06-01-2015
Carissimi,
abbiamo ascoltato la pagina del Vangelo della visita dei Magi che è una pagina meravigliosa, una pagina preziosa, non solo per i doni che i Magi portano, ma anche per l’ accuratezza con cui ci viene narrata questa visita, che vediamo rappresentata in molte opere d’arte in maniera affascinante. Questa è una pagina affascinante.
Il cuore di questa pagina non sono i Magi, ma come di ogni pagina del Vangelo il cuore è Gesù. Di fatti così succede: il cammino dei Magi arriva al cuore. È un cammino verso il cuore della vita. Il cuore è Gesù. Per cui la narrazione preziosa culmina con la stella che si ferma sul luogo dove stava Gesù e con i Magi che entrano, vedono, riconoscono, adorano e donano. Vedono un bambino, riconoscono Gesù, adorano il Re. Lo adorano. Quindi c’è una concentrazione su Gesù: l’adorazione è concentrazione di tutto noi stessi in direzione del cuore. Poi gli offrono i loro doni: doni da re, regali.
Mi sembrava importante che fissassimo innanzitutto il nostro sguardo sul cuore. Ora dobbiamo farci una domanda: come hanno raggiunto il cuore?
Vorrei condividere con voi tre indicazioni, per delineare la risposta
La prima indicazione è rappresentata dalla stella. La stella li guida al cuore. La stella è tante cose. Non sappiamo bene cosa sia quella stella. Certamente è una novità: abbiamo visto “spuntare” la sua stella. Questi uomini guardano il cielo e un giorno vedono spuntare una stella nuova, che non c’era. C’è una novità e questa novità li affascina fino al punto da muoverli, da farli mettere in viaggio.
Ho pensato a cosa può essere questa stella e tante volte ho dato risposta a questa domanda: oggi mi sembra che la stella possa essere rappresentata bene con l’idea di una specie di “intuizione”. Si accesa per loro non una “lampadina”, ma una stella. E’ l’intuizione che stava succedendo qualcosa di nuovo, ma di nuovo nuovo nuovo. Tutto questo meritava di lasciare ciò di cui erano sicuri, le loro conoscenze, le loro esperienze e di mettersi in viaggio. Raggiungeranno il cuore perché hanno dato ascolto a questa intuizione, hanno assecondato la stella.
La seconda indicazione è rappresentata dalla prova. I Magi sono dei puri di cuore, hanno intuito qualcosa di grande e di bello e si sono messi in viaggio. Non hanno grandi certezze, vanno e approdano a Gerusalemme. Qui però è un guaio, un grande guaio. Invece che arrivare nella città di Dio, sembra di essere entrati in una palude. Acqua ferma, stagnante, fetida. Ricordate le parole del Papa a questo riguardo: “Quando ci si ferma, come l’acqua, ci si impaludisce, si marcisce”. I Magi arrivano lì e la palude è pericolosa perché se ci vai dentro non sai più come venirne fuori.
A Gerusalemme ci sono quelli che sanno tutto, di Dio, del Messia, del re dei Giudei. Citano la Scrittura ma non si muovono, è tutto fermo. Ci sono quelli che invece vedono messo in discussione il loro potere, hanno paura e diventano violenti: Erode scatenerà una strage a partire da fatti minuscoli come un bambino che è nato e tre persone che lo cercano. La paura scatena violenza.
I Magi sono forti perché superano la palude, non si lasciano “impaludare” anche loro, hanno un’interiore freschezza, un interiore vigore, per cui nemmeno la palude è capace di fermarli e continuano il loro cammino verso il cuore.
La stella ritorna, è una grande gioia e finalmente avviene l’incontro. E’ la terza indicazione che vi lascio. Ci siamo detti tante volte durante il nostro cammino che la meta di un pellegrinaggio non è un luogo ma un incontro e i Magi vivono questo incontro. Certo che hanno cercato un luogo (“Dove è nato?”), ma alla fine l’importante non era il luogo, ma l’incontro.
I Magi giungono ad un incontro meraviglioso, che ha rappresentato la soddisfazione massima della loro vita; l’adorazione è l’espressione di questa soddisfazione: “qui c’è il cuore della vita”.
Poi se ne sono andati per “un’altra strada”, non solo per non passare da Erode, ma perché ormai la loro vita era cambiata. Quindi il cammino non era tornare indietro, ma andare avanti, comunque, anche se tornavano nel loro paese erano ormai uomini nuovi.
Vi ho ri-raccontato la pagina del Vangelo dei Magi, che è molto ricca: ho voluto raccogliere tre pietre preziose. Vorrei adesso condividere con voi il motivo per cui tanti Magi si sono ritrovati questa sera a ricordare il loro cammino. E allora vi dico: la stella sta nel nostro cuore.
La stella è un’intuizione. Ritengo che noi possiamo considerare il cammino che abbiamo condiviso come una grande intuizione. Abbiamo compiuto il cammino partendo da motivi diversi, ma tutti abbiamo intuito che in quel cammino c’era una possibilità, c’era una novità, c’era una scoperta che potevamo fare.
Il cammino che abbiamo compiuto è la nostra stella. La stella non è più nel cielo, la stella adesso sta nel cuore.
Ieri sera, in anteprima, ho avuto la possibilità di guardare il libro del pellegrinaggio. Non quello che ha guardato anche il Papa: “Ho letto a letto tutto il vostro libro” (ricordate le parole del Papa), ma quello che vi verrà donato. Mi ha commosso, non solo perché è bellissimo, ma perché è capace di restituirci ciò che abbiamo vissuto, attraverso le immagini, le parole, le vostre testimonianze. Anche il libro, che sono sicuro conserverete per sempre – per me è uno dei più bei ricordi che posseggo – non basta: quel libro non è la stella. La stella è quell’intuizione che vi ha messo in movimento, la stella rimane l’esperienza del cammino che abbiamo fatto. Non sta più fuori di noi, ma la stella deve stare nel cuore.
Ad un certo punto i Magi non vedono più la stella e succederà anche a voi o vi sarà già successo: tante giornate con impegni di tutti i generi e non sempre ci è chiaro il cammino. Ma quando rivediamo la stella e quando la rivedrete nel vostro cuore, proverete una grandissima gioia, proprio come i Magi: “quando rividero la stella provarono una grandissima gioia”.
Vi ho detto che quella intuizione mette in cammino, anzi è diventata un cammino per noi. Come deve essere questo cammino? Concretamente il cammino che adesso noi siamo chiamati a compiere se vogliamo seguire quella stella, che cammino è?
È molto semplice: è il cammino dell’amore. Non c’è nessun dubbio: quello dei Magi è stato un cammino d’amore. Il loro cammino culmina nell’incontro con Gesù e cosa fanno? Offrono dei doni. Il dono è sempre un’espressione d’amore. Se non è un’espressione d’amore è una formalità, anche se prezioso. Quando invece il dono è vero è sempre espressione d’amore, che sia un piccolo regalino o che sia il dono della propria vita. Il cammino che la stella (cioè per noi il pellegrinaggio) ci chiede di continuare a compiere è il cammino sulla strada dell’amore.
Dio noi non lo vediamo, noi lo potremo vedere se ameremo quel prossimo che oggi vediamo. In questo amore che noi esercitiamo, che noi doniamo a coloro che vediamo concretamente perché sono gli uomini e le donne che vivono con noi, potremo arrivare a vedere Dio come lo hanno visto i Magi. Hanno riconosciuto in quel bambino Dio che si è fatto uomo e lo hanno adorato.
Come si può arrivare a un incontro così? Esercitandoci in quell’amore che quotidianamente ci è possibile. Il cammino è il cammino dell’amore del prossimo. Dice Sant’Agostino: “Siccome però Dio tu non lo vedi ancora, amando il prossimo ti acquisti il merito di vederlo, amando il prossimo purifichi l’occhio per poter vedere Dio. Comincia quindi ad amare il prossimo. Amando il prossimo e prendendoti cura di lui tu cammini [non sei nella palude, non sei paralizzato]. E dove conduce il cammino se non al Signore, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo l’abbiamo sempre con noi. Aiuta dunque il prossimo tuo con il quale cammini [quanto possiamo raccontare del nostro pellegrinaggio sotto questo profilo], per poter giungere a Colui con il quale desideri restare”.
Io credo che con la stella nel cuore, avendo davanti la strada che continua, e la strada è l’esercizio convinto dell’amore del prossimo, noi potremo giungere alla meta alla quale sono giunti i Magi, cioè a quell’incontro con Lui, che è sempre una gioia immensa. Quando siamo arrivati in Piazza è stata una gioia, ancor prima ogni volta che si concludeva una tappa; quando siamo entrati in San Pietro è stata una grande gioia, quando abbiamo pregato sulle tombe dei nostri Santi Papi è stata una grande gioia, quando abbiamo visto il Papa raggiungerci è stata una grandissima gioia. Carissimi giovani, queste grandi gioie – io spero che ognuno di voi lo possa dire – sono una primizia, un assaggio della grande gioia di quando si incontra il Signore, perché questa è la meta di ogni nostro cammino, di ogni nostro giorno, di ogni nostro tempo.
Ci ritroviamo qui e non viviamo soltanto di un bellissimo ricordo: la stella ci sta nel cuore per indicarci un cammino che continua, percorrendo il quale non potremo che nutrirci di gioia, fino all’incontro con Lui che è la sorgente di ogni gioia, quella gioia che nessuno può portarci via.
(trascrizione da registrazione)