Care sorelle e fratelli,
questo ultimo giorno dell’anno è stato contrassegnato dalla notizia della morte di Papa Benedetto XVI. Noi lo piangiamo e insieme lo affidiamo a Dio e ancora lo ringraziamo.
Pochi mesi fa scriveva: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e di paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò è al contempo mio avvocato. In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia di essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza e ancor di più l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.
Noi celebriamo l’ultimo giorno dell’anno. Lui e molti altri l’ultimo giorno della loro vita.
Che cosa ci attende? Ci attende un nuovo anno.
Che cosa li attende? Li attende una nuova vita.
L’attesa.
L’attesa è un sentimento che supera le aspettative e ancor più supera i nostri calcoli. Solo il dono colma l’attesa, solo l’amore colma l’attesa, solo qualcuno compie l’attesa.
Questa sera noi vogliamo rendere grazie per le attese compiute e per quelle che Dio continua a suscitare nei nostri cuori. Abbiamo udito: Egli ci ha mandato suo figlio nella pienezza dei tempi per compiere le nostre attese. E nello stesso tempo alimentarle. Egli è Emmanuele, Dio con noi.
Dio con noi non è una bandiera da sventolare, ma un dono da accogliere.
Dio con noi non è una barriera per escludere, ma un porto per accogliere.
Dio con noi non è una assicurazione sulla vita eterna, ma è una promessa di vita eterna.
Dallo stupore per il Dio con noi scaturisce la gratitudine.
Ringraziamo Dio per il bene di tutti e non solo per il nostro bene. Allarghiamo il nostro bene perché diventi bene per tutti.
Ringraziamo Dio nel male. Non per il male. La testimonianza della prossimità di Dio in Cristo Gesù vince la disperazione e può diffondersi attraverso la nostra prossimità a chi si trova nel male.
Ringraziamo Dio per il dono prezioso della nostra famiglia. Un dono desiderato da un’infinità di persone. Un dono sperimentato. Un dono sofferto o rimpianto per alcuni. Per tutti ancora un dono da perseguire.
Ringraziamo Dio per il dono prezioso dei Santi: quelli della porta accanto e quelli che ispirano la vita di molti, anche nella nostra terra. Mi piace ricordare il riconoscimento della santità di don Luigi Palazzolo e di Madre Rubatto, della venerabilità di Madre Dositea Boitani e di Madre Isacchi ultimamente riconosciute dal Papa.
Ringraziamo Dio per il bene prezioso delle parrocchie della nostra diocesi che ho la grazia di apprezzare nel pellegrinaggio pastorale che sto compiendo.
Ringraziamo Dio per il bene prezioso della missione che è una ricchezza spirituale della nostra terra. Quest’anno l’abbiamo particolarmente celebrata nel 60mo anniversario della presenza in Bolivia.
Ringraziamo Dio per il bene prezioso della accoglienza generosa offerta a persone e famiglie che lasciano la loro patria per la guerra. Ricordiamo la risposta generosa alla situazione drammatica di tante situazioni in Ucraina e in altre parti del mondo. Una accoglienza generosa offerta a chi lascia la patria per fame, per ingiustizia, per lo stravolgimento del clima. Ringraziamo Dio per il dono prezioso dell’accoglienza generosa a persone della nostra terra che stanno sperimentando in maniera sempre più forte la fragilità.
Tra qualche momento innalzeremo il Te Deum, sapendo che già l’Eucaristia è il grande ringraziamento a Dio. Vorrei allora concludere con le parole che Papa Benedetto XVI ci ha lasciato nell’ultima omelia dell’ultimo giorno dell’anno: “Il Te Deum che innalziamo al Signore questa sera, al termine di un anno solare, è un inno di ringraziamento che si apre con la lode: noi ti lodiamo Dio, ti proclamiamo Signore. E termina con una professione di fiducia: tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno. Nel Te Deum è contenuta una saggezza profonda, quella saggezza che ci fa dire che nonostante tutto c’è del bene nel mondo e questo bene è destinato a vincere grazie a Dio. Il cristiano è un uomo di speranza anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c’è nel mondo e che non dipende da Dio, ma dalle scelte sbagliate dell’uomo, perché il cristiano sa che la forza della fede può spostare le montagne. Il Signore può illuminare anche la tenebra più profonda”.
Domani festeggeremo i 100 anni di un sacerdote diocesano e lui commentando ciò che ha vissuto ha testimoniato con parole immediate: “il bene c’è, non fa fracasso come il male”.
Fratelli e sorelle, oggi la Madre di Dio e nostra ci mostra il bambino, ci sorride e ci dice: lui è la via! Seguitelo! Abbiate fiducia! Lui non delude! Abbiamo fiducia nei momenti lieti e in quelli dolorosi: la speranza che lui ci dona non delude mai.
(trascrizione da registrazione)