01-11-2014
Care sorelle e cari fratelli,
questo nostro incontro, questa nostra preghiera è alimentata da una speranza. La speranza possiamo individuarla in questo: noi speriamo che la morte non sia l’ultima parola sulla vita. Lo speriamo per i nostri cari e lo speriamo anche per noi stessi. E alimentiamo questa speranza guardando a queste figure particolarmente luminose: i Santi, appunto. Con la loro vita ci narrano la bontà di Dio e ci narrano anche la fede in lui. Sono narrazioni sempre affascinanti e lo sono ancora di più perché una è diversa dall’altra.
Questa festa di tutti i Santi mette in rilievo questa unicità di ciascuno, questa particolarità: non c’è solo una originalità di ogni esistenza umana, ma c’è una unicità di ogni santità.
Dobbiamo riconoscere che ogni religione ha i suoi Santi, ma – pur sembrando paradossale – si può dire che ogni società ha i suoi “santi”: sono donne e uomini che vengono riconosciuti particolarmente per le loro virtù, per una vita esemplare, anche per una loro particolare familiarità con Dio.
Proprio per queste caratteristiche i Santi assumono la figura di “ponti” tra l’umanità e Dio. Io penso che non è difficile immaginare che nella vita di moltissime persone avvenga prima o poi di attraversare o di percorrere questi ponti. Mentre dico queste cose non posso non ricordare come quest’anno abbiamo vissuto il riconoscimento di santità di persone che ci sono particolarmente care che sono care a tutta l’umanità: penso a Papa Giovanni XXIII, a Papa Giovanni Paolo II e penso finalmente anche a Papa Paolo VI.
Mentre ricordiamo loro – che appunto in quest’anno sono stati riconosciuti Santi agli occhi di tutta l’umanità – non possiamo dimenticare quei Santi che sono i martiri. Ancora oggi essere cristiani in alcune parti del mondo significa essere chiamati ad una testimonianza di fede eroica. I martiri non appartengono soltanto al passato. Tante volte io penso come per noi essere cristiani sia alla fine relativamente meno impegnativo che per queste donne e per questi uomini. In questo giorno di Tutti i Santi vogliamo ricordare in modo particolare coloro che hanno sacrificato la loro vita per la fede in Gesù, ieri e oggi.
La festa che stiamo celebrando è il momento in cui noi uniamo tutti i Santi, li preghiamo insieme. Ognuno di noi ha i suoi Santi. Oggi la comunità cristiana li prega tutti insieme. Li guardiamo come stelle che non solo brillano per noi, ma illuminano la speranza che anche i nostri cari siano presso Dio. E che questo possa essere anche il nostro destino.
I Santi sono come finestre aperte sul cielo, ma sono anche frammenti di Dio sulla terra. Sono esistenze non solo ispirate dal Vangelo, ma sono vite trasformate dal rapporto con Gesù.
La santità, care sorelle e cari fratelli, non è la conquista di una vetta, ma è il frutto di un amore. È l’amore che trasforma. Noi tutti potremmo dirlo a partire dalle nostre umanissime esperienze. È l’amore di Cristo e per Cristo che ci trasforma in frammenti di Dio sulla terra, proprio come i Santi.
Un cristianesimo senza amore è incomprensibile, anzi – oserei dire – è insopportabile. Potrebbe diventare addirittura un alibi al nostro perbenismo: “guarda come sono bravo”.
Care sorelle e cari fratelli, i Santi ci invitano a entrare in questo amore, a lasciarci trasformare da questo amore, a diventare dei frammenti dell’amore di Dio per la vita di tutti gli uomini.
(trascrizione da registrazione)