Veglia missionaria – Cattedrale

20-10-2017
La missione è sempre un esodo, la missione è sempre un pellegrinaggio, la missione è sempre un esilio.
 
 
Ho sentito proprio in occasione del festival della missione un sacerdote messicano, condannato a morte dai narcos, che ha raccontato delle decine di migliaia di migranti che dal Messico o da altri paesi del sud-america vanno verso gli Stati Uniti, e quello che succede a migliaia di uomini e di donne considerati schiavi, merce. Quello che mi ha colpito di più è il fatto che abbia detto: “Stando con questi ho capito che io sono un migrante”.
 
Noi questo ce lo siamo dimenticati. Siamo tutti migranti e abbiamo una patria che ci attende, che non ergerà un muro quando ci arriveremo. Noi vogliamo essere testimoni e narratori di questo viaggio che veramente vuole essere un viaggio della speranza. È il viaggio della vita, non solo nostra ma di tutta l’umanità, è il viaggio di ciascun uomo e di ciascuna donna, soprattutto di coloro che non ci credono più che la vita sia il viaggio della speranza.
 
Poi è stato ricordato che noi siamo la Chiesa: la nostra comunità, la nostra diocesi, le nostre parrocchie, ciascuno di voi che stasera siete qui – che amate la missione, che amate questi giovani, queste suore, questi sacerdoti che partono – tutti i gruppi missionari, il seminario. Vi invito a mantenere questo afflato, che è dono dello Spirito Santo, a mantenerlo così come siamo. È lui, lo Spirito Santo, l’attore della missione.
 
Diciamo con le parole, con i nostri gesti, con il nostro comportamento, con la nostra vita che la Chiesa non è fine a se stessa, che la Chiesa muore se non è missionaria, che la Chiesa è un segno. Sono così belle le primizie! Per la Chiesa è sempre primavera perché la Chiesa è sempre primizia. Lo è ancor più quando è missionaria perché se non lo fosse morirebbe.
 
Quante volte diciamo delle nostre comunità o dei giovani e degli oratori: i fedeli non vanno più, i miei figli o i miei nipoti non vanno più, in chiesa c’è sempre meno gente, e le nostre associazioni e i nostri gruppi hanno sempre meno gente. Cari fratelli, che cosa possiamo fare?
 
Facciamo la missione e ci accorgeremo che questa Chiesa non ripiegata su se stessa, non presa a difendere il difendibile e a salvare il salvabile, nel momento in cui si apre si rigenera.
 
Non sono solo parole. Stasera le parole trovano lo spessore della vita di chi ci ha parlato, di chi parte, di chi è partito. Penso alla testimonianza di tante iniziative missionarie sparse nella nostra diocesi. Penso a voi. Possiamo davvero dire: è vero! La Chiesa è per il regno, è l’inizio del regno: di un regno di Dio che non si impone con la violenza, che genera vita. A volte è solo una piccola vita, ma un minuscolo germoglio non è mai piccolo. È minuscolo ma nello stesso tempo sorprendente.
 
Infine, la missione – dice il Santo Padre – richiama a guardare con grande simpatia e con grande speranza i giovani, senza caricarli di un peso. I giovani sono la speranza della missione.
 
La persona di Gesù e la buona notizia da lui proclamata continuano ad affascinare i giovani, essi cercano percorsi in cui realizzare con coraggio gli slanci del cuore a servizio dell’umanità.
 
L’abbiamo visto! I giovani ci sono. Ci siete. Stasera ci siete!
 
Sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di servizio e di volontariato. Che bello che i giovani siano viandanti della fede, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra.
 
Maria – conclude il Papa – interceda per noi, affinché possiamo acquistare la santa audacia di cercare nuove strade perché a tutti giunga il dono della salvezza e della vita.
(trascrizione da registrazione)