25-04-2013
Care ragazzi e cari ragazzi abbiamo ascoltato il Vangelo e abbiamo concluso lodando il Signore perché il Signore ci ha parlato nel Vangelo.
Avete visto che prima di leggere il Vangelo il diacono è venuto davanti a chiedere la benedizione, poi si avvicinato all’ambone con questo libro molto grande ben decorato, è il Vangelo. L’ha aperto e poi avevamo preparato il turibolo con l’incenso che brucia e il fumo che profuma e rappresenta la nostra venerazione e adorazione nei confronti del Signore e della sua parola. Poi finalmente ci ha rivolto il saluto: “Il Signore sia con voi”, a cui è seguito l’annuncio “dal secondo secondo Marco”. Quindi ha letto un brano del Vangelo, bellissimo: “Andate in tutto il mondo, annunziate il mio Vangelo a tutti gli uomini, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Chi riceverà il Vangelo e il battesimo sarà salvato per sempre, vivrà per sempre in amicizia con Dio”
Alla fine, il diacono ha raccolto il Vangelo e me l’ha portato, io l’ho baciato. Ho baciato questa pagina del Vangelo perché qui proprio mentre si legge il Vangelo è Gesù che sta parlando con noi. Tanto è vero che la lettura, che pure è parola di Dio, la si ascolta seduti, come se fossimo ad ascoltare un maestro e il nostro maestro è Dio stesso, ma quando ascoltiamo il Vangelo ci alziamo in piedi, davanti al Signore che non vediamo ma ci parla nel suo Vangelo.
Questo Vangelo è stato scritto da quell’uomo, da quel santo che oggi ricordiamo: il Vangelo secondo Marco. Oggi tutta la comunità, tutta la Chiesa in ogni angolo del mondo festeggia, è felice, prega, celebra la Messa ricordando il grande dono dell’evangelista San Marco.
Vi ho detto queste cose, che per voi sono familiari perché i chierichetti tutte le volte che partecipano alla Messa ma soprattutto nel momento in cui servono all’altare vedono da vicino tutte queste cose, addirittura ci sono anche alcuni che portano i ceri accanto al Vangelo, anche questo dice l’onore ma nello stesso tempo per dire che il Vangelo è la nostra luce. Tutto per dire quanto è importante il Vangelo.
Marco è uno degli scrittori del Vangelo. Insieme a lui ce ne sono altri: Giovanni, Matteo, Luca.
Mentre noi celebriamo questa Eucaristia vedete che alcuni di noi hanno indossato gli abiti sacerdotali rossi. Perché? Marco ha conosciuto Gesù quando era ancora un ragazzo, ma era talmente preso da lui e gli voleva molto bene. Ha deciso di seguirlo, è stato insieme all’Apostolo Paolo e all’Apostolo Pietro. Prima abbiamo sentito una pagina di una lettera di Pietro che conclude dicendo: “C’è qui con me anche Marco che per me è come un figlio”. Marco dedica tutta la sua vita. Non abbiamo più molte notizie su di lui, ma la tradizione – cioè quello che i primi cristiani si sono ricordati e hanno poi trasmesso a quelli che venivano dopo di lui – dice che Marco è morto martire per Gesù, cioè ha sacrificato la sua vita per Gesù, per rimanere fedele a Gesù, per non tradire quel Vangelo che lui stesso aveva scritto. È una cosa grande. I martiri sono questi grandi santi che sacrificano la propria vita fino alla morte per Gesù: degli eroi, degli eroi del Vangelo, degli eroi della fede, degli eroi di Gesù. Quando noi ricordiamo i martiri indossiamo la veste rossa che ricorda il sangue versato per Gesù.
Questo mi porta al segno di quest’anno del vostro incontro che è il calice. Ci pensavo io a quante volte nella mia vita ho tenuto in mano il calice. Anche voi, chierichetti, lo tenete tra le mani. Io lo so che voi spesso prendete il calice per portarlo sull’altare. Tenete ben presente questo fatto e anche quando tornate a casa questa sera ricordatelo ai vostri genitori: “Abbiamo fatto una bella festa, che aveva come simbolo il calice, quel calice che a volte io stesso tengo tra le mani e porto all’altare”.
In quel momento in calice è vuoto, ma quel bicchiere che a volte è molto bello e decorato, che dentro sempre ha una copertura d’oro, non è un soprammobile destinato a rimanere vuoto, ma è fatto per qualcosa di assolutamente speciale.
Anche il calice più semplice diventa preziosissimo. Non ci va dentro solo il vino. Noi celebriamo i misteri del Signore, invochiamo lo Spirito Santo, facciamo quello che ha fatto Gesù e quel vino diventa il sangue di Gesù. Gesù morto in croce noi lo incontriamo e riceviamo la sua vita durante l’Eucaristia. Attraverso questi segni che lui ci ha lasciato noi viviamo quello che lui ha vissuto. È Gesù che offre la sua vita: lui che è il Figlio di Dio per manifestarci tutto l’amore di Dio – che è più forte del peccato e della morte – ci dà addirittura il suo sangue: non solo la sua vita ma tutto se stesso. È una cosa grandiosa: tutto di sé, anche il suo sangue.
Anche oggi ci sono amici di Gesù, anche tra i giovani, sparsi nel mondo, pronti a sacrificare la loro vita e il loro sangue per Gesù. È bello fare il chierichetto, come è bello a volte aiutare a casa. Qualche volte invece ci costa. Ecco, questo è il momento del sangue: non perché dobbiamo versare il sangue, ma perché essere cristiani è bello ma qualche volta c’è il momento della prova e costa.
Ora io vi vorrei lasciare un gadget speciale, per ricordarci di questo dono di Gesù e della fortuna che voi avete di essere così vicini, più di tanti altri. È un gadget personale, portatile, che potere avere sempre con voi.
Adesso, vorrei vedere tutti mettere le mani giunte con le dita diritte. Dovete aprire le mani e formare una specie di coppa del calice. Bella aperta, altrimenti ci sta dentro poco. Sapete Gesù cosa sta aspettando? Che noi diventiamo il suo calice vivente. Questa è la cosa più bella in assoluto: diventare un calice vivente del sangue cioè della vita di Gesù.
Cari ragazzi e care ragazze, io pregherò per questo: perché siate amici di Gesù, perché diventiate dei calici viventi che portano Gesù e che tutti i ragazzi e le ragazze del mondo possano incontrando voi incontrare l’amore di Gesù.
Adesso guardate le vostre mani aperte a coppa e dite a Gesù: “Gesù, io posso essere il tuo calice vivente”.
(trascrizione da registrazione)