Ordinazioni diaconali 2019

Chiesa Ipogea del Seminario
31-10-2019

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Il Signore chiama i suoi discepoli amici e l’Apostolo ricorda ai cristiani che sono figli, figli di Dio. Lo dice a voi, cari giovani, che state per essere ordinati diaconi e dunque “servitori”, “servi”.

Siamo dunque amici e figli: in che senso diventate “servi”? Il servizio, secondo il Vangelo, non è una necessità, anche se ha a che fare con le necessità; tanto meno una costrizione o una condizione: siamo “servi” per scelta, siamo servi per amore, siamo servi come Gesù: “Io sto in mezzo a voi, come colui che serve”. Tutta la vita di Gesù si propone come servizio esplicitamente scelto e dichiarato, fino al gesto esemplare e generativo della “lavanda dei piedi”: perché come ho fatto io, facciate anche voi.

Davanti alla Chiesa, voi dichiarate di consacrare la vostra vita al servizio di Dio, per i fratelli. Come è tradizione, avete scelto una frase che esprime un sentimento, una condizione, un proposito: “come olivo verdeggiante nella casa di Dio”(dal Salmo 52). E’ un’immagine che evoca freschezza, giovinezza, frutto della fede, della fiducia in Dio, della relazione con Lui. Fermandomi a riflettervi, mi sono ricordato dell’immagine e della frase che la mia classe aveva scelto in occasione della nostra ordinazione sacerdotale: “Al servizio di Cristo per i fratelli”. In realtà, avevamo chiesto al Vescovo Luigi Morstabilini, di indicare la sua preferenza tra due frasi: questa ed un’altra, che recitava “Al servizio di Cristo e dei fratelli”.

La sua preferenza per la prima, l’aveva motivata nel ricordarci che il servizio del cristiano e dei ministri del suo Vangelo non corre su due vie parallele: quella del servizio a Dio e quella del servizio ai fratelli, ma sull’unica del servizio a Dio per il bene dei fratelli. Il vero servizio a Dio, si manifesta nel servizio ai fratelli, proprio come Gesù. Per diventar diaconi non è necessario essere preti, ma per diventar preti è necessario essere diaconi.

Non si tratta semplicemente del primo gradino del sacramento dell’Ordine, immaginando una specie di scala e dunque di scalata, che comincia dal servizio, per finire con il comando e il potere, ma di un ministero specifico, con una sua fisionomia propria, di cui oggi siamo maggiormente consapevoli alla luce del diaconato permanente. Per essere ordinati preti, bisogna essere diaconi, rappresentare cioè nella Chiesa il principio del servizio.

E diaconi lo si rimane per sempre: l’ordinazione al presbiterato o all’episcopato, non cancella quella al diaconato. Ma in che cosa consiste questo servizio, secondo il Vangelo? Innanzi tutto il servizio è risposta ad un bisogno, riconosciuto come essenziale. Ma non si tratta semplicemente di corrispondere ad un bisogno, piuttosto di riconoscere la precedenza e la priorità dell’altro. Significa che una persona, una comunità dispongono di un potere a cui il servitore corrisponde liberamente e per amore. Voi decidete in questo momento, di essere per tutta la vita dei “servitori. Ricordatevi che il servo si mette a disposizione di un altro e che abdica in certo qual modo alla sua libertà. Non sono io il padrone, neppure dell’opera che compio, ma riconosco una padronanza: soprattutto da parte dei piccoli, dei poveri, dei peccatori.

Non vanto alcuna pretesa esplicita o nascosta, nessuno riconoscimento e neppure riconoscenza. Il servizio è l’amore che prende la forma che gli dà l’altro e il suo bisogno: è dunque un esercizio della carità, talmente importante e decisiva da assumere anche la natura e la grazia di un sacramento.

Ogni cristiano esprime la sua fede in questo modo: il diacono rappresenta il servizio di tutti, perché riceve un dono, una consacrazione, un’ordinazione, una grazia, un sigillo, per questo. Non vogliamo dare per scontata questa scelta: la tentazione di misurare l’efficacia del nostro ministero e della presenza della Chiesa nel mondo, sulla base dei criteri del potere, della rilevanza, del prestigio, è sempre in agguato, sia in termini personali, sia in termini ecclesiali. Scegliendo il servizio, addirittura essendo consacrati per il servizio, voi decidete “di rispondere alla sua chiamata ogni giorno, ponendovi al servizio di Lui, del suo Vangelo e della Chiesa, per il compimento del Regno: questo dà senso ad ogni vostro istante e ad ogni vostro gesto. Il nostro modo di servire gli uomini è dunque quello di servire Lui, il suo Vangelo, il suo “mistero di salvezza”.

La tradizionale data delle ordinazioni diaconali, assume quest’anno un particolare significato a conclusione del mese missionario straordinario: servire il Vangelo nei fratelli e ai fratelli con la parola e la testimonianza è la vostra missione. Sia sempre il vostro servizio così saggio e fedele da meritare al suo termine, l’elogio del Signore: “Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i sui averi”. E’ la nona beatitudine, dopo quelle ascoltate. È la nostra santità.