30-03-2013
Cari fratelli e sorelle,
questa veglia è ricchissima di segni, li stiamo riconoscendo e ritrovando, come il segno della luce e il segno dell’acqua. Questa veglia è ricchissima di parole, le parole del Signore che abbiamo udito. È ricchissima dei doni che ci consegna e che culminano nell’Eucaristia.
È ricchissima di quella grazia particolare che questa sera il Signore consegna a questi nostri fratelli e sorelle che chiedono di essere battezzati e che saluto con particolare affetto a conclusione non solo di questa giornata che li ha visti prepararsi immediatamente a questa celebrazione, ma di un percorso lungo nelle loro comunità e finalmente anche nella comunità diocesana. Un caro saluto a voi nell’imminenza di questo dono del Signore, ai vostri padrini e madrine, ai vostri catechisti, ai vostri sacerdoti delle comunità in cui abitate, ai vostri familiari che sono qui che gioiscono insieme con voi. Un grazie anche a tutti quelli che hanno disposto perché poteste fare un’esperienza convincente della fede in Cristo Gesù. Grazie ai diaconi permanenti. Grazie a don Pietro, direttore dell’ufficio per la catechesi e il catecumenato.
Di fronte a questa ricchezza le parole che desidero condividere con voi devono essere necessariamente sobrie.
Tutti questi segni – le parole, i canti, i suoni – ci dicono della gioia della risurrezione. Una gioia inesauribile che qualche volta smarriamo nelle pieghe delle nostre esistenze, in alcuni momenti veramente provate e per alcuni veramente sofferte. Ma la resurrezione è come una sorgente inesauribile, a cui si può continuare ad attingere, anche perché per dono dello Spirito Santo questa sorgente non è fuori da noi, ma è in noi stessi.
Gesù non risorge solo per sé, ma risorge per tutto il mondo, per tutti gli uomini. Risorge per coloro che crederanno in lui e accoglieranno con gioia e con responsabilità la sua vita. Risorge anche per quelli che non credono: l’opera di Cristo è per l’universo intero.
Il Risorto è il principio di una vita nuova. In lui questa vita splende. In lui questa vita è decisamente e definitivamente affermata. In noi che con fede la accogliamo, questa vita si dispone dentro una storia: la storia della nostra esistenza a volte contraddittoria ma non più condannata. Non più consegnata al potere della morte, del peccato e del male. Non è questa l’ultima parola sulla vita di ciascuno di noi, sulla vita di tutti i credenti, sulla vita e sulla storia del mondo. Pensate con quanto pessimismo noi a volte ci disponiamo di fronte alle vicende: quelle personali, quelle familiari, ma anche quelle che investono la vita delle nazioni.
Non è questione di essere ottimisti, ma di trarre da questa vita nuova la forza per un cambiamento che non soltanto investe le nostre esistenze, secondo il Vangelo, ma investe la vita di tutta la Chiesa e finalmente di tutta l’umanità.
Vorrei ricordare – in maniera assolutamente sommaria – tre caratteristiche di questa vita nuova.
1) La vita nuova è una vita liberata dai poteri oscuri. Innanzitutto il potere della morte e insieme il potere del male: quella che può essere una malattia che attraversa la nostra esistenza e quella dei nostri cari, fino ai mali che in maniera più incisiva segnano non soltanto le nostre esistenze ma quelle delle famiglie e dell’intera società. Noi siamo esposti alla paura. La vita nuova è una vita liberata dalla paura.
Liberata dalla paura della morte: non perché non possiamo provare questa paura, ma perché questa paura nella fede non ci vincerà, non ci soffocherà. La nostra morte, la morte dei nostri cari, le morti quotidiane rappresentate dai nostri fallimenti, dalle delusioni, dalle prove severe. Una vita liberata dalla paura che il male ci possa sopraffare. Non c’è male – per qualche assurdo e paradossale come a volte si è rappresentato nella storia degli uomini – che alla fine possa spegnere questa vita di chi crede in Cristo Risorto e lo accoglie nella sua esistenza.
2) La vita nuova è una vita rigenerata. Noi che ormai siamo esperti – e addirittura qualche volta in maniera preoccupante mettiamo le mani sulla vita – sappiamo cosa è il DNA, il codice genetico. La vita nuova del Cristo Risorto che ci è stata comunicata nel battesimo e per dono dello Spirito Santo è una vita rigenerata, è una specie di nuovo DNA spirituale che ci configura innanzitutto come figli di Dio e come persone che per lo Spirito Santo – che noi vogliamo assecondare – assomiglieranno sempre di più a Cristo. Non basterà una vita, ma ogni volta che veramente noi torniamo a questa sorgente, ogni volta che noi ascoltando la parola del Signore riconosciamo la fisionomia di Cristo, siamo messi nella condizione di potergli assomigliare.
3) La vita nuova è una vita definitiva. Il Cristo Risorto non muore più: in lui si è compiuta la volontà di Dio. Ricordiamocelo quando diciamo il Padre Nostro: “sia fatta la tua volontà”. Non è soltanto la passione e la morte, non è soltanto la sofferenza e la prova, la volontà di Dio è questa vita definitiva che in Cristo crocifisso e risorto si è definitivamente manifestata.
Una delle dimensioni che oggi viviamo in maniera evidente è quella della precarietà: tutto è precario. Certamente il lavoro, ma non solo il lavoro. Sembra che tutto quello che noi stiamo vivendo sia sottoposto a questa malattia della precarietà, questa “peste della precarietà” e noi quasi ci siamo rassegnati consegnando anche le cose più alte a questa precarietà. Ebbene, la vita del Cristo Risorto è definitiva e chi si avvicina al Cristo è introdotto in questa dimensione. Certo c’è ancora la precarietà della storia, ma appunto questa storia è abitata da un vivente nuovo: il Cristo Risorto. La sua vita è definitiva. Dentro i mutamenti, dentro i cambiamenti, dentro gli spaesamenti del nostro tempo, noi possiamo attingere a questa definitività della vita del Risorto.
Quante volte in questi anni e in questi decenni ci è stata trasmessa la paura del “per sempre”. Abbiamo paura e addirittura abbiamo lasciato che ciò che c’è di più prezioso nelle nostre esistenze – gli affetti più cari, le relazioni più intime, fino alle scelte più coraggiose – fossero consegnate alla precarietà. No. Il Cristo Risorto è per sempre. Il Cristo crocifisso e risorto è il segno definitivo dell’amore di Dio.
In mezzo a quelle oscurità, che pure tante volte ci attraversano, possa brillare in voi, cari fratelli e sorelle nuovi cristiani, e in tutti noi che abbiamo ricevuto da tempo questo dono, la luce definitiva, liberante e rigenerante del Cristo crocifisso e risorto.
(trascrizione da registrazione)