17-02-2013
Cari fratelli e sorelle,
l’Apostolo Paolo ci ha ricordato: “Chiunque crede in lui non sarà deluso”. È questa la parola che vogliamo raccogliere questa sera.
È questa parola, cari fratelli e sorelle che vi avvicinate al battesimo, ce noi vogliamo consegnarvi con le nostre parole, col nostro cuore, con la nostra vita. Chiunque crede in lui non sarà deluso.
Fratelli e sorelle cristiani, mi auguro che ciascuno di noi possa pronunciare queste parole e possa darne testimonianza, così come questi uomini e donne che riceveranno il battesimo la notte di Paqua hanno fatto con me, dicendo i motivi per cui chiedono di diventare cristiani.
È ancora l’apostolo che ci dice che si crede con il cuore e si professa la fede con la bocca. Il cuore è il centro della persona, non soltanto dei suoi sentimenti, ma di tutta la sua vita. La fede quindi non si pone alla periferia delle nostre esistenze, ma chiede di essere accolta al centro della nostra esistenza. La fede in Dio è qualcosa di decisivo, illumina tutta l’esistenza e tanto più viene accolta nel cuore, tanto più trasforma la nostra esistenza secondo il Vangelo perché appunto, dice l’Apostolo, si crede con il cuore e si professa la fede – come faremo tra qualche istante – con la bocca.
C’è bisogno anche che quella fede che risiede nel cuore si comunichi, diventi la nostra parola. Nelle nostre parole ci siamo noi stessi e non soltanto le cose che diciamo. Soprattutto nelle parole della fede ci sta Dio stesso. Professiamo la fede con la parola: è necessario raccontare di Dio, è necessario trasmettere la nostra fede. È come con l’amore: l’amore sta nel cuore, ma nel momento in cui si ama si avverte la necessità di comunicare l’amore, di raccontare l’amore, di testimoniare l’amore. Perché poi alla fine non è soltanto una questione di parole ma è una questione di vita.
Bellissimo quanto ascoltato nella prima lettura dal libro del Deuteronomio, dove il pio israelita va al tempio, fa l’offerta a Dio e racconta fatti di vita: la vita di Dio in mezzo agli uomini e la vita degli uomini con Dio, la vita degli uomini che hanno creduto in Dio. Il cuore, la bocca, la vita.
Cari fratelli e sorelle e lo dico anche a voi catecumeni che attendete il battesimo, non bisogna nascondersi di come le grandi cose della vita e così anche la fede è sottoposta alla prova. Abbiamo udito nel Vangelo le tentazioni di Gesù stesso, ma un grande Padre della Chiesa ci diceva nell’ufficio delle letture della Liturgia delle Ore di oggi che noi non dobbiamo vedere soltanto Gesù che è sottoposto alla tentazione, ma vedere anche Gesù che vince la tentazione, che ha vinto la prova e la prova suprema sarà quella della croce. Tutte le cose grandi vengono sottoposte alla prova, proprio come l’oro, come le gemme.
La prova che a volte è rappresentata dal dolore, dalla sofferenza, di cui facciamo fatica a capire le ragioni, addirittura a volte a capire perché Dio possa permettere che avvenga qualcosa di questo genere.
La prova ci può venire anche dal male, dal male degli altri e dal male che noi stessi siamo capaci di compiere e allora siamo messi alla prova: ma Dio dove sei? perché il bene non trionfa?
Siamo messi alla prova anche da tante verità alternative a Dio, cioè realtà che in sé posso essere positive ma che prendono il posto di Dio: il potere, i soldi, l’ammirazione degli altri. Legare la nostra vita a questi esiti come salvezza. La tentazione c’è per tutti: pensare che lì sta Dio, non nel Vangelo, non in Gesù Cristo. La prova della fede.
Noi possiamo raccontare che nel momento in cui desideriamo vivere la fede – ed è per questo che all’inizio della quaresima viene posta questa pagina evangelica – la nostra fede viene immediatamente sottoposta a qualche prova.
Cari fratelli e sorelle catecumeni, voi chiedete di essere ammessi al Battesimo, alla Cresima, all’Eucaristia. Ai bambini, nei nostri paesi, questi doni di Dio vengono dati quando loro sono ancora inconsapevoli, oppure stanno crescendo, sono dei fanciulli e degli adolescenti. Vengono battezzati per la fede della loro famiglia. Cari fratelli e sorelle, noi li battezziamo per la fede della loro famiglia: è un grande dono che ci siano ancora famiglie che chiedono per i loro figli i doni di Dio. Le ragioni possono essere tante, ma la ragione fondamentale che dobbiamo ricordare è la fede di una famiglia. Siccome, per quanto forte, la fede di una famiglia come quella di una persona non basterà mai, perché la fede è un fatto comunitario, noi li battezziamo nella fede della Chiesa, nella fede della comunità. Anche voi venite battezzati nella fede della Chiesa, non basta la vostra fede, occorre la fede di tutta la comunità che via accompagna. Qui ci sono i padrini e le madrine che saluto, i catechisti che ringrazio, ma poi c’è la comunità che qui sta celebrando, ma c’è anche la comunità più grande delle vostre parrocchie. Come facciamo a credere, soprattutto oggi, senza una comunità di credenti?
Certamente, però, voi siete battezzati anche nella vostra fede, per la vostra fede. Il gesto che compiamo oggi è un gesto molto bello. Io vi chiederò di professare la fede la notte di Pasqua, oggi vi chiedo se siete disposti a compiere questo ultimo itinerario, se ciò che avete conosciuto di Cristo e della fede è così importante per voi da mettervi in modo verso l’ultimo tratto di strada. Sappiate che noi tutti qui presenti (e io inviterò tutte le comunità che visiterò) accompagneremo questo vostro ultimo tratto con la nostra preghiera, con la nostra simpatia, con la nostra fraternità.
(trascrizione da registrazione)