12-11-2017
Vorrei iniziare innanzitutto dicendo grazie. Grazie a tutti voi che siete qui, grazie a tutti i catechisti della diocesi, grazie a don Andrea e a tutti i suoi collaboratori, grazie a tutti coloro che hanno organizzato in maniera apprezzata da tutti questa giornata, grazie anche a coloro che ci hanno offerto le loro riflessioni, le loro esperienze, la loro testimonianza.
Dico grazie a voi, come Vescovo di questa diocesi, e lo dico insieme a tutti i sacerdoti e a tutte le comunità. Vorrei che avvertiste questo sentimento a cui tengo a dar voce, a dare voce intensa. Oso dirvi grazie a nome del Signore. Immagino il suo sorriso verso ciascuno di voi, giovane, adulto, anziano che sia.
Voglio innalzare al Signore anche il vostro grazie: voglio farmi portavoce del vostro grazie al Signore, perché lui ha chiamato voi, ciascuno di voi. In questo istante vorrei che ognuno dicesse tra sé e sé: “ha chiamato me! ha chiamato proprio me!”. Una sorpresa inesauribile: “Che posso fare io Signore? Ma tu mi hai chiamato!”.
Vorrei che questo grazie si alimentasse da una consapevolezza, quella della bellezza di questo ministero. Quello del catechista è un ministero. Ministero evoca una chiamata e un mandato, una chiamata e una missione. Ministero evoca il dono di Dio e la mia responsabilità, che è risposta al dono di Dio.
Il ministero mi fa ricordare che non sono catechista da solo: sono l’espressione di una comunità, che a volte mi potrà anche sembrare distratta, ma non sono una pianta solitaria, un tamerisco, nel deserto. E il mio servizio è a nome di una comunità e in favore di una comunità.
Carissimi catechiste e catechisti, il Signore vi ha chiamato per un ministero nella Chiesa, per la Chiesa, tra la Chiesa. Amate il Signore, amate la Chiesa!
Dire ministero significa dire che il vostro non è un lavoro. Anche se è faticoso a volte più di un lavoro. Non è nemmeno semplicemente un servizio: è un ministero, cioè il vostro è un gesto di Gesù. È Gesù che annuncia il suo Vangelo. Il vostro è un gesto di Gesù e della sua Chiesa.
Il ministero non nasce come risposta a un bisogno, ma nasce da un bisogno a cui Gesù corrisponde. Non abbiamo bisogno di catechisti perché i preti non possono arrivare dappertutto, ma se arrivassero dappertutto non avremmo bisogno dei catechisti. Questa è organizzazione. No. Lo Spirito Santo ha suscitato fin dall’inizio della Chiesa la ricchezza dei doni e dei ministeri. Il ministero non è né una sostituzione, né una supplenza.
È questa la meraviglia di Gesù che si manifesta nella sua Chiesa e che compie i suoi gesti proprio nella varietà dei doni e dei ministeri. Il vostro ministero è quello di annunciare il Vangelo a coloro che vi sono affidati, nel nome della Chiesa. E di approfondire il Vangelo. E di introdurre e alimentare la fede.
Mi permetto di sottolineare soprattutto questo: è essenziale far sperimentare la vita secondo il Vangelo. Oggi abbiamo udito una variazione di linguaggi per annunciare, approfondire, introdurre e nutrire la fede. Vi chiedo di porre un’attenzione appassionata alla possibilità per le persone che vi sono affidate – dalle più piccole alle più adulte – di introdurle alla sperimentazione della vita cristiana.
Quel Vangelo che voi annunciate, quel Vangelo che voi approfondite, quella fede a cui introducete deve essere in qualche modo sperimentata. Non siete in gioco soltanto voi, è la comunità nella sua interezza. Voi invitate, sollecitate, offrite, introducete a questa possibilità di sperimentare la fede anche in piccoli gesti generativi la vita cristiana.
Il vostro è un ministero difficile, necessario, bellissimo.
Papa Francesco diceva ai catechisti proprio all’inizio del suo servizio apostolico: “Anche se a volte può essere difficile, si lavora tanto, ci si impegna e non vedono i risultati voluti, educare nella fede è bello. La fede è forse la migliore eredità che noi possiamo dare. Educare nella fede perché lei cresca. Aiutare i bambini, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore è una delle avventure educative più belle”.
Proprio io! Proprio io Vescovo, proprio noi presbiteri, proprio voi catechiste e catechisti. Voi siete in questo momento i catechisti della Chiesa di Bergamo: proprio io! Proprio io inadeguato, fragile, trepidante? Sì, sei proprio tu! Quella chiamata che forse è giunta attraverso canali imprevedibili e qualche volta un po’ improbabili, ha fatto sì che voi foste raggiunti dal Signore. E quel “sì” che anche è forse stato detto per generosità di fronte a volte alla povertà delle nostre comunità, vi ha introdotto in questo ministero. Io che sono quello che sono, in questo momento sono un catechista del Signore, un catechista della mia Chiesa.
Nel dire così a me stesso penso subito a come posso esserlo. Quello che sono lo conosco. Come posso alimentare questo splendido ministero? Alimentando la mia fede, alimentando l’amore per le persone che il Signore mi ha affidato, alimentando il gusto per il Vangelo e per la vita cristiana, alimentando il gusto per la mia vita in Cristo, alimentando la dimensione comunitaria della fede.
Essere catechisti chiede amore. Amore sempre più forte a Cristo, amore al suo popolo santo. Dice il Papa: “Questo amore non si compra nei negozi: questo amore viene da Gesù, è regalo di Gesù”.
Se viene da Gesù, dobbiamo ripartire sempre da Gesù. Dobbiamo sempre ripartire da quell’amore che lui ha donato a me.
Posso alimentare il mio ministero coltivando un’amicizia con Gesù. Posso alimentare il mio ministero non morendo in me stesso: a volte siamo un poco morti, ci lasciamo morire per le difficoltà dell’esperienza. Non moriamo a noi stessi, moriamo piuttosto nell’incontrare nel nome del Vangelo chi il Signore ci affida.
Alimentiamo il nostro ministero andando nelle periferie dove Gesù ci precede e le periferie sono a volte proprio i nostri ragazzi, sono le famiglie che a volte conosciamo, sono le esistenze di tanti. Non c’è bisogno di andare lontano.
Carissimi, desideravo condividere questi sentimenti. Sappiate che ancora una volta offro al Signore la preghiera per tutti voi e per questo ministero, difficile, necessario, bellissimo. Che il Signore possa esaudire la mia preghiera per voi e la vostra che stasera comunitariamente innalzate con la consapevolezza trepidante e gioiosa del dono che il Signore vi ha affidato.
(trascrizione da registrazione)