Messa della Domenica delle Palme

04-04-2012
Il vescovo ha presieduto la Messa della Domenica delle Palme. I fedeli si sono riuniti nella chiesa del Carmine per la benedizione degli ulivi. Quindi si è formato un corteo processionale verso la Cattedrale per la Concelebrazione eucaristica. All’omelia, la sottolineatura di un amore immenso e paradossale scaturito dallo scandalo della Croce.
 
Lo scandalo della Croce
Abbiamo formato un corteo portando nelle nostre mani ulivi e palme, camminando con un canto gioioso e intenso verso questa Cattedrale. Così è riecheggiato il contesto dell’ingresso gioioso di Gesù in Gerusalemme, di un Re di pace, di un Re senza la potenza degli eserciti o la formalità dei riti. Gli «Osanna» sono detti dall’uomo con gioia autentica. Tutto questo non basterà: non è soltanto un rammarico, ma è un dramma. L’ammirazione e l’affetto non basteranno. Fra quelli che urlavano «Osanna» c’era già chi avrebbe poi urlato «Crocifiggilo». In quella folla sono presenti la fragilità e la psicologia di tutti noi.
Poi inizia il processo, in un itinerario di abbassamento, umiliazione e svuotamento. San Paolo scrive che Dio si è umiliato fino alla morte in Croce. Ma nella Croce non vediamo o non riusciamo a vedere i segni di speranza per tutta l’umanità. Sotto la Croce, infatti, c’è chi dice: «Se sei veramente il Figlio di Dio, salva te stesso, scendi dalla croce e noi crederemo in te».
 
Un amore paradossale
Inizia la Settimana Santa. Questi giorni sono accompagnati dai riti per accompagnare la morte di Gesù in Croce. Lo scandalo della Croce sta nell’amore di una vita donata in quella maniera, di una vita consegnata ai buoni, ma anche ai cattivi. Qui siamo oltre l’amore, perché questo amore viene messo nelle mani anche dei peccatori.
La lettura della Passione mette sempre di fronte a un dramma, cioè allo scandalo della Croce e dell’amore del Padre che consegna il Figlio agli uomini. Un Figlio di cui gli uomini possono fare ciò che vogliono. È un amore radicale, un amore in cui confidiamo, un amore in cui crediamo e che dobbiamo testimoniare. Siamo sempre troppo preoccupati di salvare noi stessi. Invece la vita è sempre bella e merita di essere vissuta soltanto se è donata.
 
a cura di Carmelo Epis