.

La parola finale che abbiamo ascoltato è: “credettero che Gesù è risorto dai morti”. È una novità non solo perché c’è una rianimazione, ma perché Gesù sconfigge il potere della morte e ne apre le porte. Noi siamo mortali e lo sperimentiamo continuamente. Gesù distrugge quel potere della morte che sembra distruggere ogni cosa. Con la morte e risurrezione di Gesù la morte è distrutta nel suo potere, nella sua radice che è il peccato.

Noi viviamo in un tempo in cui possiamo dire che le novità sono all’ordine del giorno: quelle brutte ma anche quelle belle. Ma nello stesso tempo è come se vedessimo ritornare cose antiche: abbiamo strumenti sempre più perfezionati ma ci rendiamo conto che non bastano a garantire una novità di vita che tutti ci attenderemmo riscattandoci dall’inquietudine, dallo smarrimento, da quella fatica di vivere che a volte sembra assalirci e che in qualche modo trasmettiamo a quelli che sono più giovani di noi.

La risurrezione inaugura una vita nuova e la possibilità di una vita nuova, confrontandosi direttamente con l’esperienza del male che ci sembra incombente. Lo è sempre stato ma ultimamente, in questi giorni, in questi mesi, in questi anni sembra lo sia ancora in maniera più inquietante, quasi facendoci pensare che le nostre parole e la nostra stessa fede siano inutili di fronte alla forza del male.

Mi ha colpito la riflessione semplice di una ragazza, da un libro che ai miei tempi si leggeva molto più frequentemente che oggi: il diario di Anna Franc. Lei scrive: “Non credo che la guerra sia causata solo dagli uomini grandi, dai governanti e dai capitalisti. No: il piccolo uomo la fa altrettanto volentieri, altrimenti i popoli si sarebbero ribellati già da molto tempo. Nell’uomo c’è l’impulso di distruggere, di uccidere, di assassinare, di ferire e finché tutta l’umanità senza eccezioni non avrà subito una grande metamorfosi la guerra continuerà a infuriare e tutto quello che è stato costruito, coltivato e cresciuto sarà di nuovo distrutto e disintegrato per poi cominciare da capo”.

Questa ragazzina ai tempi di una grande guerra, di un grande sterminio, ci consegna una riflessione che merita di essere raccolta proprio alla luce della Pasqua di Cristo.

La vittoria sul male non è l’esito di un male più grande, ma è un amore più grande che vince il male. Abbiamo bisogno di questo amore: noi, tutti, sempre.

Questo amore non è semplicemente un sentimento e nemmeno una convinzione o un valore: per noi cristiani questo amore è Cristo stesso, il crocifisso risorto, il vivente che dà la vita.

La Pasqua è la manifestazione della forza di Dio che vince il male, il peccato e la morte nel loro potere violento, devastante, disumanizzante. Ed è consegnata alla nostra libertà, così come Cristo si è consegnato a coloro che lo hanno crocefisso. La Pasqua di Cristo è consegnata alla nostra libertà.

C’è un capolavoro della storia della musica che molti conoscono. Una delle sinfonie di Schubert viene intitolata (non da lui) “l’incompiuta”. In realtà ascoltandola si ha l’impressione di ascoltare qualcosa di perfetto, di totalmente compiuto. Dire che è “incompiuta” non è dire semplicemente che gli mancano i tempi classici con cui sono composte le sinfonie, ma è un affermare che la vita è sempre incompiuta. Proprio qui sta il capolavoro: la sua incompiutezza fa sì che ci sia una sorgente di ispirazione continua che rinnova la vita verso un compimento che sarà soltanto di Dio: il dono di Dio, la vita nuova del risorto.

Care sorelle e fratelli, la Pasqua non è solo sorgente di vita ma è alimento di fiducia nella vita. Per noi credenti è sorgente di vita: noi incontriamo il Cristo risorto. È importante: noi possiamo raccontare con le parole ma soprattutto con la nostra vita che abbiamo incontrato il Cristo risorto e così potremmo alimentare la fiducia nella vita anche in chi non ci crede.

Gesù prima di morire dice questa parola: “è compiuto”. Signore, io nella mia incompiutezza non potrò dirlo, ma confido in te perché tu sei la mia speranza, tu sei la speranza della Chiesa e del mondo.

(Trascrizione da registrazione)