Il Vangelo dell’Annunciazione è la pagina che illumina il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria. Il saluto dell’Angelo, rivela a lei e a noi, il dono di Dio che l’ha colmata di Grazia, preservandola da ogni peccato, anche dal peccato originale.
Questa rivelazione è caratterizzata dal silenzio. Molte rappresentazione artistiche dell’Annunciazione di Maria, trasmettono la percezione del silenzio che circonda quest’incontro. E’ il silenzio del raccoglimento, il silenzio che circonda il personalissimo dialogo tra l’Angelo e la giovane donna di Nazareth; è il silenzio della profondità di un grembo reso fecondo di un Dio che diventa uomo per opera dello Spirito Santo.
Abbiamo bisogno di questo silenzio: non quello dell’indifferenza, non quello che per scelta o per superficialità nasconde o mortifica la verità delle cose, lasciando spazio all’amplificazione della menzogna, della manipolazione della realtà, dell’enfatizzazione del consumare e dell’odiare.
Maria, nel giorno in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo, era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio. In lei non c’è ostacolo, non c’è schermo, non c’è nulla che la separi da Dio. Questo è il significato del suo essere senza peccato originale: la sua relazione con Dio è libera da qualsiasi pur minima incrinatura; non c’è separazione, non c’è ombra di egoismo, ma una perfetta sintonia: il suo piccolo cuore umano è perfettamente «centrato» nel grande cuore di Dio.
La “Piena di Grazia” ci consegna un messaggio che si trasforma nel dono più grande per chi lo accoglie con fede: l’uomo non salverà se stesso, ma la Grazia, solo la Grazia, il dono della vita di Dio lo salverà. In ogni tempo, ma certamente in questo, la tentazione che diventa convinzione di poter salvare noi stessi, si ripresenta in modi sempre più affascinanti e persuasivi, sia a livello personale sia a livello sociale.
Se le grandi ideologie salvifiche si sono rivelate mortali per l’umanità, i criteri che si affermano in questo momento stanno alimentando squilibri naturali e disuguaglianze sociali sempre più insostenibili.
Il peccato consiste proprio in questo: separarci da Dio, separarci dagli altri, separarci dalla casa comune, pensando di salvare noi stessi, facendo del nostro interesse il nostro Dio, degli altri uno strumento per perseguirlo e del creato una miniera da sfruttare.
Solo l’amore può salvare da questa caduta, ma non un amore qualsiasi: un amore che abbia in sé la purezza della Grazia – di Dio che trasforma e rinnova – e che così possa immettere nei polmoni intossicati nuovo ossigeno, aria pulita, nuova energia di vita. Maria ci dice che, per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre “più grande del nostro cuore”.
E infine, la “Piena di Grazia”, Colei che è preservata da ogni peccato, ci introduce alla possibilità della gioia. Non ci basta il piacere, la soddisfazione, la serenità e neppure la felicità: il nostro cuore, il nostro essere, la nostra vita è fatta per la gioia.
La gioia è puro dono, è dono puro: ecco perché il peccato può offrirci tante possibilità, ma non la gioia. La gioia scaturisce come sorgente cristallina, quando il nostro cuore si apre a Dio, al suo perdono, alla sua stessa vita.
Non sempre le condizioni della nostra esistenza ci consentono di godere, a volte sono pesantemente frustranti, deludenti e dolorose; ma la vittoria della gioia sulla tristezza è sempre possibile quando l’amicizia di Dio, il suo amore, la sua vita, la sua Grazia abitano la nostra esistenza. Se perdiamo Dio e la sua Grazia, perdiamo la gioia.
La gioia di Maria è piena, perché nel suo cuore non c’è ombra di peccato. Questa gioia coincide con la presenza di Gesù nella sua vita:
Sempre più ci rendiamo conto che non possiamo salvarci da soli e nemmeno insieme in qualsiasi maniera. Solo insieme per amore e con amore possiamo salvare le nostre vite dall’insensatezza, dalla tristezza, dalla morte.
Solo l’amore di Dio, accolto con fede, come Maria, ci dona la gioia di vivere, una gioia che neppure la morte ci potrà rubare. “Rallegrati, piena di Grazia” “Rallegrati, cristiano, riempito di Grazia”.