27-03-2016
Care sorelle e fratelli,
il clima ci ha riservato delle belle giornate e questo clima resiste ancora in questa mattinata di Pasqua: una bella giornata riempie gli occhi e allarga il cuore. Nello stesso tempo, la comunità non di un Paese soltanto, ma certamente della nostra parte di mondo sta vivendo giornate che sono illuminate dal sole, ma sono oscurate da gesti di violenza inaudita e devastante che provoca tanto dolore e tanta inquietudine.
Sono molti i sentimenti che ci attraversano ma sembra che tutto debba essere ricondotto, non solo alle tante ragioni politiche, sociali, religiose, economiche, ma ad un disordine radicale che prima di manifestarsi nei gesti che ho ricordato abita il cuore dell’uomo.
Ci rendiamo conto che di fronte a questo disordine la ragione è del tutto necessaria: ci sembra appunto di trovarci di fronte all’oscuramento della ragione. Nello stesso tempo la ragione ci sembra insufficiente a superare e a guarire questo radicale disordine che abita il cuore dell’uomo.
La nostra società e il mondo intero è certamente molto più organizzato, molto più razionalmente organizzato rispetto ad un tempo, eppure questo disordine radicale e in certi momenti devastante, continua a manifestarsi.
Che cosa possiamo fare? Che pensare?
Oggi ci viene aperta una via. La via è rappresentata da Gesù di Nazareth crocifisso e risorto. Gesù di Nazareth è un piccolo frammento umano che è entrato definitivamente nel mondo di Dio, che è un mondo di ordine, di armonia e di pace.
Se così è stato questo è l’inizio di una storia nuova. La Pasqua è il passaggio di un frammento di mondo da questa terra destinata a perire verso il mondo di Dio che non perisce. Pasqua è l’affermazione di un misterioso cammino che libera dalla necessità della morte e introduce nella possibilità della vita.
Possiamo anche noi, che pure crediamo, interrogarci: “ma questa notizia è credibile? è vero che è l’inizio di un nuovo cammino?”. Ce lo domandiamo a fronte di quello che ci circonda e a volte ci abita.
La risposta a questa domanda sulla credibilità la troviamo nell’esperienza dell’amore gratuito, di un amore che nasce all’interno di un cuore libero. Gesù di Nazareth testimonia questo amore e questa libertà. I suoi discepoli che sono riluttanti, alla fine diventano i testimoni della sua risurrezione.
Gesù, il crocifisso risorto, non è il centro della storia, ma è il cuore della storia. Il centro è qualcosa di inanimato, il cuore è qualcosa di vivo, di vitale, che dà vita.
La Pasqua dice esattamente questo: ogni gesto d’amore gratuito posto all’interno di questo mondo afferma la possibilità di un altro mondo: rispetto a quello che sembra soffocarci appartiene a un mondo più grande, è il mondo di Dio. Gesù di Nazareth è stato un frammento tutto umano dell’amore di Dio. Tutto l’amore di Dio nel frammento umano di Gesù: quel frammento che in maniera simbolica e addirittura sacramentale noi possiamo raccogliere quando ci comunichiamo al pane eucaristico. È un frammento che moltiplica l’opera dello Spirito Santo a partire dalla fede di chi lo riceve.
Cari fratelli e sorelle, siamo tutti tentati di fronte all’orizzonte che ogni giorno si fa più scuro di rinchiuderci. La Pasqua non è rinchiudersi, ma è uscire da ogni sepolcro.
Nell’orizzonte in cui stiamo vivendo siamo tentati di cancellare tutto ciò che rappresenta un ostacolo alle nostre aspirazioni di pace e addirittura questa cancellazione diventa cancellazione di uomini, senza più distinguere tra giusti e ingiusti. Siamo tentati alla fine di rassegnarci, di rassegnarci al male, di rassegnarci all’oscurità, rassegnarci al peccato.
Care sorelle e fratelli, celebrare questa Pasqua qui insieme significa vincere queste tentazioni, testimoniare una giustizia più grande, fondata innanzitutto sulla verità e promossa nella libertà. È una giustizia che assume il suo volto più convincente quando è alimentata da un amore che è capace di eternità: questa è la forza umile, possente di Cristo crocifisso e risorto, che supera ogni secolo.
(trascrizione da registrazione)