1° gennaio – S. Messa per la 56° Giornata Mondiale per la Pace

Domenica 1° gennaio alle ore 18.00 in Cattedrale è in programma la S. Messa per la 56° Giornata Mondiale per la Pace celebrata dal Vescovo Francesco.

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“Anno nuovo, vita nuova…” si dice; “eh magari!” verrebbe da ripeterci se parliamo di Pace. Certo la Pace non viene dal nulla e non dipende sempre e solo da governi e posizioni geopolitiche apicali che decidono il brutto e il bello dell’umanità. La Pace dipende dalla capacità di tenere insieme i vari livelli di partecipazione, responsabilità, informazione, scelta di stili di vita a partire da priorità condivise che poi prendono forma nella politica delle comunità locali, nazionali e internazionali.

«Il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano corrotto ”. Lo scrive Papa Francesco nel messaggio per la 56.ma Giornata mondiale della Pace che la Chiesa celebrerà il 1 gennaio 2023 che si intitola «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace». Nel testo Francesco riprende quanto sopra e traccia un bilancio dell’eredità lasciata dalla pandemia, invitando a rileggerla in rapporto all’esperienza della guerra in Ucraina e a tutti gli altri conflitti nel mondo, “sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte”. Senza dimenticare quanto vissuto negli scorsi anni e lasciando da parte la futile retorica che non ci ha portato a nessun vero cambiamento, questo tempo ci chiede di non aver paura delle domande grosse, scegliendo il bene possibile che si apre solo se abbiamo il coraggio di confrontarci personalmente e comunitariamente con la situazione che ancora vediamo accadere e della quale, volenti o nolenti, siamo protagonisti. Ripenso a quell’espressione del Papa che in uno dei suoi tanti appelli per la pace ebbe e dire: “le parole non servono a niente, contano i fatti”.

Quante volte ce lo siamo detti: le parole volano, i fatti restano, accadono e quando diventano bombe, cadono. Parliamo di Ucraina e Russia e almeno di altri centosessantotto posti del mondo dove, oggi come ieri e come l’altro ieri, si continua in modi feroci e assassini, a fare guerra contro l’umanità. L’ovatta dell’indifferenza e della retorica bellicista ci fa passare delle feste serene illudendoci che basti non guardare fuori dalla finestra, perché la guerra non esita più. Ma in Ucraina e in quegli altri centosessantotto luoghi di terza guerra mondiale a pezzi, continua la partita dove perdono sempre tutti, prosegue senza che neppure noi la chiamiamo guerra, la sfida all’ultimo sangue di uomo contro uomo e uomini contro donne e bambini. Papa Francesco, nel messaggio conclude ribadendo con energia che “non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale.

Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”. Il cammino da percorrere è chiaro e parte dal comprendere che le crisi morali, sociali, politiche ed economiche sono interconnesse. Per costruire Pace dobbiamo tornare al tema della garanzia della salute pubblica e delle risorse per tutti; promuovere azioni concrete su livelli politici, economici e sociali che arginino e mettano fine ai conflitti che moltiplicano odio, vittime e povertà; prenderci cura della nostra casa comune attraverso efficaci misure contro la crisi ambientale; combattere il virus delle disuguaglianze garantendo cibo e lavoro dignitoso; sviluppare, con politiche adeguate, l’accoglienza e l’integrazione nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati.

Il 1 di gennaio alle 18 in duomo assieme al Vescovo Francesco e in comunione con tutta la chiesa faremo diventare preghiera tutto questo. Sarà un piccolo segno ma che dice il nostro continuare a “spenderci con un desiderio altruista ispirato all’amore infinito e misericordioso di Dio per costruire un mondo nuovo e contribuire a edificare il Regno di Dio, che è Regno di amore, di giustizia e di pace”, come conclude il Papa. 

don Cristiano Re
direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro