Solennità di Sant’Alessandro – Messa della sera

26-08-2014
Cari fratelli, care sorelle,
la testimonianza dei martiri è una testimonianza particolarmente incisiva, al punto tale che dobbiamo riconoscere che è passato tanto tempo dal martirio di SantAlessandro eppure la sua testimonianza è ancora intensissima, direi più intensa di allora perché alla sua si èsommata – non solo quantitativamente – la testimonianza di una infinità di martiri. Si dice che il sangue dei martiri è il seme di nuovi cristiani. Potrebbe farci sorridere, oppure lasciarci perplessi.
 
Ieri mi ha telefonato un carissimo Vescovo che viene dal presbiterio di Bergamo, Mons. Leopoldo Girelli. Da alcuni anni lui vive nellestremo oriente, mandato dal Papa. Ultimamente gli è stata affidata la missione di seguire come suo Rappresentante la Chiesa in Vietnam. Molti di noi sanno che cosa vuol dire questa parola, Vietnam. Oggi il Vietnam è una delle terre più ricche di vita cristiana, i monasteri sono pieni, conventi, preti, cristiani. Il Papa è stato in Corea a beatificaremolti martiri. Un paese avanzatissimo dal punto di vista tecnologico ed economico, dove il cristianesimo è in espansione.
 
Nel ricordo di SantAlessandro vogliamo ricordare tutti i martiri e tutti i cristiani in questo momento perseguitati nel mondo per la loro fede.
 
Vogliamo così raccogliere per noi la provocazione alla testimonianza. Non ci sarà richiesta la testimonianza del martirio, ci è richiesta però la testimonianza della verità della nostra fede. Una testimonianza pubblica e privata. Nel senso che la testimonianza non è semplicemente un comportamento da esibire quando ci vedono. Quando i nostri figli ci vedono, quando i nostri nipoti ci vedono, devono percepire linteriore convinzione che sta sotto i loro occhi ma che è tanto vera perché appunto non è legata semplicemente ad essere vista da loro, ma è legata al fatto che noi ne siamo convinti. Quindi che siamo visti o non siamo visti, linteriore nostra convinzione alimenta i nostri comportamenti.
 
La testimonianza appartiene a quella dimensione della vita di Gesù che è stata la comunicazione della fede in Dio. Gesù ci ha rivelato lamore di Dio e la testimonianza del cristiano è la continuazione della missione di Gesù: rivelare lamore di Dio.
 
Cari fratelli e sorelle, non possiamo nasconderci dietro timidezze che in questo caso diventano semplicemente un alibi. Non si chiede a nessuno di assumere un carattere diverso da quello che ha, ma si chiede a ciascuno per quello che è, con il suo carattere e la sua personalità, di dare testimonianza.
 
La testimonianza ha a che fare con la vita, quindi la forza della testimonianza sta nel fatto che coinvolge e implica lesistenza.
 
Anche nellesperienza che in questi giorni ho condiviso con 500 giovani nel pellegrinaggio da Assisi a Roma, da Francesco a Francescoè apparso che le parole sono molto significative, ma devono sempre accompagnarsi a qualcosa che si prova, si vede, si vive. Parole necessarie per illuminare ciò che si vive, vita necessaria per confermare le parole che si sono dette.
 
La testimonianza appartiene a questo mondo della comunicazione della fede che è cosìnecessario. Noi siamo diventati cristiani perché qualcuno ci ha dato testimonianza, ci ha parlato del Vangelo, di Cristo. Parole e gesti di qualcuno che ci ha introdotto alla fede, dalla persona piùsemplice ma indimenticabile, alla persona più istruita. Questo dobbiamo continuare a farlo. Dicodobbiamo” non come un dovere che ci si impone e ci schiaccia, ma come interiore motivazione di gioia, come esigenza.
 
Questa comunicazione della fede avviene scandita come le cinque dita di una mano.
 
Avviene attraverso lannuncio della Parola del Signoreè lui il primo a comunicare la fede, non solo al tempo dellesistenza terrena di Gesù, ma continuamente per opera dello Spirito. Cari fratelli e sorelle, ascoltiamo la Parola nella liturgiaè il momento più altoè il Signore stesso che ci parla. Ascoltiamola anche nelle nostre case. Impariamo ad avere familiarità col Vangelo. Non abbiate paura di leggere il Vangelo e di rileggerlo e di tornarci sulle pagine che maggiormente vi attirano. Non avviene nessuna comunicazione della fede se non sappiamo le parole della fede e le parole della fede ci sono consegnate dal Vangelo.  
 
Poi vi è la predicazione. La predicazione è di qualcuno, dei ministri sacri, dei catechisti, ma èassolutamente necessaria. Anche questa è una forma decisiva della comunicazione della fede. Tante volte lo diciamo noi stessi e ne siamo consapevoli dellimportanza della predicazione e qualche volta della fatica da parte vostra di ascoltare la predicazione e da parte nostra di esercitarla. Ma il Signore manda a predicare il Vangelo, cioè ad annunciarlo alla comunità, ad annunciarlo al mondo, a far riecheggiare le parole dellannuncio.
 
C’è un terzo dito della comunicazione della fede ed è la narrazione. Potremmo tutti dire che siamo diventati cristiani attraverso la narrazione di chi ci ha preceduto. Pensate ad esempio al racconto della storia dei santi. Che bello. Oggi si raccontano tante storie: accendiamo la televisione e abbiamo davanti mille storie raccontate in mille modi. Ma la narrazione personale, la narrazione a voce è ancora affascinante. La narrazione delle storie dei santi, la narrazione della storia sacra, la narrazione della nostra storia di fede, quel che ci è successo, quella volta che abbiamo vissuto quellesperienza, quella visita, quel ricordo dei nostri sacerdoti, quellesperienza, la nostra prima comunione, sono cose che arricchiscono la fede. A volte vi sembra che i vostri figli o nipoti siano distratti. Certo non si possono far pesare le narrazioni, ma veramente qualche volta consegnarle non è solo importante ma è anche utile a comunicare la fede. La fede non si comunica solo come insegnamento di dottrina, ma narrando lesperienza. Ad esempio, non solo io torno e racconto otto giorni di cammino insieme ai giovani, ma 500 giovani racconteranno ad altri 500 giovani e forse 5000 giovani lesperienza che hanno vissuto, il cammino, la fatica, la gioia, la condivisione, la preghiera, le Eucaristie partecipate. Non per imporsi, ma per narrare. La comunicazione avviene così.
 
Vi è un quarto dito della comunicazione della fede che è la conversazione. A volte noi assistiamo a spettacoli o a film in cui non appare assolutamente nulla di Dio, ma non dico perché non viene pronunciato il suo nome o non appaiono scene di natura religiosa, ma perché sembra che il mondo prescinda da Dio. Spesso anche le nostre conversazioni sembra che prescindano da Lui.Non parlo delle conversazioni di chi non crede, ma di chi crede. Cari fratelli e sorelle, un modo per trasmettere la fede è parlare di fede. Conversare, non stufare. Conversare è introdurre lo spirito di fede nel nostro modo di giudicare una giornata, di leggere un giornale, di guardare a una sofferenza, a un figlio o a un anziano che si trova in una situazione di precarietà. A volte io stesso mi rendo conto che parlo a prescindere dalla fede. Ma questo lo fanno tutti e invece è conversare in uno spirito di fede. Alcune conversazioni sono veramente inaccettabili perché distruttive e di queste dobbiamo chiedere perdono al Signore, ma altre sono così semplici ma non lasciano trasparire quella fede interiore che pure noi conserviamo.
 
Il quinto dito è la testimonianza.
Annuncio, predicazione, narrazione, conversazione, testimonianza.
 
Certo senza la fede non c’è nessuna comunicazione della fede, ma noi siamo qui, nel ricordo di SantAlessandro a dire al SignoreIo credo, aumenta la mia fede e fa’ che attraverso la mia povera fede, testimoniata con parole ed opere, altri possano credere. E fa’  che possa sopportare il martirio del rifiuto, a volte proprio da parte dei miei figli, dei miei nipotiÈ una sofferenza, un martirio, ma non farmelo sopportare con amarezza, fammelo sopportare con fede, partecipando alle sofferenze di Cristo, partecipando alle sofferenze dei martiri. Con la gioia di poter partecipare a questo: non la gioia del rifiuto, ma la gioia di poter partecipare alla sofferenza dellannuncio.
 
Ecco, cari fratelli e sorelle, così numerosi attorno alla figura di SantAlessandro. Per me èveramente sempre una meraviglia. Preghiamo perché per sua intercessione si rinnovi in noi non soltanto la gioia di poter credere, ma anche di poter testimoniare, comunicare e consegnare la fede a coloro che il Signore ci affida. 
(trascrizione da registrazione)