Maria Madre di Dio – Cattedrale

01-01-2018
Care sorelle e fratelli,
 
in questa giornata di inizio dell’anno noi cristiani celebriamo in particolare la figura della Madre di Gesù che viene riconosciuta come Madre di Dio, proprio perché è la madre di Gesù, il figlio di Dio. Ciò che ispira la nostra speranza è rappresentato dal fatto che questa donna, di Nazareth, la madre di Gesù riconosciuta come Madre di Dio, la veneriamo come madre nostra. Questa venerazione diffusissima riesce a toccare il cuore di una moltitudine di persone, a volte anche del tutto inaspettate.
 
Vogliamo considerate la figura di Maria, madre di Dio e madre nostra, alla luce del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Maria custodiva e meditava nel suo cuore le cose che stavano accadendo. Maria è colei che medita. Cosa significa meditare? Cosa significa meditare in modo particolare all’inizio di un nuovo anno? Significa non affidare i giorni alla fatalità. Come sarà quest’anno? Che faremo? Ci auguriamo tutti un “buon anno”, ma poi in realtà siamo rassegnati alla fatalità.
 
Maria ci insegna l’arte della meditazione, cioè l’arte di tessere i giorni, l’arte cioè di non lasciare i giorni in balia alla fatalità e nemmeno semplicemente alle nostre capacità, ai nostri sforzi, ai nostri progetti.
 
Molto spesso avvertiamo che i giorni ci sfuggono di mano come se fosse sabbia tra le dita: ci sono i ricordi, ci sono eventi – gioiosi o dolorosi – che segnano lo scorrere del nostro tempo, ma in realtà spesso ci si guarda indietro e ci si dice “è già passato” un anno, un giorno, una settimana. La meditazione non è semplicemente l’esercizio di qualche monaco, ma è la tessitura dei giorni per riconoscere una trama: la trama di Dio, la trama di un amore che è capace di recuperare ogni istante della nostra vita, anche quello più oscuro. È da lì che nasce una ulteriore forza, una ulteriore determinazione. Umile. Non sconvolgeremo il mondo, ma sapremo starci. Senza disperarci.
 
Dice il Vangelo anche che Maria “custodisce nel suo cuore”. Maria è colei che ci custodisce, che ci protegge. Molto spesso in ogni angolo del mondo, donne e uomini, giovani e vecchi, la invocano come colei che custodisce e protegge come madre. Cari fratelli e sorelle, non si tratta di sostituire con Maria le infinite telecamere che stanno osservando la nostra vita per garantire la nostra sicurezza. Non si tratta nemmeno di sostituire tutti quei dispositivi o quell’organizzazione che oggi in maniera sempre più imponente garantisce la nostra sicurezza. E sembra che non ne abbiamo mai abbastanza perché forse qualche sicurezza ci manca dentro, oltre che fuori.
 
Questa interiore protezione deriva da quella fiducia che sembra essere insopprimibile, anzi che sembra quasi che rinasca di volta in volta nei confronti di Maria e di una maternità che ci protegge. Non siamo in balia degli eventi. Maria custodisce non solo quanto sta vivendo, ma custodisce noi suoi figli.
 
Custodire vuol dire anche prendersi cura. Non solo proteggere. Custodire è curare. Non è tenere da parte, nascondere in un luogo sicuro. Significa far sì che una persona possa ricevere ciò di cui ha bisogno per vivere e per vivere bene.
 
Il primo verbo in realtà in greco non è semplicemente “meditare”, ma significa letteralmente “mettere insieme”. Vogliamo allora evocare la figura di questa madre come colei che mette insieme, che ci mette insieme.
 
Mette insieme noi che non infrequentemente diciamo “mi sento a pezzi.
 
Mette insieme le nostre famiglie che qualche volta rischiano di andare in pezzi.
 
Maria è colei che è capace di rimettere insieme le cose anche quando le cose paiono rotte e ai nostri occhi sembra irrimediabilmente.
 
Maria medita e custodisce mettendo insieme le cose, anche quelle che sembrano più contraddittorie.
 
Noi la invochiamo perché non mette insieme soltanto le nostre cose, che pure ci sembrano a volte ci sembrano contraddittorie e ci destabilizzano, ma mette insieme anche le nostre persone: ciò che siamo e le nostre relazioni.
 
Infine, vediamo Maria nel Vangelo colei che ha dato alla luce Gesù. Ha dato alla luce un figlio perché una moltitudine possa riconoscersi come figlio, perché nessuno si senta mai orfano nella vita, abbandonato, solo. Lei dà alla luce un figlio, perché tutti possano diventare figli nel Figlio.
 
Venerare Maria all’inizio di un nuovo anno è per noi un dono. Ciò che ho ricordato di lei vorremmo chiederle che appartenga un po’ anche a ciascuno di noi e soprattutto che appartenga alla Chiesa, al modo di essere Chiesa, come lei che tesse i giorni, che protegge e cura, che fa unità, che non lascia nessuno solo ma fa sentire ognuno figlio.
 
Nella nostra dispersione, perché non divenga disperazione, invochiamo Maria. Nella sua meditazione – come abbiamo udito nel Vangelo – ci sta ognuno di noi.
(trascrizione da registrazione)