10-02-2016
Care sorelle e fratelli,
iniziamo la Quaresima nel segno della misericordia che in modo particolare in questo Anno Giubilare in questa nostra Chiesa Cattedrale vogliamo riconoscere e accogliere con una consapevolezza particolarmente avvertita e con altrettanta disponibilità.
Se potessimo raccontare la storia di Dio non faremmo certo molta fatica a raccontare la storia della sua misericordia. La storia di Dio è la storia di un’amicizia che Dio continuamente rinnova ed offre nonostante il tradimento e l’infedeltà dei suoi amici. La storia della misericordia di Dio è proprio questa offerta rinnovata nei confronti di chi lo delude, lo tradisce e gli è infedele.
Questa storia ha il suo momento culminante nella persona di Gesù. Nella sua vita noi vediamo la misericordia di Dio e possiamo esserne certi per sempre. In Gesù noi abbiamo la certezza incancellabile che la misericordia di Dio non dipende da nessun altro e da niente altro se non da lui.
Noi cristiani, i discepoli di Gesù, possiamo coltivare questa intima certezza della misericordia di Dio e diventarne testimoni presso tutti gli uomini.
Ci possono essere dei dubbi? Qualche volta noi stessi ne siamo attraversati e siamo tentati di non credere alla misericordia di Dio. Ritornando a Gesù, guardando a Gesù noi ritroviamo sempre questa certezza, perché la persona di Gesù, la sua vicenda, la sua morte e finalmente la sua risurrezione ci consegnano la parola definitiva della misericordia di Dio.
Carissimi, dai più giovani ai più anziani, in questa celebrazione noi riascoltiamo questo annuncio che alimenta la nostra certezza. Un annuncio che diventa il pane e il vino, il corpo e il sangue di Cristo, comunicato a tutti noi.
Che cosa chiede un annuncio? Chiede di essere ascoltato.
La sordità diventa impermeabilità all’annuncio della misericordia.
Che cosa chiede il perdono? Il pentimento, che è la porta aperta al dono della misericordia.
Che cosa chiede, infine, la misericordia a ciascuno di noi? Chiede una cosa soltanto: chiede la fede.
Carissimi tutti, Papa Francesco nel suo messaggio per questa Quaresima ci dice: “Davanti a questo amore, forte come la morte, il povero più misero si rivela essere colui che non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco, ma in realtà è il più povero dei poveri”.
L’Apostolo ci ha appena detto all’inizio di questa Quaresima: “Lasciatevi riconciliare con Dio!”. Come possiamo lasciarci riconciliare?
Innanzitutto, care sorelle e cari fratelli, rinnovando la nostra disposizione ad ascoltare la Parola del Signore: ascoltandola con gusto, lasciando che questa Parola ci raggiunga nel cuore; rendendoci disponibili a questa Parola. A volte ci domandiamo: che cosa devo fare? cosa vuole il Signore da me? che strada devo percorrere? Non sempre la risposta a queste domande è semplice, ma certamente è chiaro che per un discepolo del Signore il primo passo per trovare una risposta a queste domande è mettersi in ascolto della Parola che lui ci offre.
Che cosa significa disporci al pentimento di fronte al dono della misericordia?
Significa cari fratelli e sorelle abbandonare ogni presunzione (“io non ho bisogno della misericordia di Dio”).
Significa abbandonare ogni pigrizia, quella pigrizia spirituale che a volte diventa una specie di paralisi, vengono meno le forze, viene meno la volontà, ci si trascina, si procrastina continuamente (“domani, domani…”). Il perdono chiede il pentimento e il pentimento significa lottare con la nostra pigrizia spirituale.
Significa anche abbandonare ogni forma di autogiustificazione perché alla fine questa tentazione di giustificarci, a volte anche nei modi più sottili, è sempre in agguato.
Pentirci per aprire le porte del cuore alla misericordia significa anche concretamente lottare contro i nostri vizi e i nostri peccati.
La misericordia – appunto – chiede una cosa soltanto a ciascuno di noi: la fede. Credere nella misericordia significa lasciarsi abitare e illuminare e guidare dalla misericordia. Non posso dire “io credo nella misericordia” senza che la mia persona venga trasformata dalla misericordia, la mia vita venga ispirata dalla misericordia, i miei giudizi e le mie scelte vengano illuminate dalla misericordia.
Allora, pratichiamo le opere di misericordia. Non pratichiamole per sentirci bravi o farci dire bravi, ma perché è giusto, perché se io credo nella misericordia è giusto così.
Lasciamoci educare dalle opere di misericordia. Non basta compierle, bisogna che le opere di misericordia educhino il nostro cuore ad essere misericordioso. Così che quell’ispirazione misericordiosa che fa muovere mani misericordiose ritorni poi ad abitare nel cuore, perché le mani della misericordia educhino il cuore alla misericordia.
Care sorelle e cari fratelli, disponiamoci alla Quaresima. Dice l’Apostolo: “Ecco il tempo favorevole!”. Che sia veramente il tempo favorevole per accogliere il dono della misericordia e diventare misericordiosi.
(trascrizione da registrazione)