Veglia missionaria e consegna dei crocifissi – Cattedrale

19-10-2018
 
Anche nelle testimonianze, nelle letture, nei Vangeli che abbiamo ascoltato noi abbiamo ricevuto questo messaggio: Dio ci guarda.
 
Proprio in questi giorni mi veniva evocato l’occhio di Dio: era l’immagine di un occhio che faceva paura, un occhio dal quale volevamo sottrarci. Lo sguardo di Gesù invece è l’occhio di Dio. Lo sguardo di Gesù che – come abbiamo udito – passa per le strade della città e ad un certo punto si dirige verso una persona, una persona nascosta. Zaccheo se ne stava sull’albero, voleva vedere ma probabilmente non voleva farsi vedere. Gesù rivolge il suo sguardo su di lui e la vita di Zaccheo cambia.
 
Mi ricordo una volta nella casa dove abitavo, un po’ grande, che ospitava tante persone, è arrivato il Santo Papa Giovanni Paolo II. C’erano non tante persone perché era sera e doveva riposare. L’organizzazione aveva previsto che pochissimi fossero presenti ad accoglierlo. C’era uno che non aveva il permesso di stare, ma è riuscito a rimanere. Aveva paura e si è nascosto dietro ad una colonna. Quando il Papa San Giovanni Paolo II è arrivato, era stanchissimo, ma ha voluto salutare uno per uno. Poi si è avviato verso la camera, ma in quel momento lui ha visto quella persona che stava nascosta dietro la colonna. Ha avuto paura perché non doveva essere lì, ma il Papa si è avvicinato a quella persona e l’ha salutata con particolare affetto.
 
Questo è lo sguardo di Gesù: non è lo sguardo curioso, non è lo sguardo indagatore, non è lo sguardo giudicante, ma è lo sguardo sorprendente, che ti fa rinascere, che ti fa vivere.
 
Cari fratelli e sorelle, la missione scaturisce da questo sguardo. Questo sguardo uno riesce a riconoscerlo, tanto che puoi dire “io ho incrociato i miei occhi con quelli di Cristo”. Saranno gli occhi di una persona inaspettata? di un santo, il santo della porta accanto? Saranno gli occhi delle persone che amo e che mi amano? È lo sguardo di mio figlio? di mio figlio ammalato? è lui lo sguardo di Gesù?
 
Credo che nel momento in cui tu in uno sguardo tutto umano hai riconosciuto lo sguardo di Gesù, la missione non diventa più qualcosa che si aggiunge alla tua vita, ma la missione è la tua vita, la missione sei tu.
 
Noi vediamo questi uomini e queste donne partire, andare oltre i nostri confini e rappresentare concretamente quella parola di Gesù: “Andate e annunciate il Vangelo a tutti gli uomini”.
 
Carissimi, a voi e a tutti dico: “Partiamo, perché lo sguardo di Gesù ha raggiunto il nostro cuore!”. Ma sappiate la missione vi consegnerà questo sguardo come un dono: quello sguardo per cui partite lo ritroverete. Questo è il bello della missione, la vostra e la nostra.
 

 
SALUTO FINALE
 
I missionari visti i colori della stola che abbiamo loro regalato mi hanno detto “ne faremo di tutti i colori!”. Ci auguriamo che siano i colori dello Spirito!
 
Desidero ringraziare tutti voi così numerosi e così partecipi. Spero che la luce del Vangelo non si spenga quando spegneremo queste candele, ma attraverso il vostro sguardo possa raggiungere le persone che il Signore vi affida.
 
A Don Luca, don Massimo, Gloria, Irene, insieme con la benedizione del Signore facciamo i nostri più affettuosi auguri. Mentre dico grazie a voi, dico grazie anche ai vostri cari, papà, mamme, fratelli, sorelle e familiari, perché la vostra generosità è anche la loro generosità. È la generosità di tutte le comunità che hanno accompagnato la vostra vita e che concretamente rappresentano la Chiesa di Bergamo, che è rappresentata qui questa sera da tutti voi che pure, in qualche modo rappresentate tutti i 750 missionari bergamaschi nel mondo. Non voglio dimenticare tutti i giovani che fanno esperienze più brevi ma debbo dirvi che la restituzione di questi giovani è commuovente, scalda il cuore e illumina lo sguardo.
 
Grazie a don Andrea e a tutto il Centro Missionario.
 
Che la benedizione del Signore accompagni la vostra missione e anche la nostra.
(trascrizione da registrazione)