S. Natale – Pontificale in Cattedrale

25-12-2014
Care sorelle e fratelli,
abbiamo ascoltato con attenzione la Parola del Signore e mi permetto di riecheggiare alcune considerazioni che possono arricchire il significato della nostra celebrazione e del nostro Natale. Lo farò attorno a tre immagini: la luce, il pane, la vita.
 
Soprattutto nel Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato queste tre immagini ricorrono: due in modo particolare, l’altra evocata dagli orizzonti del Natale. 
 
La prima è l’immagine della LUCE. Si parla di Dio, si parla di Gesù il Figlio di Dio diventato uomo come “la luce vera”. Quella della luce è sempre un’immagine efficacissima e diventa particolarmente efficace quando la luce splende nel buio. Questa notte in moltissime delle nostre chiese abbiamo celebrato l’Eucaristia e l’immagine della luce è stata percepita in modo particolarissimo proprio per l’oscurità che avvolgeva la notte in cui Gesù è nato e che in maniera ricorrente avvolge il mondo. Lo avvolge non solo per il fluire del tempo, ma perché le tenebre sono sempre in agguato. C’è una specie di confronto continuo – non direi di battaglia – tra la luce e le tenebre, peraltro proprio nella pagina di Vangelo che abbiamo appena ascoltato si dice che le tenebre sono presenti nella storia del mondo, anche se la luce vince le tenebre. E non c’è dubbio: lì anche dove una piccola luce risplende, le tenebre, tutte le tenebre sono vinte. Non rappresentano l’orizzonte del mondo, basta una piccola luce per rompere il potere delle tenebre.
 
“Veniva nel mondo – così Giovanni guarda la nascita di Gesù – la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Noi ascoltiamo questo Vangelo della luce in pieno giorno, dove splende la luce del sole e quasi non solo ci dimentichiamo di questo grande dono che è la luce del sole, ma in un certo senso non avvertiamo l’esigenza della luce. L’esigenza della luce si avverte soprattutto quando scende il buio. Ma anche quando scende il buio le nostre città, i nostri paesi, questo nostro Paese l’Italia, splendono di luci in una maniera impressionanti, basta guardare certe fotografie scattate dall’altro. Dalle nostre parti – rispetto ad altre parti del mondo – noi non soffriamo di mancanza di luce, ma tutto sommato di soffriamo di un eccesso di luce.
 
C’è il rischio per noi di rimanere abbagliati dalla luce. Qualche volta si sente parlare addirittura di un inquinamento luminoso. In questa abbondanza di luce, in questo eccesso di luce, come sarà possibile riconoscere la luce vera, quella luce di cui parla in Vangelo annunciandoci il Natale: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. 
 
Questo eccesso di luce non ci permette nemmeno di distinguere molto una luce dall’altra, è tutto un po’ indifferenziato ed è il clima in cui noi respiriamo. È un po’ tutto indifferenziato. Facciamo fatica a distinguere bene dal male, giusto da ingiusto, corrotto da incorrotto, tutto si mescola e paradossalmente non si mescola nella nebbia, ma si mescola in questa luce che – come una volta si diceva delle tenebre – sembra che tutto appiattisca. 
 
Al di là delle lampade che illuminano le nostre strade e che paradossalmente vorremmo sempre di più perché rispondono ad un bisogno di sicurezza, certamente non ci manca la luce della conoscenza. 
 
La luce ci dà sicurezza. Aumentando le luci riteniamo di poter trovare una risposta alla nostra sicurezza e umanamente possiamo ammettere che è proprio così. D’altra parte paradossalmente all’aumento delle luci non corrisponde un aumento di sicurezza. 
 
La luce della conoscenza cresce a dismisura: la parabola delle luci che illuminano le nostre strade è ancora minuscola rispetto allo sviluppo impressionante della conoscenza e delle conoscenze che è avvenuto in questi secoli e che sta avvenendo in una maniera sempre più veloce. Abbiamo a disposizione conoscenze come mai l’umanità ha avuto. Abbiamo una accessibilità alle conoscenze come mai è stato potuto. 
 
D’altra parte sembra che ci siano delle oscurità inarrivabili. Illuminiamo le cose, illuminiamo ciò che avviene ma facciamo fatica a illuminare il significato, facciamo fatica a illuminare il cuore. Sembra che queste luci siano tutte luci fredde, che certamente appagano l’intelligenza ma fanno fatica a scaldare il cuore. Luci fredde. Invece noi avvertiamo il bisogno di una luce calda, meno abbagliante. Una luce discreta che non soltanto è capace di illuminare la vita, ma di illuminare la profondità della vita, quella che noi rappresentiamo con il cuore di ogni persona e che in ultima analisi è la coscienza di ogni persona. Non basta illuminare la conoscenza, avvertiamo sempre di più che l’oscurità si annida nella coscienza e qui c’è bisogno di luce. 
 
Anche nella fede non c’è bisogno semplicemente della luce della conoscenza: conoscere la legge del Signore, conoscere la Parola del Signore, che pure è già una luce. Abbiamo sempre bisogno di una luce calda, non basta conoscere la Parola del Signore, abbiamo bisogno della grazia del Signore. Veramente è stupenda questa pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, nel senso che quella luce è la grazia. Mosè ci ha dato la legge, ma la legge non ci basta. Noi continuiamo a moltiplicare i precetti della legge, ogni giorno siamo messi di fronte a nuove leggi e pensiamo che la nostra vita sia garantita dalle leggi, che sono necessarie e che devono essere il più possibile giuste cioè corrispondenti alla verità della coscienza dell’uomo. Ma nemmeno la legge ci salva, abbiamo bisogno della grazia. 
 
Care sorelle e cari fratelli, veramente in questi giorni la grazia misericordiosa del Signore ci possa raggiungere. Accogliete il Cristo che viene accogliendo la sua grazia misericordiosa, perché l’oscurità più nera, quella che ad altri è invisibile, è quella del nostro peccato, cioè della perdita di una relazione amorosa con il Signore. Abbiamo bisogno della grazia: questa è la luce che illumina ogni uomo. Una luce calda, una luce che ti restituisce alla vita, alla gioia della vita.
 
La seconda immagine è quella del PANE, perché detto tutto questo noi ci accorgiamo che abbiamo bisogno insieme alla luce anche del pane. Il rischio sarebbe di avere una luce che ti scalda, una luce che ti illumina, una luce che ti riscatta, ma abbiamo bisogno del pane, cioè di avere una risposta a ciò che sembra necessario alla vita: penso al pane della salute e quindi il mio pensiero va a tutti i malati che chiedono il pane della salute; penso al pane del lavoro e a tutti i disoccupati, a coloro che lo hanno perso, che non lo trovano, che sono precari; penso al pane della sicurezza, ma penso anche al pane della casa; penso al pane della conoscenza: l’ignoranza è sempre qualcosa che ci rende veramente meno umani e penso quindi a tutti i nostri giovani, dai più piccoli a coloro che percorrono percorsi di conoscenza sempre più raffinati. 
 
Abbiamo bisogno del pane e il pane è fortemente evocato dal Natale, non nella pagina di Giovanni, anche se possiamo riecheggiarlo. Gesù nasce in una mangiatoia, già quindi ci viene rappresentato come un pane, come qualcosa che nutre. E nasce in una città il cui nome, Betlemme, è proprio “la casa del pane”. 
 
Che cosa è importante del pane? L’evangelista Giovanni e le altre pagine sacre che abbiamo ascoltato ci confermano questa esigenza legata al pane: che il pane sia per tutti. Si è manifestata la gloria di Dio per tutte le nazioni, per tutti gli uomini, senza esclusione. 
 
Siamo tutti d’accordo, come potrebbe essere diversamente. Non è invece sempre così. Non tutti dicono così. Abbiamo sempre i nostri esclusivismi e quando diciamo “noi” molto spesso stiamo invece erigendo una bandiera: ci siamo “noi” e ci sono gli “altri”. La luce del Natale, la salvezza portata da Gesù invece è per tutti e che crede in Gesù è testimone di questa salvezza per tutti. Nessuno escluso.
 
Dobbiamo riconoscere che il pane aumenta ed è vero. Ci sono osservatori che ci fanno notare che nel mondo il pane aumenta, ma il pane è distribuito in maniera uguale per tutti? Nell’uguaglianza non c’è una asfaltatura delle differenze: il pane corrisponde al bisogno reale di ciascuno? 
 
Cari fratelli e sorelle, Cristo Gesù viene veramente come il pane per tutti. E se c’è colui che ne ha più bisogno il Cristo gli si avvicina in modo speciale. E se c’è qualcuno che già si può nutrire di lui, che diventi lui stesso un pane per chi ne ha più bisogno. 
 
Gesù viene come pane. Come pane per tutti, non come un pane che diventa privilegio per qualcuno creando una distanza da coloro che faticano sempre di più a poter ottenere il pane.
 
La luce e il pane, che sono assolutamente necessari e che appartengono alla nascita di Gesù, perché Gesù viene come luce e come pane, non sono ancora sufficienti. A noi non basta la luce e non basta nemmeno il pane, che pur sono necessari. Noi abbiamo bisogno alla fine della VITA. “Egli è la vita del mondo”, è venuto come vita per donarci la vita.
 
Allora questa incarnazione, questo prendere la nostra umanità è per la nostra vita. Non è una vita spirituale, non è una vita immaginaria, quella di Gesù, quella del cristiano, quella che viene annunciata dal Vangelo. Tanti ancora pensano che siano favole, anzi ci sono alcuni che proprio ritengono che queste siano belle illusioni o ornamenti che possono fare bene alla vita, ma non sono la vita. Gesù invece viene come la vita. Appunto il suo prendere forma umana ci dice proprio l’importanza della vita e della vita di ciascuno e di tutti. L’incarnazione è prendere l’umanità perché è l’umanità che ha bisogno di vita. 
 
La nascita di Gesù è veramente condivisione: non ci salva dall’alto. Ci salva vivendo con noi, condividendo la vita. 
 
Ci salva, finalmente, donando la vita. Siamo ancora qui innanzitutto per accogliere il dono e da credenti per riconfermare che il segreto della vita è proprio questo, ce lo insegna lui a partire dal suo Natale: che la vita si vive, che la vita si gusta, che la vita è bella e degna nella misura in cui la doniamo, nella misura in cui attraverso la nostra piccola luce che si accende della sua luce diventa luce e pane e vita per coloro che il Signore ci affida.
 
Care sorelle e fratelli, viviamo con intensità questa Eucaristia in cui Gesù è luce, in cui Gesù è pane, in cui Gesù è vita e vivremo con intensità non solo il Natale e questi giorni natalizi, ma l’esistenza che ci attende.
 
(trascrizione da registrazione)