Mercoledì delle Ceneri – Cattedrale

09-03-2017
Care sorelle e fratelli,
 
il tempo di Quaresima che si apre con questa celebrazione si rivela come il dono di una opportunità di rinnovamento, di cambiamento e anche di riconciliazione. Il Papa stamane nell’udienza parlava della Quaresima come di un cammino di speranza. Abbiamo udito nelle parole dell’Apostolo questa espressione: “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”.
 
L’orizzonte di questo itinerario quaresimale è quello della Pasqua. Quindi possiamo dire che sappiamo dove andiamo e la nostra meta è motivo di irriducibile speranza, è motivo di una gioia che è capace di attraversare tutte le vicende della vita e tutte le contraddizioni della storia. L’orizzonte dell’itinerario quaresimale, la sua meta, è dunque la Pasqua di Gesù, quindi la sua morte reale e la sua reale risurrezione.
 
L’opportunità che ci viene data percorrendo questo itinerario è quella che la Pasqua di Gesù diventi anche la nostra pasqua. Questo è il dono, questa è la possibilità. Il tempo scorre e la pasqua arriverà per tutti, ma non per tutti sarà la Pasqua di Gesù. Non perché Gesù non offra questa possibilità a tutti, ma perché appunto ci viene offerto un tempo e un percorso favorevole perché la sua Pasqua diventi anche la nostra.
 
Perché possa diventare la nostra è decisivo un rapporto, quello con la Parola di Dio. La Quaresima è un tempo in cui la comunità dei cristiani è invitata ad un ascolto anche quantitativamente maggiore, ma sicuramente non è solo questione di quantità, quanto di qualità. Questo ascolto della Parola è assolutamente decisivo.
 
Il Papa ha scritto un messaggio per la Quaresima – come è tradizione – in cui fa riferimento alla parabola conosciutissima del ricco epulone e del povero Lazzaro. Ad un certo punto in maniera molto esplicita dice: “Il messaggio per noi cristiani oggi è rappresentato dalle parole che Abramo dice al ricco che soffre le pene dell’inferno e invoca che Lazzaro vada dai suoi parenti a metterli sull’avviso: hanno Mosé e i profeti, ascoltino loro!”. Questa parola è per noi: abbiamo Mosè e i profeti, abbiamo il Vangelo di Gesù. Addirittura poi all’insistenza del ricco epulone Abramo risponderà: se non ascoltano Mosè e i profeti, anche se uno risuscitasse dai morti non lo ascolterebbero.
 
Anche noi riceviamo questo invito, questo imperativo: perché la Pasqua di Gesù diventi la nostra risurrezione è necessario che ci sia questo rinnovato ascolto della Parola del Signore.
 
Una Parola che noi conosciamo ma che rischia di rimbalzare sul nostro timpano, quasi che questa membrana, anziché vibrare della Parola del Signore sia una specie di tappeto elastico che la respinge. Non possiamo dire di essere ignoranti rispetto alla Parola del Signore, ma forse per tanti motivi siamo un po’ sordi.
 
C’è una sordità spirituale che prende la forma dell’abitudine: questa pagina l’ho sentita mille volte, è sempre la solita storia! Un’abitudine che va a braccetto con la pigrizia spirituale.
 
È una sordità che a volte prende la forma della manipolazione: tanto più conosciamo la Parola, tanto più siamo esposti a questa tentazione, cominciando dal Vescovo, dai preti, dai catechisti, dagli adulti, noi siamo bravi a usare la Parola di Dio a nostro uso e consumo. Siamo diventati capaci di farla risuonare alle nostre orecchie come fa comodo a noi. Queste sono le nostre sordità: quelle giustificazioni che siamo sempre capaci di trovare di fronte alla Parola del Signore.
 
Una sordità che a volte prende la forma dell’esteriorità o del piacere: la Parola del Signore è fantastica e alcuni di noi sono diventati degli esperti; tutti abbiamo il gusto di questa parola, ma il rischio è che tutto rimanga sul piano estetico (che bello!), ma non cambi, non entri, non penetri il nostro orecchio. Un’esteriorità che a volte rischia di diventare finzione, di diventare quell’ipocrisia di cui Gesù parla nel Vangelo che ci trasforma in “cristiani per finta”.
 
Come possiamo vincere questa sordità?
 
Gesù ci indica la via di tre esercizi spirituali che in realtà non sono solo spirituali: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Fate questi esercizi e vi accorgerete che allora la Parola di Dio che conoscete da tanto suonerà alle vostre orecchie in una maniera nuova, sarà capace di penetrare quel timpano che è diventato così elastico da rimbalzarla.
 
Gli esercizi che Gesù indica sono impegnativi, soprattutto se non sono solo esteriori, ma sono capaci di aprire il nostro cuore alla Parola.
 
L’elemosina: non si tratta semplicemente di tirar fuori qualcosa dalla nostra tasca (non cosa da poco!), ma si tratta di guardare in faccia chi ci viene incontro con il suo bisogno. Guardarlo in faccia e non semplicemente scaricare qualcosa di cui alla fine possiamo fare a meno e sopravviveremo lo stesso. Più importante della cosa, è l’incontro con la percezione che non è soltanto l’altro che ha bisogno di me ma che l’altro mi sta facendo un regalo. Questo rende più sensibile la membrana del timpano alla Parola del Signore. È l’esercizio del riconoscimento dell’altro, del guardare il suo volto, del percepire che l’altro è addirittura un dono per me. (Ma no, sono io che gli faccio l’elemosina! viene spontaneo pensare a noi!). Chiediamoci: ma lui chi è per me?
 
La preghiera, nella quale entriamo in una relazione con Dio e ci accorgiamo quando preghiamo veramente comincia a cambiare qualcosa, non fuori di noi, ma “in” noi. Cambia il nostro udito.
 
Il digiuno: a che cosa rinunciamo? di che cosa digiuniamo? È un esercizio concreto: potrà essere piccolo, ma ci costerà nella misura in cui è vero. Il digiuno è capace di mettere in discussione e di evidenziare la fragilità di tutto ciò che ci rassicura, cominciando dal cibo (che non ci deva mancare) fino a tutto ciò che rappresenta oggi nel nostro mondo così complesso una rassicurazione, che molto spesso però poi si rivela del tutto fragile.
 
Care sorelle e cari fratelli, cari giovani, inoltriamoci dunque nell’itinerario quaresimale e il segno delle ceneri che ora riceveremo rappresenti la nostra disponibilità a percorrerlo. 
(trascrizione da registrazione)