S. Natale – Messa di mezzanotte in Cattedrale

25-12-2016
Care sorelle e fratelli,
abbiamo udito come l’evento della nascita di Gesù avvenga nell’oscurità della notte: i pastori vegliavano nella notte. Anche il profeta annunciando la nascita del Messia parla di un popolo che cammina nelle tenebre. Lo stiamo sperimentando in questi istanti che la notte avvolge questo grande mistero, ma la notte sembra avvolgere anche le nostre esistenze. Una grande notte che sembra non finire mai e sembra allargare la sua ombra fino ai confini del mondo.
 
Paradossalmente però viviamo in tempo in cui la notte non è più notte. Quello che il salmo attribuiva a Dio in realtà lo abbiamo realizzato noi: per noi le tenebre non sono più oscure e la notte è chiara come il giorno. Abbiamo davanti agli occhi l’impressionante immagine della diffusione della concentrazione di luce sul nostro pianeta. La luce che noi abbiamo creato. D’altra parte questa luce che addirittura ci fa parlare di una nuova forma di inquinamento, come inquinamento luminoso, non ci toglie la percezione di una oscurità inquietante. A volte è ben più di una percezione.
 
Una oscurità attorno a noi che sembra stringersi sempre di più attorno a noi. È l’oscurità dei grandi drammi del nostro tempo, drammi che attraversano la vita di milioni di persone umane; drammi che hanno a che fare con la violenza, a volte la violenza della natura che non risparmia impietosamente, ma molto più spesso la violenza degli uomini ancor più impietosa, nelle sue forme come la guerra o il terrorismo, fino alle sue forme più singolari, quelle che a volte ci fanno temere di abitare le nostre case e di percorrere le nostre strade.
 
Vorrei farvi osservare come questa percezione di un’oscurità inquietante nonostante lo splendore delle nostre luci debba farci guardare dentro di noi, dove l’oscurità sembra in agguato. È certamente l’oscurità delle prove che ci affliggono, che oscurano la serenità dei nostri giorni, ma è anche l’oscurità del vuoto che a volte percepiamo e che sembra condannarci, nonostante i nostri rapporti, ad una sofferta solitudine. È l’oscurità in noi che non abbiamo aver paura di chiamare con il nome di peccato, quando tradiamo la nostra umanità e la nostra relazione con Dio.
 
Quindi nonostante tutte le nostre luci, noi ancora abbiamo bisogno di luce. In questa notte ci troviamo in tanti ad invocare la luce. E veramente rimaniamo stupiti di fronte all’annuncio della nascita di Gesù come una luce. I pastori sono avvolti dalla luce e il profeta dice: “il popolo vide una grande luce”.
 
In che cosa consiste questa luce? È la luce delle verità.
 
Care sorelle e cari fratelli, si sta parlando da tempo di un’epoca detta della post-verità: una verità indecifrabile, una verità molto spesso mediata dai grandi mezzi di comunicazione. Ci sembra impossibile giungere alla verità delle cose, tanto meno alla verità della vita. Abbiamo bisogno della luce della verità per vivere, siamo fatti per la verità, abbiamo bisogno della luce della conoscenza, della luce di una ragione che non possiamo rassegnarci a vedere impazzita e abbiamo bisogno della luce della fede che non è in contrasto con la luce della ragione, ma se vogliamo la illumina ancora di più.
 
In questa notte, care sorelle e cari fratelli, appare una luce nuova. La natura di questa luce è diversa rispetto a quella di qualsiasi altra luce perché in realtà si tratta della luce di una umanità nuova, di una umanità intensa, una umanità che Dio stesso è venuto ad inaugurare perché quel bambino che nasce noi lo crediamo il Figlio di Dio. È questa la luce di cui abbiamo bisogno: ne hanno bisogno i sapienti e ne hanno bisogno gli ignoranti; ne hanno bisogno gli sprovveduti e ne hanno bisogno coloro che sanno stare al mondo. Una luce umana, che rischiara ogni oscurità e riscatta da ogni paura.
 
L’umanità di Gesù diventa la luce per ogni persona umana, qualsiasi sia la condizione in cui si trova: non c’è oscurità che non possa essere raggiunta dall’intensa umanità di Gesù che noi contempliamo nel suo inizio, nella sua origine, nella sua nascita.
 
È una luce capace di accendere altre luci. Coloro che vedono questa luce, che accolgono questa luce sono capaci di accendere altre luci. Cari fratelli e sorelle, l’umanità di Cristo viene affidata alle nostre umanità, alla nostra fragile umanità, alla nostra debole e umile umanità. Dio non ha paura ci affidarsi alla nostra umanità. Ci tireremo indietro rispetto a questa fiducia che Dio ha in noi nonostante tutte le nostre contraddizioni e i nostri peccati?
 
Ecco la bellezza del Natale, l’intuizione nella fede che un’umanità nuova è possibile a partire dalla nostra vita e che questa umanità può crescere nella misura in cui ciascuno di noi mette la propria umanità a disposizione di Dio, del suo Vangelo, dell’inaugurazione del suo regno di giustizia e di pace.
 
Care sorelle e fratelli, questa è la nostra gioia, la gioia di un Dio che nonostante la nostra miseria e le nostre contraddizioni desidera affidarsi ai nostri gesti umani. Che i nostri gesti umani continuino ad accendere la luce dell’umanità di Cristo nella storia di tutti gli uomini e particolarmente di coloro che ci sono affidati. 
(trascrizione da registrazione)