14-01-2017
Care sorelle e fratelli,
abbiamo udito nel Vangelo evocare la festa della dedicazione del tempio: “Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della dedicazione ed era d’inverno”. Il tempio di Gerusalemme, era il grande centro della vita spirituale di Israele, distrutto più volte fino a quella definitiva del 70 dC. Al tempo di Gesù era splendido ed era stato il Re Erode – esattamente quello della strage degli innocenti – a renderlo così bello per accreditarsi presso il popolo.
Se pensiamo a tutte le civiltà riconosciamo tra i segni più antichi e più connotativi i templi di cui ancora possiamo ravvisare resti. Ciò per dirci l’intensità di costruzioni come quella nella quale stiamo pregando.
Celebriamo la festa della dedicazione della Cattedrale, come ogni parrocchia celebra la dedicazione della propria chiesa. È impressionante il numero delle chiese che esistono nella nostra diocesi: ci sono circa 400 parrocchie, ma sul nostro territorio esistono ben 1700 chiese. Questo ci mostra come il luogo che prende il nome di chiesa è di assoluto rilievo nella vita della comunità cristiana e di fatto nella vita della comunità nel suo complesso.
Ricordare questo anniversario significa riportare la nostra coscienza cristiana alla consapevolezza che il tempio – spesso splendido, pur di stili ed epoche diverse – è un segno. Il segno esprime qualcosa di più grande, che lo supera. Il segno rimanda sempre a qualcosa d’altro.
Il tempio quindi per noi non è semplicemente un’aula che ci permette di riunirci insieme, di pregare e di celebrare. Ma non è nemmeno uno spazio sacro entro il quale si circoscrive l’incontro con Dio. Gesù ha demitizzato ogni spazio sacro. Il mondo, l’universo, la storia sono i luoghi che Dio viene ad abitare, così la nostra vita e il nostro cuore, cioè la nostra intimità. Il tempio evoca tutto questo, ma evoca soprattutto quel tempio vivente che è la comunità. Questo tempio si chiama chiesa: prende il nome da quel tempio vivente – la Chiesa – che è la comunità dei convocati, formata dai battezzati che si riuniscono in preghiera, nell’ascolto della parola di Dio, attorno all’Eucaristia.
Ogni volta che si perde la coscienza che il tempio è un segno, avvengono delle deformazioni: o un uso puramente strumentale, molto materiale, oppure una sacralizzazione che divide gli spazi di Dio dagli spazi del mondo, che divide il sacro dal profano. Quella divisione che Gesù è venuto a superare con la sua incarnazione.
Questo tempio non è semplicemente una chiesa parrocchiale per una comunità, ma è la Cattedrale, cioè la chiesa del Vescovo, la chiesa dove si trova la cattedra del Vescovo. Perché questa rilevanza? Perché il Vescovo garantisce la successione apostolica, una delle caratteristiche della Chiesa comunità, che la riconduce direttamente a Cristo.
Il Vescovo – pur nel limite della sua umanità – rappresenta questa successione che fa la Chiesa. Non è l’unica dimensione a costituire la Chiesa, ma certamente ne è una dimensione indispensabile. Qui, il segno della Cattedra e la presenza del Vescovo dicono di questo legame ininterrotto: siamo la Chiesa di Cristo, nonostante i nostri peccati e anche quelli del Vescovo. Il Vescovo rappresenta la successione degli apostoli di Cristo a cui il Signore ha affidato il ministero di alimentare la vita della comunità dei discepoli in ogni tempo.
La Cattedra dice la presidenza della comunità cristiana da parte del Vescovo e dei presbiteri e il perseguimento quotidiano dell’unità. Nella Chiesa non ci si trova per una affinità particolare, per conoscenze, per legami di parentela: siamo molto diversi, qualche volta distanti, qualche volta addirittura in posizioni che ci possono contrapporre, non dico ostili ma anche questo a volte succede. Continuamente siamo chiamati a convertirci all’unità e il ministero del Vescovo insieme con quello dei presbiteri è per ricomporre giorno per giorno l’unità in Cristo. Non ci sono altri motivi, ma questo ci basta.
Questa chiesa Cattedrale è dove il Vescovo esercita il ministero apostolico a servizio della verità del Vangelo, che non ha a che fare solo con l’ortodossia ma con la pertinenza del Vangelo alla nostra vita di oggi. La verità non è qualcosa di semplicemente astratto (i dogmi della Chiesa), ma la verità del Vangelo è capace di toccare il cuore della persona nella condizione che sta attraversando.
Infine, il tempio, la Cattedrale, è una storia. Possiamo ben dire che la nostra Cattedrale è una successione di Cattedrali: noi possiamo i piedi sopra le Cattedrali che hanno preceduto questo tempio. Ci parlano di una fede che si dispiega nel tempo e ci racconta una storia di fedeltà al Signore, al Vangelo, allo Spirito. Una fedeltà che queste pietre testimoniano. È chiaro che la fedeltà la dobbiamo testimoniare noi in prima persona e ce l’hanno testimoniata coloro che ci hanno preceduto, ma in qualche modo queste pietre e la loro cura raccontano una fedeltà esistenziale a cui siamo chiamati.
Le costruzioni invecchiano, è inevitabile; le generazioni si rinnovano, questo è sorprendente.
Generazioni ci hanno preceduto nella fede in questo tempio, noi siamo una generazione di fede, noi preghiamo il Signore e testimoniamo nella fede perché altre generazioni rinnovino la comunità cristiana dentro questo tempio: celebriamo così questa festa della dedicazione.
(trascrizione da registrazione)