15-04-2017
Care sorelle e fratelli,
stiamo vivendo la veglia pasquale che è essenzialmente una veglia battesimale. Dai tempi più antichi in questa veglia si celebrava il battesimo di coloro che si erano avvicinati al Vangelo di Cristo, avevano assunto la fede in lui e si erano disposti a chiedere di entrare nella sua comunità, la Chiesa. In particolare in questi decenni, questa antica tradizione è stata ripresa e in questi anni ha assunto delle caratteristiche nuove rispetto all’abitudine diffusa – e per noi molto apprezzabile – di battezzare i bambini. Così qui nella Cattedrale ma anche in diverse parrocchie della nostra diocesi nel corso della veglia pasquale ricevono il Battesimo degli adulti. Quest’anno sono sei giovani adulti, cinque uomini e una donna. Mentre assisteremo e parteciperemo al loro Battesimo, tutti noi che lo abbiamo ricevuto da piccoli bambini potremo rivivere quel dono e rinnovare la nostra fede.
Il Battesimo è il sacramento pasquale per eccellenza perché nel segno dell’acqua noi veniamo immersi. L’acqua è segno di vita, ma vi è anche l’acqua che rappresenta la morte. L’abbiamo udito nella pagina del libro dell’Esodo, quando le acque si chiudono su coloro che vogliono sterminare il popolo di Israele. Noi veniamo immersi nella morte “di” Cristo per risorgere insieme con lui. Noi veniamo immersi nella morte “con” Cristo, per risorgere insieme con lui. Il segno del Battesimo – che si dispiega nei gesti che tra qualche istante rivedremo – ci introduce in questa esperienza.
Immersi nella morte. Quando ci troviamo a battezzare un bambino è molto difficile esprimersi in questi termini, in realtà è proprio così: nel Battesimo vi è un’immersione nella morte. Per altro non è difficile immaginare come l’agguato della morte sia sempre pronto a scattare. Assistiamo a guerre che ci sembrano sempre più ravvicinate, a violenze che attraversano il mondo intero, ma siamo consapevoli anche di quelle morti rappresentate dai fallimenti, dalle emarginazioni, dalle malattie mortali, da un sentimento di desolazione che sembra pronto a stendere i suoi artigli anche nei confronti della nostra vita. È come se fossimo tutti sul punto di morire affogati da un mare che diventa una tomba: la tomba degli egiziani. Ma anche il nostro mare è diventato in questi anni tomba per migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini, quasi appunto a ricordarci che tutti siamo nella possibilità di venir travolti da un’acqua mortale. Proprio i giovani che sono davanti a noi sono dei superstiti – possiamo proprio dire così – rispetto a una moltitudine travolta dall’acqua del mare, dall’acqua della morte.
Ci troviamo di fronte ad una grande contraddizione: l’uomo è capace di dare morte, ma lo stesso uomo può anche dare vita. Abbiamo davanti possibilità di vita sempre maggiori e sempre nuove speranze che ci vengono offerte, ma nello stesso tempo assistiamo a ricorrenti e imponenti decisioni di morte. E siamo sempre noi che diamo vita e diamo anche morte.
L’esperienza del Battesimo è dunque innanzitutto un’immersione nella morte. Perché? È necessaria? Sì, è necessaria, perché noi abbiamo bisogno di vita, ma di un’altra vita, una vita nuova, una vita che non sia dominata dalla morte.
Care sorelle e fratelli, è il peccato, è la scelta per il male che alimenta la morte. Gesù si immerge totalmente nel peccato – nel mio peccato, nel nostro peccato, nel peccato di tutti gli uomini – con un amore che è infinitamente più grande del peccato e dunque più forte della morte. Questo è il Battesimo.
La fede ci introduce in questo passaggio: entrare nel nostro peccato e in quello degli altri con Gesù, uniti alla sua misericordia che vince il potere del peccato e con lui allora possiamo risorgere ad una vita nuova.
La storia è ancora segnata dal peccato ma non è più sotto il potere del male.
Così stasera questi giovani ricevono il Battesimo: immersi con Cristo nella morte, nella profondità del male, per risorgere insieme con lui ad una vita nuova. Anche noi possiamo risorgere ogni giorno ad una vita nuova, alla vita secondo il Vangelo, tanto desiderata e spesso ritenuta impossibile: è una vita che non teme la morte e che non sarà più sconfitta dalla morte.
Care sorelle e fratelli, noi siamo umili pellegrini della vita insieme ad un’infinità di donne e di uomini, ma nello stesso tempo siamo narratori e testimoni di una vita inaspettata, nuova, eterna.
(trascrizione da registrazione)